Giovedì, 21 Gennaio 2016 00:00

In Xylella veritas?

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In Xylella veritas?

Ci sono regioni di questo paese trainate (non è un eufemismo) da prodotti tipici e altamente riconoscibili. Territori caratterizzati da tempo immemore, luoghi da dove arrivano specialità vere e proprie. Uno dui questi è il Salento, l'ultimo lembo della Puglia riconosciuto e tra i più importanti produttori d'olio italiano, competitivo su tutti i mercati, da sempre. Quell'economia, come purtroppo abbiamo imparato ad apprendere è minacciata da una “misteriosa” presenza; il batterio della Xylella. In tanti si sono espressi sulla tragica situazione che attraversa le campagne del Salento, momenti bui per una comunità che vive anche grazie all'olivocultura e che oggi si vede costretta a “ripensare” il proprio futuro.

Ma è davvero Xylella il problema? Come ampiamente risaputo è stata la Comunità Europea che, all'insorgere dell'emergenza (fine 2013 ndr) ha dichiarato la necessità di abbattere ed eradicare qualsiasi albero di ulivo presenti il pericoloso batterio al fine di evitare un' epidemia dalle dimensioni tragiche. Il piano iniziale prevedeva degli abbattimenti contenuti lungo tutto il settore delle murge salentine, ma dall'inzio dei focolai le eradicazioni sono salite a molte migliaia. 3103 alberi di ulivo; ecco le previsioni di intervento contenute nel nuovo piano del commissario straordinario per affrontare la diffusione della xylella, Giuseppe Silletti.

La storia però da poco tempo sembra essere arrivata alla svolta: proprio Giuseppe Silletti infatti è stato iscritto nel registro degli indagati assieme ad altre 10 persone, dal lavoro svolto alacramente dalla Procura di Lecce. Gli indagati, tra cui anche personale del CNR, rispondono dei reati di diffusione colposa di una malattia delle piante, inquinamento ambientale colposo, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali.  Capi d'accusa pesanti per una situazione che ha del tragico sia per l'economia di questo pezzo di puglia sia direttamente per chi “vive” di ulivi. Il caso è scottante ed ha assunto ormai rilevanza nazionale.

Gli agricoltori stessi si sono ribellati letteralmente a questa situazione con vere e proprie azioni di disobbedienza civile andando a “ripiantare” spontanemente altri aleberi di ulivi lungo tutta la fascia interessata dalla diffusione batterica. La nascita del cosiddetto “Popolo degli ulivi” è il simbolo di questa lotta (ennesima) di resistenza a decisioni prese dall'alto, senza senso ed in stretto conflitto con l'interesse delle collettività.

Del resto pensare che lo Stato “risarcisca” i possidenti, con 150 euro per l'eradicazione è un vilipendio non solo per i soggetti interessati ma per il territorio in se. Una nuova frontiera di resistenza nata dalla voglia di non arrendersi, sfociata in una vera e propria difesa del territorio. La miopia dello Stato si è dimostrata quasi irriverente: anzitutto non c'è nessuna correlazione scientifica tra la moria degli ulivi e la (pseudo)diffusione di xylella. In seconda battuta è importante far notare che se il provvedimento di rimboro ammonta a 150 Euro, esiste una possibilità reale e concreta di curare a tutti gli effetti quelle piante colpite spendendo meno (90 euro circa); cui prodest?

Questa possibilità altra è stata sperimentata da Giuseppe Coppola, proprietario di un uliveto sito nei pressi di Gallipoli. Quest'ultimo ha tentato di rianimare ulivi dati per morti, il risultato dopo aver utilizzato metodologie naturali e trattamenti biologici è stato ottimo e dai costi contenuti rispetto al paventato rimborso statale. Una via alternativa che potrebbe e dovrebbe essere praticata ma che oggi presenta scetticismo per alcuni scienziati di settore i quali sostengono che i risultati siano realizzabili solo a lungo termine.

Storie di quotidiana resistenza di una terra che tra le altre devastazione sta per subire quella del “passaggio” del gasdotto TAP. Il progetto prevederebbe un passaggio attraverso i territori su cui sono stati rinvenuti i maggiori focolai di Xylella fastidiosa e su cui sono previsti gli abbattimenti più massicci, a Veglie, Oria e Torchiarolo. Coincidenza? Ma tanto basta a far sorgere dubbi e a porre interrogativi. Il Comitato No Tap ha reso note le cartine dei sospetti, e tante sono state le domande in merito a questa supposizione che rischierebbe di aver del clamoroso qualora fosse reale. E' noto però l'interesse delle multinazionali su territori abbandonati a se stessi, tipico della logica predatoria di chi giorno per giorno prova a “comprare” terre strappandole alle collettività. Oggigiorno infatti non resiste neanche il parafulmine della bellezza di certi luoghi, basta guardare il caso Tremiti e il paventato rischio di prospezioni petrolifere nei pressi di quelle splendide isole in mezzo all'Adriatico. I territori, anche quelli paesaggisticamente e storicamente più belli, sono a rischio; schiavi di decisoni superiori avallate nel buio delle segrete stanze. La lotta degli ulivi è la lotta della storia, quella di un popolo che non vuole arrendersi deciso ad affermare la propria volontà sacrosanta di difendere il proprio lavoro e la propria terra.

Ultima modifica il Mercoledì, 20 Gennaio 2016 13:14
Andrea Incorvaia

Nato a Locri (RC), il 28 Febbraio 1988, attualmente vivo per studio a Pisa. Sono un allievo specializzando presso la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Pisa, dopo essermi laureato in Archeologia nel 2012. I miei interessi spaziano dall’ambito culturale (beni storico-archeologici soprattutto), alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio. Svolgo attività politica nella città che mi ospita e faccio parte di un sindacato studentesco universitario.

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