Il Partito Democratico e la sinistra italiana: una lettura di fase
Corbyn: la rivoluzione dei privilegiati
Dopo l’inattesa sconfitta elettorale laburista del 2015 Pat McFadden, allora responsabile degli affari europei nel governo ombra di Ed Miliband, disse: «Saremo sempre il popolo dei meno abbienti, ma dobbiamo essere più di questo ed essere il partito della famiglia che aspira al benessere [the aspirational family that wants to do well]. Dobbiamo parlare di creazione di ricchezza e non solo di distribuzione della ricchezza».[1]
Questa ricetta sembrerebbe essere stata contraddetta dal recupero del partito di Corbyn, passato dal 30% della precedente tornata al 40% del 2017, con un programma decisamente schierato per la distribuzione.
Sull'attuale travaglio del Partito Democratico
L’attuale travaglio del Partito Democratico riguardo alla formazione del prossimo esecutivo coinvolge in realtà la questione del governo solo come epifenomeno. Alle diverse prospettive politiche, infatti, sono evidentemente sottese divergenze più generali di lettura politica. Ad esempio, a Fassino che ha proposto un polo di centrosinistra M5S-PD da contrapporre a quello di centrodestra, Renzi ha risposto etichettando il M5S come azienda-partito e Forza Italia come partito-azienda (la prima sarebbe quindi degenerazione del secondo).
Questa incertezza è frutto di alcuni nodi irrisolti ereditati dalla sconfitta elettorale, e in parte concause della stessa, che tuttavia soltanto il supremo organo sovrano – il Congresso – potrà tentare di sciogliere.
Il risultato elettorale: ha vinto l'altra nazione?
«Ha vinto il partito dell’altra nazione»
- Claudio Cerasa, 5 marzo, 00:29
Il risultato elettorale del 4 marzo è non soltanto tellurico ma, ancor di più, incomprensibile a prima vista.
Viene duramente punita la coalizione di governo, che si attesta al 23%, mentre sono premiate le forze di opposizione e, tra queste, quelle più antisistema (M5S 33%, Lega 17%).
Verso la conclusione della campagna elettorale: considerazioni sulla situazione
Si chiude la stagione dei sondaggi, mentre la campagna elettorale entra nelle ultime settimane. Se si vuole credere alle rilevazioni e all'opinione di commentatori e politici in vena di sincerità ci si avvia – complice la crisi che sembra stia vivendo il Partito Democratico e l'ingombrante presenza del M5S – verso una situazione di stallo, con nessuno dei tre poli principali in grado di conquistare una maggioranza di seggi nei due rami del Parlamento, e quindi o verso grandi coalizioni, che però potrebbero scontrarsi contro i numeri, o verso inevitabili nuove elezioni.
Macerata: dopo l'attentato e la manifestazione
I fatti di Macerata hanno profondamente scosso il dibattito pubblico e acceso i toni di una campagna elettorale già rovente. La polemica imperversa su praticamente ogni aspetto della vicenda.
La tentata strage da parte di Luca Traini è stata interpretata in modo molto diverso dalle varie forze politiche: per alcuni si è trattato di terrorismo di matrice razzista e neofascista, per altri del gesto isolato di un pazzo, senza alcun mandante morale alle spalle.
Liste elettorali... Oppure?
All’indomani dell’assemblea nazionale che ha dato vita alla lista “Liberi e uguali”, ho letto da diverse parti reazioni di tanti compagni del tipo “rifanno il PDS”, tanta fatica per…. Lì per lì mi è sembrata un'analisi scontata, che esprimeva presa di distanza e anche un certo giudizio liquidatorio, tanto più che in contemporanea si apprezzava la decisione (?) di procedere a una lista antiliberista e di movimento di cui l’ossatura portante dovrebbero essere Rifondazione e PCI (Comunisti Italiani). Nel giro di qualche giorno però, a forza di rimuginare, questa espressione, “rifanno il PDS”, a cui corrisponde un'operazione congiunta di Rifondazione e PCI, ha cominciato a rappresentarmi qualcosa di significativo, a rimandarmi a riflessioni più profonde (per me, sia chiaro).
Italia: sinistre che non si incontrano
Nell’ultima settimana Pisapia e il suo Campo Progressista hanno di fatto trovato un accordo con il Pd, con l’autorevole benedizione di Prodi. In un’altra area, il duo Falcone-Montanari ha disdetto l’assemblea del Brancaccio in polemica con il patto a tre fra A1-Mdp, Si e Possibile, giudicato verticistico, esclusivo di altre realtà “scomode” (Rifondazione, L’Altra Europa), privo di radicamento popolare e sostanzialmente non davvero alternativo al Pd.
Come sempre dal 2008, quindi, la sinistra si presenterà ancora divisa (stavolta in tre blocchi?) e, in diversi casi, verosimilmente con poche prospettive di proseguimento post-elettorale – si ricordano la Sinistra-l’Arcobaleno, la Federazione della Sinistra, Rivoluzione Civile.
È in avvio, basta dare una scorsa ai massimi quotidiani o ascoltare la RAI, una campagna orientata in più sensi: a fare di Pisapia il martire unitario di una sinistra settaria e tutta orientata a fare fuori il povero Renzi; a fare quindi della rottura operata da Pisapia nei confronti di questa sinistra un atto di legittima difesa; a espungere le posizioni politiche e gli obiettivi politici che hanno portato Pisapia alla rottura; a espungere il fatto che Pisapia ha tentato per tre mesi l’appropriazione di Articolo 1, il pensionamento politico delle sue figure fondamentali, la costruzione di un organismo centrale alle sue strette dipendenze, l’esclusione (altro che “insieme”) dal riaccorpamento a sinistra di referendari, Sinistra Italiana, Possibile. Passerà.
Dal monetarismo di destra neoliberale al neopopulismo europeo di destra: la metamorfosi in gestazione di Matteo Renzi. Alla quale va reagito in modo serio e adeguato
Non mi pare che si stia prestando attenzione adeguata ai passaggi in corso negli orientamenti e nei comportamenti di Matteo Renzi: pesantemente attardati come siamo dal tentativo di fare di Pisapia la figura che miracolosamente ci condurrà alle prossime elezioni a un risultato a due cifre, quindi attardati da uno sforzo teso a fargli emettere qualche sillaba di sinistra sulle questioni che interessano le classi popolari, e di conseguenza condizionati dalla necessità di una periodica elencazione di obiettivi socio-economici immediati a copertura di un ritardo sempre più grave in sede di creazione di un programma formale di partito.
L’orizzonte della sinistra unita: ma chi guarda più al Sole?
Clima politico incandescente nel nostro paese. In questi giorni si sta marciando a ritmi serrati verso l’approvazione della riforma elettorale, frutto del compromesso dei maggiori partiti presenti in Parlamento. Chissenefrega se c’è un governo che dovrebbe portare a termine delle leggi come la confisca dei beni ai corrotti equiparati ai mafiosi, la legge sul fine vita e tutte quelle riforme di cui Renzi si vanta ma che decide di abbandonare. O almeno questi sono i segnali di queste ultime settimane. Approcciandomi in toni colloquiali, confesso che sto scrivendo queste righe con quella nausea che non provo nemmeno quando per la mia tesi leggo testimonianze di stupri e fosse comuni balcanici.
Il Becco è una testata registrata come quotidiano online, iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Firenze in data 21/05/2013 (numero di registro 5921).