C’è una differenza tra quest’orrore e Auschwitz? Non c’è la medesima vena di razzismo? Non si somigliano nel tratto gli azzimati e sofisticati ufficiali delle fotografie delle SS e la virtuale totalità degli attuali governanti europei, con la sola eccezione greca, che non a caso è oggetto di un tentativo di strangolamento, rifiutando di praticare “riforme” (una parola un tempo bella e oggi odiosa essa pure) che significano riduzione delle pensioni, licenziamenti di impiegati pubblici, abolizione dei minimi salariali? C’è una differenza tra i bambini ebrei e rom assassinati nelle camere a gas, i bambini annegati nel Mediterraneo o quel loro 40% in più morti in Grecia per la distruzione della sanità pubblica imposta da Bruxelles?
Pensavamo di esserci lasciati dietro le spalle il passato della barbarie nazista e constatiamo che si è solo trattato di una rimozione e di una rispolverata “democratica”, non a caso ormai precarizzata dall’orgoglioso rilancio del fascismo e del razzismo da parte di Lega e Fratelli d’Italia.
Ora una quantità di sepolcri imbiancati europei “constatano” il fallimento della missione europea Triton, la cui motivazione fu che occorreva “proteggere” il confine marittimo mediterraneo dell’Italia. Da chi? Si intendeva abbandonare i migranti in mare?
Era implicito; e fu questo il ragionamento dell’ex avvocaticchio della mafia Alfano, intenzionato a farsi un po’ di pubblicità. Fortunatamente (naturalmente i nostri mass-media non ne parlarono) i militari italiani dichiararono che il soccorso in mare era un obbligo giuridico e morale al quale rispondere, e la Guardia Costiera proseguì le azioni di salvataggio. La Marina fu fermata. Questa è una delle cause dell’aumento dei naufragi e degli annegamenti.
Ora inoltre si stanno sbracciando tutti i responsabili politici europei delle stragi in mare, tra i quali i protagonisti francesi e britannici della distruzione della Libia e dell’impossibilità di porre fine alla guerra in Siria, e dicono che occorre agire, intervenire. Ma barano: come hanno sempre barato, loro e i loro colleghi europei, dinanzi a ogni questione che implicasse solidarietà sociale in Europa così come soccorso civile a migranti disperati.
Faccio una digressione allo scopo di essere più chiaro. Dinanzi a un’Europa attraversata fin da prima della crisi da alti livelli di disoccupazione e quasi ovunque dal loro incremento, nelle istituzioni europee sono andati avanti per anni riunioni e dibattiti appoggiati da tonnellate di ricerche partenti dal presupposto che la disoccupazione non fosse, banalmente, l’effetto di un’inadeguata domanda di lavoro da parte imprenditoriale, e che quindi richiedesse politiche pubbliche orientate a più sviluppo, bensì l’effetto di irrazionalità sul versante dell’offerta di lavoro, cioè di carenze di determinate professionalità. Sono stati spesi miliardi di euro per queste idiozie, cioè in “formazione” di cinquantenni licenziati e di giovani residenti in deserti occupazionali, anziché attivare adeguati programmi di investimento. La ragione è presto detta: programmi di investimento creatori reali di posti di lavoro avrebbero incrementato le capacità organizzative e rivendicative dei lavoratori, mentre obiettivo delle classi dominanti e del complesso dei loro camerieri politici, giornalistici, ecc. era la distruzione di diritti dei lavoratori, livelli retributivi, “stato sociale”, ecc.
Torniamo alle stragi di mare. Ciò che si prospetta in Europa a questo riguardo è molto simile alla truffa politica sull’occupazione. Forse si sarà notato che l’accento che viene messo nelle sedi europee e dai governanti europei, Renzi compreso, è sull’obiettivo di “stroncare la tratta dei nuovi schiavi”. Dunque viene anche qui capovolto il rapporto tra causa ed effetto. I migranti che tentano la traversata del Mediterraneo rischiando la vita (cosa che ben sanno) non lo fanno perché ci sono organizzazioni di “scafisti” che li vanno a prendere a casa, dove vivevano tranquilli, ma perché dove vivevano ci sono guerre civili e bombardamenti, ci sono tagliagole e banditi, le case sono state distrutte, manca da mangiare, manca l’acqua, ci sono malattie, d’inverno nelle tende si muore di freddo e di polmonite.
Se queste cose non esistessero le organizzazioni di scafisti che caricano i migranti su barche e barconi non esisterebbero neanche loro. Capovolgendo i termini della questione, la discussione tra governanti e nelle sedi europee si centrerà dunque sull’obiettivo dell’annullamento delle organizzazioni degli scafisti, quindi su blocchi navali, occupazioni di porzioni di coste libiche, ecc.: e si andrà avanti all’infinito a discutere, verranno segate intere foreste per farne la carta di corposi studi, dibattiti complicatissimi infurieranno nelle sedi europee e nei talk-show televisivi, intere campagne elettorali si occuperanno della questione, essendo gli interventi militari di cui si parla di difficile realizzazione e dagli esiti improbabili. Nel frattempo, va da sé, migliaia di migranti continueranno ad annegare.
La questione è invece molto semplice: c’è un milione di persone disperate, uomini, donne, molte in gravidanza, tanti bambini, accampati sulle coste libiche, in balia non solo di scafisti ma anche di rapinatori. Si tratta di gente che in gran parte ha attraversato il Sahara, e ha lasciato dietro di sé altri morti, è stata derubata, violentata, uccisa se resisteva.
La Siria ha metà della sua popolazione profuga, all’interno del proprio territorio o soprattutto in Libano (questo paesino di 4 milioni e mezzo di abitanti ospita 1 milione e mezzo di profughi siriani, senza rompere le palle come fanno i “governatori” fascisti di Lombardia e Veneto per qualche migliaio di persone). La Giordania ospita almeno mezzo milione di profughi. Altri ne arrivano dall’Iraq e dall’Afghanistan distrutti dagli Stati Uniti. È inevitabile che una quota rilevante di questa povera gente non riesca neppure a installarsi in condizioni di sopravvivenza nei territori più vicini alle loro case, e guardino all’Europa. Insomma questo è il problema vero. Occorre prestare soccorso vero ai migranti, cioè raccoglierli appena salpati da parte di Guardia Costiera e Marina Militare, portarli in Europa, dare loro da mangiare e alloggi.
La repressione degli scafisti può venire solo di risulta, non prima, e attraverso un accordo con autorità libiche che ora non ci sono.