Giovedì, 18 Maggio 2017 00:00

Verso Milano: riflessioni sul lavoro e partecipazione

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Ci siamo permessi di riprendere questa riflessione, pubblicata su www.articolo1mdpfi.it, con l'idea di provare a riprendere questo ragionamento sul nostro sito nelle prossime settimane.

L’attuale fase del capitalismo ci consegna il sogno infranto della crescita inclusiva, che ha costituito la base materiale dello sviluppo postbellico e delle socialdemocrazie occidentali e ci pone davanti ad uno scenario incerto dove i capricci e le priorità dei mercati finanziari prevalgono sul bisogno di rilanciare l’economia reale, e con essa, la promessa realizzabile di un benessere più diffuso e inclusivo, al punto tale da colpire nella sostanza la tenuta democratica del nostro paese.

Molte sono le iniziative intraprese da varie parti della società civile negli ultimi anni per promuovere una tassazione delle transazioni finanziarie, per combattere il proliferare dei paradisi fiscali e delle tecniche di elusione fiscale ed è auspicabile che Articolo 1 – Mdp trovi i modi per elaborare una propria lettura dello stato attuale della globalizzazione, capace di coniugare la richiesta di maggiori tutele per i lavoratori con la difesa di una prospettiva politica internazionalista, che non ripieghi su politiche protezioniste, spesso accompagnate dal ritorno di pericolosi nazionalismi.

Allo stesso tempo però è necessario individuare anche in ambito nazionale e locale alcune priorità per leggere il contesto economico e sociale nel quale dobbiamo agire.
L’esperienza della Regione Toscana, quella degli ultimi quaranta anni, e quella degli ultimi dieci, presenta degli elementi di specificità che possono contribuire ad alimentare il dibattito nazionale sugli obiettivi e le strategie di una nuova sinistra capace di misurarsi con la praticabilità degli obiettivi che si pone.

La programmazione economica e il concetto di benessere

Fin dalle sue origini la Regione Toscana, in collaborazione con l’Istituto per la Programmazione economica della Toscana (Irpet), fondato alla fine degli anni ‘60 da Giacomo Becattini, si proponeva due obiettivi di intervento pubblico: lo sviluppo di un’azione di programmazione economica che potesse delineare nel medio periodo i sentieri di uno sviluppo inclusivo, sostenibile da un punto di vista ambientale e sociale e la messa a punto di un sistema di analisi della società e dell’economia regionali che, oltre le semplicistiche proiezioni sull’andamento del Pil, potesse effettivamente cogliere il livello di benessere della comunità. Crescita economica, qualità del lavoro, servizi sociali, qualità e diffusione dei luoghi di aggregazione e socializzazione, partecipazione alla vita pubblica nelle forme organizzate, diffusione di scuole, biblioteche e musei, tutto concorre alla definizione di benessere e tutto deve essere compreso nella valutazione del livello raggiunto.

Politica industriale

A partire dai primi anni 2000 e con particolare incisività negli anni della crisi (2008) la Toscana ha ribadito con forza la centralità di una politica economica e industriale per il rilancio economico e sociale della regione.
Sono stati anni di dibattiti e sperimentazioni, che hanno passato in rassegna l’annoso contrasto (spesso solo accademico) sul dualismo tra grande e piccola impresa, tra distretti e multinazionali, tra settori maturi e altri innovativi, tra modelli di sviluppo vincenti e competitivi e altri ormai superati, per poi tentare una strada innovativa a sostegno delle imprese più dinamiche del territorio. Queste apparivano e ancora oggi appaiono gli interlocutori da privilegiare in quanto sono quelle che, anche negli anni di crisi, hanno adottato una strategia di investimenti, di innovazione, di conquista di nuovi mercati e di tenuta o rilancio dell’occupazione, con l’auspicio che per “trascinamento” o emulazione possano innescare ulteriori effetti positivi sulle altre imprese del territorio.

Accanto a questa impostazione, volta a rivisitare attualizzandolo il concetto di “patto per lo sviluppo” di un territorio, non sono mancati interventi per il rilancio industriale di aree depresse, con massicci investimenti pubblici sull’area di Piombino e Livorno, oppure misure volte a favorire l’aggregazione di imprese, la valorizzazione di vecchie e nuove professioni e l’apertura di coworking, nuove forme di aggregazione di saperi intellettuali qualificati e innovativi.

Questi interventi non sono da soli in grado di annullare gli effetti della crisi economica, cui la Toscana ha cercato di dare risposta anche con integrazione ad ammortizzatori sociali e a incentivi per la stabilizzazione di lavoratori precari e l’inserimento lavorativo delle donne, ma hanno contribuito ad alleviare gli effetti della crisi e a non disperdere un patrimonio produttivo che altrimenti sarebbe stato a rischio.
La centralità delle politiche economiche e industriali, unitamente all’abbandono dell’illusione di poter individuare il modello produttivo vincente per eccellenza, sono stati i tratti più qualificanti dell’esperienza toscana in questo ambito, che suggeriscono che una programmazione di qualità deve essere sempre più in grado di interloquire con la complessità delle realtà produttive, per come esse di fatto sono.

Giovani sì e servizio civile regionale

Mentre imperversava nel dibattito nazionale, la retorica sui giovani, la Regione Toscana ha lanciato due grandi iniziative di inclusione sociale dei giovani: il servizio civile regionale e Giovani sì.

La disoccupazione giovanile e il fenomeno dei NEET sono in crescita anche nella nostra regione e si sostanziano non solo in frustrazione individuale e scoraggiamento, ma anche nell’incalcolabile costo sociale di lasciare ai margini della società le forze più vitali, formate e (quanto meno per ragioni biologiche) orientate al futuro.
Il servizio civile regionale e Giovani sì (con le sue misure per i tirocini formativi presso le aziende, il sostegno per l’affitto, gli incentivi per l’autoimprenditorialità) hanno consentito di portare alla luce i bisogni primari di molti giovani, di dare loro un primo riconoscimento e almeno parzialmente una risposta.
Resta certamente sullo sfondo una domanda, spesso anche inespressa, di opportunità di lavoro, di reddito, di crescita personale, di funzione sociale a cui si può dare una risposta concreta solo se queste priorità vengono assunte dal governo nazionale, favorendo misure di inserimento sociale più continuative e una massiccia riapertura delle assunzioni nella Pubblica amministrazione che, per numero di addetti per abitante e per età media degli occupati, risulta tra le peggiori d’Europa.

La partecipazione come forma ordinaria di governo

Il primo statuto della Regione Toscana, approvato nel novembre 1970 riteneva ai fini della definizione delle politiche regionali “centri essenziali di partecipazione dei cittadini gli enti territoriali, i sindacati, il movimento cooperativo e tutte le altre formazioni sociali” e con questi si proponeva di mantenere un costante dialogo istituzionali. L’articolo 2 dello Statuto delineava un concetto ampio di governo regionale e del territorio, un patrimonio culturale fondamentale per la Regione Toscana che le consentì ai primi anni 2000 di cogliere un’importante suggestione che proveniva dall’America Latina, nell’ambito del Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre per promuovere pratiche di democrazia partecipativa che potessero ricucire la frattura tra il governo locale e i bisogni della popolazione, attraverso il riconoscimento di luoghi e procedure per la partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica. Nel 2007 la Regione Toscana fu la prima ad approvare in Italia un’apposita legge per la promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali.

Queste brevi note non hanno alcuna pretesa di rivendicare primati o vantare meriti, non vogliono neppure nascondere quanto molto si potrebbe ancora migliorare in ciascuno degli ambiti richiamati, ma hanno l’obiettivo di mettere a disposizione di un collettivo alla ricerca delle proprie fondamenta un patrimonio di esperienze, nella convinzione che anche in politica l’innovazione sia altro dall’improvvisazione.

Ultima modifica il Giovedì, 18 Maggio 2017 08:42
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