Venerdì, 18 Maggio 2018 00:00

Se i politici non sanno usare i social network

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Guida “pratica” per politici all'uso di Facebook e non solo

È notizia di questi giorni la bagarre scatenatasi in consiglio regionale a causa di un post "irrispettoso" dei consiglieri della Lega Nord ai danni del presidente Enrico Rossi. La seduta è stata interrotta e, soprattutto, c'è stata una violenta lite tra l'autore del post incriminato e il Governatore.

La questione lascia di stucco; sembra una maniera di utilizzare Facebook piuttosto infantile, buona “al limite” per ragazzini delle medie che si fanno i dispetti, non certamente per dei più o meno navigati politici. Il problema di base è la confusione tra l'uso che può fare del mezzo un comune cittadino e quello che invece ci si aspetterebbe da un personaggio pubblico. Se mi sta antipatica una persona e la prendo in giro su Internet sono solo io a pagarne le conseguenze se questa mi scopre, ma nel mondo della politica ci sono dei risvolti, soprattutto di immagine, che vanno al di là della sfera prettamente privata, e dei quali bisogna (o almeno bisognerebbe) tenere conto. Per rivolgere delle critiche ad un collega politico, la sede giusta per dichiarare questa ostilità non è certo il Web. Fa parte del ruolo opporsi alle idee di un avversario, ma argomentando le proprie perplessità e, soprattutto, facendo una proposta alternativa sull'oggetto del contendere.

Non è il caso di fare un post su Facebook semplicemente per attaccare un comportamento, per quanto sbagliato questo possa essere. Se si vuole “sanzionare” un comportamento di una personalità pubblica lo si deve fare nei modi, nei tempi e nei luoghi giusti. Il semplice post su Facebook fa passare l'idea che tutto si limiti a un puerile attacco dovuto ad un'epidermica inimicizia. Addirittura potrebbe accadere di passare dalla parte del torto e far sì che l'inopportunità del “luogo” dove è stata lanciata l'accusa metta in secondo piano una critica  giusta ed appropriata. È necessario quindi familiarizzare con uno strumento, Facebook, che è entrato da poco nelle nostre vite e che, pur sembrando un mezzo di comunicazione alla portata di tutti, nasconde notevoli insidie, soprattutto se viene usato da chi ricopre ruoli pubblici.

Nessuno sostiene che non si debba usare Facebook per veicolare messaggi politici; anzi, è auspicabile che questo avvenga, proprio per la massiccia diffusione del Social Media. Ma è necessario uno sforzo per adattare l'uso del mezzo alla funzione che deve assumere, ed al messaggio da trasmettere. È quanto mai necessario pensare bene non soltanto a cosa scrivere (o non scrivere), ma anche a come farlo, a quali parole utilizzare. Ma soprattutto si deve professionalizzare l'utilizzo del social: non deve passare l'idea che dietro a un messaggio sul Web ci sia un'emozione incontrollabile. È necessario innanzitutto chiedersi se quello che si sta per postare è veramente necessario, e se è "adatto" ad essere letto da coloro che lo leggeranno, o potrebbero leggerlo.

Tra l'altro, sarebbe una buona idea, per un politico, distinguere tra il profilo personale e la pagina. Il primo potrebbe essere usato in maniera più libera e ospitare gli amici della persona, mentre la pagina dovrebbe essere lo spazio per coloro che sono interessati alle vicissitudini del personaggio pubblico. Questa semplice operazione permetterebbe di adattare non soltanto il linguaggio adoperato, ma anche gli argomenti trattati. Infatti, se sul profilo privato non a tutti possono interessare i resoconti delle sedute consiliari, a un "fan" che segue la pagina pubblica non importa presumibilmente nulla di vedere le foto del politico al mare (anche se purtroppo la politica sta sempre più prendendo la via del gossip).

Ma la differenziazione di target, oltre a non poter essere così netta, mette davanti a qualche situazione “ambigua”. Infatti il termine "amico", nell'accezione di Facebook, non ingloba solamente coloro coi quali si hanno buoni rapporti. Se un collega antipatico ti chiede l'amicizia come fai a negargliela? Lo stesso vale per politici di differenti schieramenti ma che lavorano nello stesso organismo. Non è dunque una bella mossa prendere in giro un "nemico-collega" presente tra i propri contatti. Quindi, fatta salva la possibilità di impostare una privacy ad hoc per ogni post, l'uso del buonsenso comunque salva da eventuali “soffiate”.

Su Facebook però contano anche le immagini. Nuovamente è necessario fare appello al buonsenso: scegliere  una fotografia in cui il soggetto è ritratto in situazioni "non consone" al ruolo che ricopre, è garanzia che la parte lesa "non la prenda bene" e giochi le sue contromosse. Anche in quel caso è necessaria la “furbizia” e il dominio del mezzo: perché non optare per immagini generiche ma “parlanti”? Dove magari non è ritratta la persona fisica, ma che dia quell'indizio per il quale si capisca chiaramente (ma velatamente) di chi si sta parlando.

In conclusione, piaccia o non piaccia Facebook ormai è parte integrante della realtà che ci circonda: dobbiamo imparare ad usarlo e, ancora di più, a non farci usare. In ogni caso, ma soprattutto nell'ambito politico, l'utilizzo dovrebbe essere regolato dal senso dell'opportunità. D'altronde anche chi è oggetto di “scherno” a mezzo Social dovrebbe rispondere in maniera controllata, dimostrando di essere al di sopra del denigrante. "Mi prendi in giro? Io comunque non ti uso violenza, neanche verbalmente”. E comunque, cari politici, durante le riunioni ufficiali, non curatevi di Facebook!

 

Immagine ripresa liberamente da pxhere.com

Ultima modifica il Mercoledì, 16 Maggio 2018 13:07
Elena Papucci

Nata a Firenze il 17 novembre 1983 ha quasi sempre vissuto a Lastra a Signa (dopo una breve parentesi sandonninese). Ha studiato Lingue e Letterature Straniere presso l'Università di Firenze. Attualmente, da circa 5 anni, lavora presso il comitato regionale dell'Arci.

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