Ricordo chiaramente quella lettera di color giallo ocra arrivata un giorno d'estate: il tanto temuto invito alla leva. Mio fratello Ciccio scampò per motivi di studio, per fortuna lui era più interessato alla leva calcistica, tuttavia a distanza di tempo la considerò un'esperienza mancata, mia madre ne fu felicissima, ma mia nonna mi confidò che forse la salute della stanza fraterna ne avrebbe giovato se avesse fatto esperienza sul campo.
Tornando al neo presidente, a lui scrivono, le sei reti e associazioni pacifiste non violente, per il disarmo, della cooperazione internazionale e del servizio civile. Nell’augurargli buon lavoro gli presentano la campagna: Un’altra difesa è possibile che intende presentare un disegno di legge di iniziativa popolare che istituisca un Dipartimento della difesa civile, non armata e nonviolenta.
È una sollecitazione collettiva indispensabile che abbia lo scopo di praticare una respirazione firma a firma all’articolo 11, si invitano tutti a collaborare nell’intervento di pronto soccorso democratico, anche i rappresentanti dello Stato, pure loro fanno parte del tutti noi, altresì non sembra.
Lui, il paziente, vuole essere chiamato signor articolo 11, balbetta, un po’ ridendo, un po’ infervorandosi, che l’Ita-lia ahahah ri-pu-pu-di-di-a la gu-gu-gu-guerraaa’, per tale motivo è necessario adottare un'altra sorta di difesa civile, che è specificatamente e senza mezzi termini: non armata, non violenta, sia per le controversie internazionali, sia per quelle interne, relazionali, quotidiane. Hanno detto che delirava quando chiamava di notte sua sorella Costa Rica, la prima che ha avuto il coraggio di demilitarizzare il territorio smantellando il suo esercito, "sono 60 anni, dalla fine della guerra civile nel 1949", gridava.
Le sere più dure erano quelle in cui era dato in pasto ai media e insultato dall'ex ministro della difesa La Russa che ribattezzava le missioni in Afghanistan con il suo nome, solo Dominica, Haiti. Monaco, Grenada, Panama, Liechtenstein gli facevano riprendere il senno. "Gli stati senza esercito" con un filo di voce nomivana e si addormentava.
Si è odiato quando si è visto appioppare una giacca color verde militare. I migliori pro life che ho conosciuto finora, non si nascondono in ospedale ma vanno per le strade polverose con i banchetti e le bandiere colorate, lo stanno nutrendo e gli stanno ridando forza nel loro piccolo.
Il 3 febbraio a Palazzo Mezzabarba, dove si è svolta la conferenza stampa della presentazione della campagna, è cominciata la raccolta firme. Tra pochissimo anch’io, come da tempo desidero, difenderò la patria ovvero la madre terra che mi nutrì con bocconi di umanità e zuppe di civiltà diverse, prestando i miei servigi civili alla Fildis un’associazione che difende a penna affilata la formazione femminile dal secondo dopo guerra. Sarò accompagnata nel percorso di formazione dal Centro Servizi di Volontariato di Pavia, che si occuperà in prima persona degli eventi per raccogliere firme. Potete seguire le iniziative della campagna e contattare i coordinamenti per sapere come dare una mano. La campagna si concluderà il 2 giugno, come sapete dovrà raggiungere oltre 50 mila firme per essere presa in considerazione, oltre la firma chi vorrà potrà donare un piccolo contributo, come spiegato nelle faq.
La “difesa civile non armata e nonviolenta” avrà una dotazione annua di 100 milioni di euro, di cui solo il 10% (ossia 10 milioni) sarà utilizzabile per le spese di funzionamento interno. Il resto andrà ai servizi e progetti di difesa civile previsti dalla proposta di legge. Non si spenderà un solo euro in più: la proposta di legge chiede che siano fondi trasferiti dalla riduzione di spese della difesa miliare. Questi fondi saranno poi incrementati dalla scelta dei cittadini che vorranno fare l’opzione del 6 per 1000 a beneficio della difesa civile, in sede di dichiarazione dei redditi.
È importante consentire scelte senza imporre obblighi, ricorda il Presidente della Repubblica.