Sabato, 02 Marzo 2013 00:00

Quei privilegiati dei dipendenti pubblici

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Il modello Marchionne trova nuovi adepti tra gli amministratori pubblici. Da Firenze a Parma è cominciato un pesante attacco ai salari dei dipendenti pubblici. L’ultimo contratto nazionale scadeva nel 2009 e sarà bloccato presumibilmente sino al 2014, l’unico strumento rimasto è quello della contrattazione decentrata che a fronte di un’inflazione reale del 7,2% prova a mitigare in qualche modo la perdita del potere d’acquisto.

A fronte di questo le Amministrazioni Pubbliche, dopo una serie di rinvii, di cambi di opinione e di cifre che non tornano o che spariscono, cosa fanno? Usano l’istituto dell’atto unilaterale con cui il contratto decentrato viene firmato da una parte sola togliendo così potere contrattuale alle rappresentanze sindacali.

Eclatante è quello che succede a Firenze dove negli ultimi mesi la situazione è precipitata. La Procura della Corte dei Conti, per la prima volta in Italia, ha emesso inviti a dedurre ("cioè a presentare in un tempo non inferiore a 30 giorni deduzioni o documenti") , ipotizzando un grave danno erariale, nei confronti dei delegati della RSU Aziendale per l'attività svolta nelle precedenti tornate contrattuali. Quindi il problema non è solo salariale, ma viene messo in discussione e addirittura negato il ruolo del sindacato su tante materie di carattere squisitamente contrattuale.

L’Amministrazione comunale fiorentina con una Determina dirigenziale, conseguente agli inviti a dedurre, attua recuperi stipendiali sui singoli lavoratori e sui fondi della contrattazione per 43 milioni di euro! Tutto questo a carico di dipendenti con retribuzioni mensili comprese tra i mille e i milleseicento euro.

A Parma invece l'Amministrazione Comunale ha ritenuto opportuno sospendere unilateralmente il pagamento delle indennità derivanti dalla Contrattazione Decentrata definite negli anni passati. Il Comune di Parma e la sua Delegazione Trattante si erano impegnati in dicembre presso la Prefettura ad incontri serrati che entro la fine di marzo avrebbero dovuto portare alla costituzione del fondo 2013, al fine di poter corrispondere la produttività collettiva da contratto.

La sorpresa è arrivata invece in anticipo: un ulteriore taglio delle risorse che si somma a quello già attuato nel 2012. Il taglio sui salari ammonta a 961mila euro: evidentemente il debito del Comune lo devono pagare in particolare i dipendenti, che se sono anche cittadini residenti si trovano tutte le tasse ai massimi livelli.

Ma il caso più incredibile riguarda l’appalto portinerie alla Regione Toscana dove con la logica dell’appalto al ribasso 63 lavoratori della società Eurosafety, vincitrice dell'appalto, sarebbero costretti in applicazione di tale contratto a percepire una paga oraria netta di 4,08 euro/ora per 195 ore mensili (circa 48 ore settimanali a 5,53 euro/ora lordi ). In pratica una riduzione salariale di circa 400 € al mese per mansioni che vanno ben al di là del semplice servizio di portierato, infatti il contratto di riferimento ‘multiservizio’ prevede anche servizi di centralino, tutela della struttura interna e addirittura attività di facchinaggio.

Il consigliere comunale Ornella De Zordo dichiara: "Colpisce in questa vicenda che ad avere congegnato un appalto così ingiusto e lesivo della dignità della persona sia un'amministrazione che si definisce di sinistra, con una maggioranza solida composta da Partito Democratico, Federazione della Sinistra - Verdi, Italia dei Valori, Sinistra ecologia e Libertà. Quelle stesse formazioni politiche che in campagna elettorale promettono un'Italia giusta, il rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori". Rifondazione Comunista di Firenze, nel lanciare la cassa di resistenza a sostegno dei lavoratori (che hanno portato avanti uno sciopero ad oltranza), rafforza il concetto: "la Regione Toscana non può essere all’avanguardia nello sfruttamento del lavoro, che dovrebbe essere diritto costituzionale e non punizione sociale".

A fronte di questa situazione paradossale i nostri amministratori rispondono con affermazioni quantomeno fantasiose del tipo che, parlando del disagio creato al traffico cittadino da cortei e presidi, si afferma “In fondo questi lavoratori non rischiano il posto di lavoro”. E si accusano i sindacati di esasperare il confronto!

Di contro invece si procede a privatizzare i servizi e ad aumentare tributi e rette a discapito della cittadinanza tutta (in particolar modo per quella meno abbiente che in questi anni ha pagato di più per la crisi). Secondo i dati emersi dall'analisi elaborata da Fp-Cgil, Uil-Fpl e Uil-Pa, in nostro apparato pubblico risulta in costante riduzione negli ultimi dieci anni e con un peso sempre minore per le casse dello Stato. In soli 10 anni il numero di dipendenti pubblici ogni 100 abitanti è passato da 6,4 a 5,8, in controtendenza con tutti gli altri Paesi presi a confronto. Non diversa è la situazione salariale, con un rapporto tra spesa per redditi e abitanti poco superiore ai 2800 euro, in linea quindi con i 2700 euro della media europea.

"È necessario spiegare alle persone che il lavoro pubblico, il settore più colpito dai tagli, non è la causa dei mali del Paese ma l'antidoto, i servizi pubblici aiutano a vivere meglio e a non affrontare la crisi in solitudine. Questo rapporto può essere un modo per sfatare i miti circolati in questi anni. Mentre assistiamo alla decadenza del nostro sistema dei servizi non possiamo che lanciare un grido d'allarme e rimettere al centro il lavoro". Così dichiarano i tre Segretari Generali in una nota congiunta.

In perfetto stile Marchionne, stile ormai dominante come approccio alla concertazione, adducendo di volta in volta motivazioni di tipo strutturale che prendono il nome di “crisi del settore”, “congiuntura economica negativa”, “spending review” il governo uscente ha trovato il tempo per un ultimo colpo di coda: infatti sarà pubblicato, a giorni, un provvedimento in cui dipendenti del pubblico impiego non vedranno aumenti retributivi sino al 2014.

Nello stesso vengono fissate anche le modalità di calcolo dell'indennità di vacanza contrattuale per il periodo 2015-2017 ed altre misure di risparmio e razionalizzazione della spesa. Se il decreto fosse declinato in questo modo significa che anche l'indennità di vacanza contrattuale, come gli scatti di anzianità nel comparto scuola, sarebbero cassati sino al 2017.

In Grecia perlomeno hanno avuto il coraggio di dire che decurtavano gli stipendi, da noi è tutta colpa delle misure anti recessione e di ulteriori misure di risparmio, razionalizzazione e qualificazione della spesa delle amministrazioni centrali. In realtà si tratta di una vera e propria decurtazione salariale così come è stato chiesto dalla troika e dalla Banca Centrale ai governi locali.

Semplice e brutale l’aut aut. Si deve abbandonare il contratto nazionale, si deve accettare la totale flessibilità, rinunciando anche all'idea del conflitto. Qui non si tratta più solo di avere gli stessi obiettivi strategici della signora Thatcher, ma anche di mostrare ai mercati la stessa fermezza nel perseguirli. La concertazione viene quindi rifiutata esplicitamente, come uno dei mali del nostro sistema politico, facendo crollare come un castello di carte il sistema di relazioni ed equilibri in questi anni costruito dai lavoratori.

Questo è un mostro partorito da economisti comici che contabilizzano i peli e poi non riescono, in generazioni di bocconiani, a far pagare ai ricchi il dovuto. Comincio a credere che la Bocconi sia la dependance del Cottolengo, visti i risultati dei vari economisti (trasversalmente collocati). Il paese è un'altra cosa. Il paese siamo noi. Con stipendi bassi fermi da anni, con un peso enorme di tasse che cadono sempre sugli stessi, un'inflazione che ci strangola e i servizi sociali che stanno affogando in un bagno di sangue.

Ultima modifica il Sabato, 02 Marzo 2013 00:21
Roberto Travagli

Nato ad Ferrara il 03-10-1956, vivo a Firenze, Diplomato all'Istituto Tecnico Industriale. Militante in Lotta Continua durante gli anni '70. Dipendente del Comune di Firenze dove per alcuni anni ha collaborato con il sindacato (UIL Enti Locali). Ritornato alla politica attiva da poco tempo.

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