È necessario comunque fare un passo indietro per inquadrare al meglio la vicenda: nel Settembre 2016 lo stesso grande progetto sopracitato subì delle notevoli modifiche. La portata di queste è facilmente riscontrabile nella rinuncia della realizzazione della nuova piattaforma, denominata Prezioso K, cavalcando comunque una parte dell’idea originale che riguardava proprio la ricollocazione degli impianti di trattamento del gas sulla terraferma, precisamente sfruttando gli impianti già presenti nel Petrolchimico gelese. È inutile dire che l’operazione presenta diverse criticità, queste ultime ben rappresentate dalle istanze della marineria agrigentina, preoccupata dall’evoluzione della situazione e dal futuro lavorativo sull’area.
Licata, già centro delle proteste per la realizzazione di quella che doveva essere la Prezioso K, vede la sua marineria in forte stato di agitazione. Stiamo parlano di circa 300 famiglie, per una flotta peschereccia, tra le più importanti dell’isola. I timori? Gli stessi di sempre, la riduzione estrema delle aree di pesca con conseguente ridimensionamento del lavoro, e le problematicità che altre operazioni del genere possano creare alla fauna ittica già provata dalla pesca intensiva. La salvaguardia del lavoro e non solo, come già riportato in un altro articolo ormai due anni fa, l’area del Golfo di Gela presenta diverse potenzialità archeologiche, testimoniate da ricerche in atto portate avanti dalla Soprintendenza del Mare.
Il tema posto in essere quindi dalle comunità locali non è tanto l’utilizzo di metodi invasivi di ricerca - i pescatori infatti, hanno paventato l’utilizzo del airgun un metodo “pesante” generante onde compressionali tramite bolle di aria compressa nell'acqua, utilizzato per le prospezioni geofische - quanto salvaguardare l’interesse di una collettività in tutte le sue sfumature che (in teoria) dovrebbe invece vivere di attività primarie, come la pesca, e consequenzialmente di un florido e ricco terziario legato alla tutela e valorizzazione del Patrimonio ambientale, paesaggistico e archeologico.
La mobilitazione generale sta coinvolgendo buona parte della cittadinanza licatese e le istituzioni sembrano, almeno in questa fase, essere ricettive rispetto la vox populi (noto l’interesse e la partecipazione della Commissaria Straordinaria Maria Grazia Brandara). Lo spettro di fare la fine di Taranto e/o Gela aleggia e la comunità prova ad alzare barricate per quello che potrebbe essere un progetto talmente grande, da andare a modificare per sempre determinati equilibri. Il dilemma del resto è sempre quello; salute vs lavoro, per meglio dire grandi interessi contro interessi comuni. La partita pare complessa, sicuramente i prossimi mesi saranno decisivi per delineare un quadro reale del Golfo di Gela.