Venerdì, 27 Maggio 2016 00:00

NAFTA, TTIP e i presagi per l'Europa dell'Est - parte II

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Qui la prima parte dell'articolo

Sicuramente la situazione messicana è quella peggiore rispetto alle altre due descritte precedentemente, anche se la legge messicana è migliore per quanto riguarda la protezione e la difesa del mondo del lavoro in quanto è soggetta a forme contrattuali collettive dove il datore di lavoro non può licenziare ingiustamente ed è previsto il reintegro o la compensazione, contrariamente a quanto accade in Canada o negli USA ove è possibile licenziare anche senza preavviso. Inoltre è previsto per legge un salario minimo anche se la settimana lavorativa è di 48 ore. La differenza maggiore riguarda la risoluzione delle controversie che in Messico sono regolate la leggi federali mentre negli altri Stati sono incorporate nei contratti.

Ma la situazione sta velocemente mutando, infatti Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) da sempre al governo, vuole rivedere i patti sindacali relativi alla flessibilità numerica e ai licenziamenti sostituendoli con un meccanismo di compensazione, la cosa più grave insiste nel fatto di cambiare il concetto di salario legandolo alla produttività e alle condizioni economiche delle varie società private. Inoltre il governo ha richiesto il divieto di sciopero per solidarietà stabilendo la responsabilità dei sindacati per gli scioperi dichiarati nulli e comunque con pesanti limitazioni per il settore pubblico. Una proposta di modifica delle linee guida di politica economica è stata presentata dagli imprenditori alla Presidenza della Repubblica con lo scopo di cambiare la legislazione del lavoro, introducendo concetti come la mobilità geografica e funzionale, contratti orari o di lavoro ridotto, la democratizzazione dello sciopero, cioè prima dello sciopero si rileverà a scrutinio segreto quanti sono i lavoratori che intendono aderire, l’eliminazione dei consigli di conciliazione e di arbitrato, oltre che all’eliminazione dei contratti di diritto e istituire contatti di formazione che non comportano rapporto di lavoro e non ultima la limitazione delle libertà sindacali, attualmente sono in corso le trattative. In questa situazione il dato ricavabile dell’impatto che il NAFTA ha avuto nell’economia e sull’ occupazione lo possiamo dedurre dalle tabelle seguenti.

Analizzando la percentuale di stabilimenti di produzione in base alle dimensioni vediamo che tra il 1988 e il 1998 la percentuale di grandi imprese manifatturiere è diminuito, anche se la produzione lorda totale è aumentata.

 

 

Per quanto riguarda la percentuale della produzione totale lorda per tipo di stabilimento inoltre vediamo che, salvo le micro imprese, il numero di stabilimenti è indubbiamente calato, creando così una polarizzazione tra micro e grandi insediamenti riducendo in maniera considerevole la media e piccola industria.

Un dato significativo è quello nell’industria del giocattolo, nel 1993 l'Associazione Messicana dell'industria del giocattolo (Amiju) ha registrato 380 produttori, ma due anni dopo il numero è stato ridotto a soli 30. La stessa cosa può essere detta per quanto riguarda il dato salariale, dall’inizio del NAFTA circa 10 milioni di messicani guadagnano meno del salario minimo e 8 milioni di famiglie si sono spostare dalla middle class alla lower class.

Passando ai dati della remunerazione totale per tutto il personale impiegato nel settore manifatturiero (base 1994), notiamo che i salari medi dei lavoratori sono diminuiti in tutte le tipologie di stabilimento nel periodo 1988–1998, da quella data in poi sono lievemente risaliti.

Bisogna poi dire che se il salario medio di produzione è calato negli anni precedentemente presi in esame passando 3,81 dollari a 1,57 dollari USA all’ora, e quindi più che dimezzato, abbiamo nelle cosidette “maquiladoras” salari di produzione ancora inferiori attestandosi tra 0,55 dollari e 0,60 dollari l'ora. Nel frattempo, la percentuale di spesa pubblica destinata alle aree rurali, dove la povertà è stata più manifesta, è diminuita dal 19% al 5% e la spesa reale per i programmi nei settori dell'istruzione e dell'assistenza sanitaria è diminuita di oltre il 50% tra il 1982 e il 1990.

Un dato allarmante è quello sulle libertà sindacali, quando nell’Agosto del 1989 i lavoratori delle miniere di rame della zona settentrionale del Messico hanno deciso di scioperare per i salari, tra i 3.000 e 5.000 soldati dell'esercito messicano hanno posto sotto sequestro le miniere e obbligato i minatori a presentarsi al lavoro. Il 3 maggio 1990, cinque lavoratori Tornel compreso il principale leader del sindacato sono stati rapiti a mano armata, picchiati, e poi rilasciati.
In tempi recenti a Monterrey nel mese di aprile 2007, è stato ucciso Santiago Cruz del Labor Forum Obrero Campesino (FLOC), organizzazione a difesa dei braccianti agricoli. Il 12 agosto è stato ucciso in Nacozari, Sonora, il minatore Reynaldo González Hernández. Il 21 aprile 2014 i lavoratori della Teksid Hierro hanno subito un’aggressione da parte di picchiatori e delinquenti per far sospendere lo sciopero in corso, così come l’aggressione al compagno Tomas Hernández membro del Comitato Esecutivo Nazionale del Sindacato dei Mineros del Messico. Inoltre bisogna tenere presente che in Messico forte è la presenza di sindacati di comodo organizzati e pagati dal padronato, come nel caso della Tornel Rubber Company dove i lavoratori sono stati aggrediti da una banda di 200 uomini appoggiati dalla polizia locale e da un sindacato “giallo”.

In ultima analisi possiamo affermare che il NAFTA è molto di più di una liberalizzazione del commercio. È il tentativo per eliminare le restrizioni sulla mobilità dei capitale, andando al cuore dei processi di politica interna. L’intento del NAFTA è di spostare il potere all'economia e alle imprese sottraendolo a quello del governo, dei cittadini e dei lavoratori. Si tratta di una costituzione economica che conferisce diritti agli investitori togliendoli alla società, e rendendo estremamente difficile per i governi futuri la possibilità di cambiamenti.

Anche Bernie Sanders in una recentissima intervista ritiene che le multinazionali che hanno contribuito alla stesura di questi accordi ne hanno tratto un notevole beneficio mentre milioni di posti di lavoro americani sono stati persi. Sanders ha detto più volte che la priorità principale è quella di assicurare che tutti gli americani abbiano accesso a un lavoro ben pagato. Per questo motivo, è stato un leader nel Congresso nella lotta contro gli accordi di libero scambio che sono stati negoziati nel corso degli ultimi tre decenni. Alla domanda “Perché Lei è contro la maggior parte degli accordi commerciali?” in un articolo dell’editoriale Huffington Post nel maggio 2015, Sanders ha spiegato: "Dal 2001, quasi 60.000 fabbriche in questo paese hanno chiuso e hanno perso più di 4,7 milioni di posti di lavoro nel settore industriale. Il NAFTA ha causato la perdita di circa 700.000 posti di lavoro. Il PNTR con la Cina, 2,7 milioni di posti di lavoro. Il nostro accordo commerciale con la Corea del Sud ha causato la perdita di circa 75.000 posti di lavoro". Gli accordi commerciali cattivi non sono l'unico motivo per cui i posti di lavoro industriali negli Stati Uniti sono diminuiti, questi trattati mancano garanzie per proteggere i posti di lavoro americani mentre al contrario concedono enormi profitti alle grandi multinazionali. Come ha dichiarato Sanders nel 1993 alla Camera dei Rappresentanti, prima di votare contro l'accordo: "Il NAFTA può essere un buon affare per gli imprenditori, ma è un cattivo affare per i lavoratori americani, per le famiglie, per agricoltori ed è un male per l'ambiente", aggiungendo che "il NAFTA accelera tutte le tendenze economiche negative al solo beneficio delle classi dirigenti degli Stati Uniti, Messico e Canada".

Per questo è doveroso denunciare i rischi per i diritti del lavoro, per l’occupazione, per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, per i servizi pubblici e lo stato sociale, insiti nell’accordo di Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP) che da quasi tre anni si sta negoziando tra Unione Europea e Stati Uniti. Abbiamo visto come la posta in gioco va ben al di là della riduzione dei già esigui dazi doganali e riguarda soprattutto l’obiettivo di ridefinire le regole del gioco del commercio e dell’economia mondiale, anche intervenendo su regolamenti, norme e procedure relative a beni e servizi prodotti e scambiati nelle due aree. In questo modo con il TTIP si tenta di perpetuare e consolidare un modello economico liberista, definito tra i paesi più sviluppati e successivamente imposto al resto del mondo. Inoltre le limitazioni che il trattato potrebbe creare nel diritto dei governi nazionali e locali e dell’UE di stabilire regole e norme per la protezione dei diritti sociali e del lavoro, della salute e dell’ambiente, che potrebbero essere sottoposte su richiesta degli investitori USA al giudizio di un arbitrato privato con la richiesta di risarcimento per i mancati profitti dovuti alla loro esistenza.

Analogamente sarebbero a rischio importanti servizi pubblici. Il TTIP nel nome della liberalizzazione dei commerci squilibrerebbe ancor di più il rapporto di forza a favore della grandi imprese multinazionali a scapito dei piccoli e medi produttori nazionali senza che si possano prevedere significativi impatti positivi sulla crescita economica: la previsioni oscillano tra un più 0,5% da qui al 2027 e la perdita di almeno 600.000 posti di lavoro in Europa. Il TTIP non è per niente una questione ‘tecnica’, ma riguarda aspetti della vita quotidiana di tutti: l’alimentazione e la sicurezza alimentare, le prospettive di sviluppo economico e occupazionale, soprattutto delle piccole e medie imprese, il lavoro e i suoi diritti, la salute e i beni comuni, i servizi pubblici, i diritti fondamentali, l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge e il rispetto delle regole della democrazia rappresentativa.

Il TISA si propone gli stessi obiettivi nel mercato dei servizi, dal commercio elettronico alle telecomunicazioni, alla finanza ai trasporti, alla sanità. Il TISA tratta i servizi come beni commerciabili e nega la loro funzione sociale, ambientale e culturale, tra i servizi di cui si parla, ricoprono un ruolo centrale l’acqua, la sanità, le reti energetiche, le connessioni informatiche. L’aspetto vergognoso, addirittura ripugnante delle trattative, è che esse si svolgono nel più rigoroso riserbo, anzi nell’assoluta segretezza, e non tra Stati, ma tra l’Ufficio di rappresentanza per le questioni commerciali americano e la Commissione dell’Unione Europea, attraverso i suoi alti burocrati. L’organismo americano è stato creato dal governo statunitense per consentire alle multinazionali di scriversi da soli le norme che servano i loro esclusivi, sporchi, interessi.

In questo quadro Washington fa del suo meglio per distruggere i legami commerciali tra l’Unione europea e la Federazione russa per avere una maggiore leva nei negoziati sul TTIP. La strategia è indebolire economicamente i partner europei inducendoli a tagliare i legami con Mosca attraverso le sanzioni antirusse, colpendo direttamente anche le loro economie. Washington ritiene che ciò costringerà l’UE indebolita a massimizzare le concessioni economiche agli Stati Uniti nei colloqui sul TTIP geopoliticamente, ciò rientra nel processo euro-atlantico (Europa-USA) d’integrazione rispetto a quello eurasiatico.

La crisi in Ucraina serve al duplice scopo degli USA d’indebolire UE e Russia. Non solo cercano di espandere la NATO e circondare la Russia, ma anche di danneggiare i legami UE-Russia. L’Ucraina è sfruttata e usata dagli Stati Uniti per creare una frattura tra Mosca e UE e ritrarre la Russia come minaccia alla sicurezza europea. In un contesto della guerra dell’energia, un terminale GNL (Gas Naturale Liquido) polacco è stato impostato nel porto baltico di Swinoujscie per ricevere le prime forniture di gas naturale dal Nord America entro giugno 2016. Polonia e Ucraina sono entrambe considerate risorse importanti per gli Stati Uniti nel tentativo di dominare il commercio del gas. Tra l’altro gli Stati Uniti intendono controllare le grandi riserve di gas di scisto non sfruttato nei due Paesi avendo il secondo e quarto maggiore giacimento di gas di scisto in Europa.

Le principali compagnie petrolifere degli USA Chevron, ConocoPhillips, ExxonMobil e Marathon Oil, hanno enormi piani di esplorazione e sviluppo del gas di scisto polacco. E il governo Ucraino con il Presidente Viktor Janukovich nel 2013, salvo poi preferendogli un più addomesticato Presidente, ha aveva firmato un accordo con il gigante anglo-olandese Royal Dutch Shell per esplorare ed estrarre gas naturale nell’oriente a zero tasse. Un altro accordo è stato con la Chevron per esplorare e sviluppare anche le riserve energetiche in Ucraina occidentale. Un consorzio guidato da ExxonMobil e Royal Dutch Shell prevede lo sviluppo del giacimento di gas di Skifska e di altri al largo della Crimea. Accanto a Skifska si trovano i campi Foroska, Prikerchenska e Tavrija, quindi in parte, l’ostilità degli Stati Uniti verso i ribelli in Ucraina orientale è legata alla protezione delle concessioni gas di scisto che le società energetiche statunitensi hanno ricevuto da Kiev.

Come si può ben capire gli interessi economici sono immensi, in considerazione del fatto che ci troveremo ad una duplice forbice, da un lato i paesi dell’est e/o del blocco socialista con manodopera a basso costo e quindi anche appetibili sul piano produttivo e maifatturiero, dall’altro i paesi ad Ovest dove tasso di espansione e di qualità dei servizi è alto tanto da renderli appetibili per forme di investimento che andranno dalla privatizzazione della sanità, della scuola e di molti sistemi di welfare, dalle pensioni ai fondi integrativi.

"Vogliamo un'economia di mercato, non una società di mercato", diceva un'azzeccato slogan che intitolava un documento scritto negli anni novanta da due esponenti importanti della sinistra di governo europea, era uno slogan che non mi dispiaceva, molto efficace, che evocava l'idea perlomeno di un compromesso, di definire un mondo dove alcune cose erano mercanteggiabili, ma non tutto, non tutta la nostra vita, non i beni essenziali. Invece il TTIP, il Trattato di liberalizzazione commerciale Europa- Usa, tratteggia esattamente una società di mercato, una vita, un'esistenza, un mondo, in cui il mercato e il profitto sono il valore centrale, se non l'unico, che favorisce pochi, i più grandi e i più spregiudicati...

Ultima modifica il Giovedì, 26 Maggio 2016 17:38
Roberto Travagli

Nato ad Ferrara il 03-10-1956, vivo a Firenze, Diplomato all'Istituto Tecnico Industriale. Militante in Lotta Continua durante gli anni '70. Dipendente del Comune di Firenze dove per alcuni anni ha collaborato con il sindacato (UIL Enti Locali). Ritornato alla politica attiva da poco tempo.

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