I lavori sono stati aperti da una relazione di Roberto Biorcio, professore associato di Sociologia Politica all'Università di Milano-Bicocca che ha ripercorso la storia del fenomeno grillino, nato - ancora senza l'intenzione di dar vita ad partito - nel 2005 ma le cui basi sono state gettate già negli anni '90 quando un Grillo, ancora comico, veniva periodicamente chiamato da movimenti prevalentemente contro gli inceneritori. L'evoluzione: l'incontro con Casaleggio; l'uso del web come luogo di organizzazione; il “V day” e la forza della satira rispetto al discorso politico classico; le liste alle elezioni amministrative, partite maluccio ma via via cresciute fino alla conquista di Parma servita come ulteriore trampolino per un'ulteriore balzo in avanti, balzo in avanti che secondo lo studio ha generato una distribuzione più equa rispetto alle provenienze di un elettorato inizialmente più tendente al centro-sinistra; infine l'ingresso in parlamento esaltando il rifiuto del professionismo politico, del ruolo dei partiti ed in genere dei corpi intermedi (l'analisi sulla distruzione dei corpi intermedi è stata condivisa anche nei successivi interventi).
Alla prima relazione è seguita quella del giornalista Carlo Formenti il quale ha rifiutato la categoria di populismo e paragonato - per composizione e metodi - il movimento grillino ad “occupare Wall street” (fallita però quest'ultima sul terreno dell'egemonia) e visto similitudini con la Lega Nord degli esordi. Si è poi soffermato sullo strumento principe del cinque stelle: la rete, strumento visto come “mistico” ma niente affatto democratico, ad un allargamento della base corrisponde infatti un accentramento delle decisioni. L'allargamento della base ha altresì generato un mutamento di programma per i cinque stelle avvenuto non per sostituzione, ma per aggiunta: a temi originati a sinistra (no tav, spese militari etc.) si sono sommati temi di destra (la questione fiscale, il mito dei piccoli imprenditori etc.). Più la base si diversifica più il ruolo del leader si fa centrale.
Di rete come strumento “sovranità limitata” ha parlato anche il successivo relatore, Loris Caruso il quale descrive il fenomeno Grillo come duraturo in quanto aderente ad una trasformazione della società e cresciuto anche in virtù di un lungo sedimentarsi sulla scena politica del “mito della società civile”, mito che nel M5S ha il proprio apice. Il ricercatore si è dunque soffermato sull'immagine che il M5S da di sé come forza che rappresenta la totalità (il “noi siamo le parti sociali” della capogruppo Lombardi) e dentro la quale vi sono singoli individui che non si auto-considerano come portatori di interessi potenzialmente confliggenti con quelli di altri individui, singole idee (dunque non una idea di fondo, uno strato “ideologico”) e singoli problemi oggettivi che richiedono soluzioni oggettive (un po' come il “buon ragioniere” di Guglielmo Giannini). In ambito programmatico anche qui si è rilevato come temi di sinistra stiano sopra un sottofondo di destra (il mercato perfetto se liberato dai disonesti e la bontà della concorrenza).
Lettura diversa sul programma del cinque stelle quella del giornalista Matteo Pucciarelli che esordisce con un “c'è sinistra nel Movimento Cinque Stelle” rilevando la preponderanza di temi ripresi dalla sinistra (dalla moralizzazione della politica del PCI passando per le spese militari e l'acqua pubblica) e di un movimento che è potuto crescere in virtù di una eccessiva somiglianza tra centro-destra e centro-sinistra.
Intervento marcatamente tecnico quello di Lorenzo Mosca (Università Roma Tre) che ha rilevato la natura ibrida del M5S: a metà tra partito e movimento ma comunque caratterizzato dalla struttura leggera (oltreché da una forte capacità di fund raising). Un movimento nato fuori dai circuiti tradizionali ed in un clima di sfiducia generalizzata verso la politica. A questa premessa è seguita l'elencazione delle tra fasi di sviluppo che secondo il docente ha fino ad ora vissuto il M5S:
- la fase di latenza con la creazione del blog (mono-direzionale e “sfogatoio”) e la nascita dei primi meet-up, strumenti nati negli USA nel 2001 (definiti pertanto come “tecnologicamente obsoleti”) con scopi non politici ed il cui modello è stato poi utilizzato da Howard Dean per la campagna presidenziale. L'ossatura del movimento è inizialmente quella di una “federazione di meet-up” autonomi per il livello locale e base per la crescita successiva.
- la fase della visibilità con gli eventi pubblici e la partecipazione alle amministrative.
- la fase del boom; con la crescita tra gli elettori di destra ed al sud - realtà dove in particolar modo dopo la vittoria a Parma sono aumentati i meet-up - e l'emergere del movimento non più come federazione di singoli gruppi di attivisti ma come forza nazionale.
Forte è la critica verso i metodi di selezione dei candidati, poco partecipati e poco trasparenti e della “voce sovrana della rete” sentita episodicamente ed il cui ascolto è una concessione dall'alto.
Penultimo intervento quello di Giuliano Santoro, autore del libro “Un Grillo qualunque”, che ha rilevato l'incrocio tra vecchi e nuovi media (i nuovi media che non si sostituiscono ma si sovrappongono ai vecchi amplificandone spesso scaletta informativa e contenuti) con un Grillo “personaggio televisivo in rete”, dotato di una narrazione vicina a quella di Antonio Ricci che utilizza il blog come una televisione. In ambito programmatico si assiste ad un movimento impossibilitato ad appropriarsi di valori forti che necessariamente creano contrapposizioni (come l'antifascismo) e che rischierebbero di spaccare lo stesso movimento che si rifugia dunque in una “retorica delle competenze”.
Dei grillini al governo ha invece parlato Paola Varesi, segretaria della federazione parmigiana del PRC - unico capoluogo di provincia conquistato dal partito del comico genovese con il giovane dipendente di banca Pizzarotti - che si è soffermata sull'incapacità della giunta di fermare l'inceneritore (impostando una battaglia peraltro unicamente di carattere legale) e sulle pesanti politiche sociali imposte alla città.
Dopo un partecipato dibattito che ha coinvolto militanti del PRC di diverse latitudini le conclusioni del Segretario Ferrero che nel preannunciare i futuri seminari nazionali organizzati dal PRC (su Europa, crisi economica etc.) ha rimarcato l'importanza per i comunisti di “studiare, studiare, studiare”: le “tre” parole d'ordine lanciate da Lenin pur nel dispiegarsi (era il '21) di eventi tumultuosi per il nascente Stato sovietico.
Immagine tratta da tg24.sky.it