Ma, come se non bastasse il provvedimento in sé e per sé, la ragione dietro le manette è tale da far sghignazzare ad libitum razzisti di ogni genere, al governo o meno. Infatti il primo cittadino calabrese è accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina anche, si dice, organizzando matrimoni fittizi allo scopo di garantire ad una sua "assistita" la possibilità di restare in Italia.
Il fatto in sé potrebbe essere classificato come comportamento contrario alla legge: il matrimonio non può essere usato come éscamotage per aggirare la legge sull'immigrazione. Quindi Mimmo è colpevole e giustamente condannato? Non è questo il punto! È necessario fare un ragionamento su larga scala, partendo non dal "cosa" si contesta ma dal "come" si sono svolte le indagini. Tutto è iniziato lo scorso anno, ad aprile, e già nell'ottobre 2017 si è avuto notizia di un avviso di garanzia ricevuto dal primo cittadino di Riace per truffa aggravata, concussione e abuso d’ufficio. Quindi la questione è nata ben prima del governo gialloverde.
Ma il punto della questione non è se l'arresto di Lucano si possa definire o meno un atto politico: ciò su cui è opportuno riflettere è quale deve essere il comportamento di un cittadino che, pur volendo rispettare la legge, si trova ob torto collo a dover agire contrariamente ad essa, in quanto le norme vigenti non vanno d'accordo con le regole del giusto vivere. Altrimenti detto: cosa è giusto fare quando la legalità non è concorde alla giustizia? Ovviamente nessuno si augura uno Stato in cui non esistano leggi, nel quale cioè ognuno sia autorizzato ad agire secondo la propria coscienza. Una tale situazione creerebbe danni a tutti, ma in particolar modo ai più deboli, che dovrebbero sperare di incappare in gente di buon cuore per risolvere i loro problemi.
Sicuramente vivere in un mondo dove le cose funzionano secondo l'estro del momento di chi comanda è un pensiero che fa accapponare la pelle a chiunque: non è possibile lasciare che il destino dei propri diritti e doveri venga deciso dal Fato. Quindi, in linea generale, è sacrosanto il principio secondo il quale i matrimoni si celebrano soltanto se c'è la volontà di due libere persone passare la vita insieme. Il concetto cardine è proprio la libertà; condizione che, nel caso di specie, è mancata. Mimmo Lucano si è trovato a mettere sul piatto della bilancia i "danni" da inosservanza della legge e quelli del mancato rinnovo del permesso di soggiorno a un'immigrata, con conseguente rimpatrio, decidendo di tutelare colei che appariva più debole.
D'altronde non è stato il primo caso della Storia del mondo in cui si è scelto di agire fuorilegge per salvaguardare il bene di chi avrebbe avuto il destino segnato da un comportamento inverso. Purtroppo non sempre ciò che avviene nella società è giusto, pur essendo effettivamente legale, e ce lo ricordano il Nazismo in Germania, l'Apartheid sudafricana o l'italianissimo Fascismo. Ed è questo da tenere a mente per esprimere un parere sul caso Lucano: nessuno sostiene che Mimmo abbia agito secondo la legge. Ma abbiamo visto che non poteva, secondo coscienza, agire diversamente.
D'altronde, diceva Brecht, "Quando l'ingiustizia diventa legge la resistenza diventa dovere". Allora chiediamoci se si debba augurarci di trovare sempre "i Lucano" della situazione. Se serve certamente sì, ma meglio sarebbe che in un futuro (si spera non lontano) il nostro Paese possa vantare delle leggi giuste, alle quali obbedire consapevoli che lo si sta facendo per il bene comune. Quindi l'esempio di Mimmo Lucano deve essere solamente un primo step, l'inizio di un cammino verso una legge giusta e rispettosa di tutti. "Noi non vogliamo violare la legge, noi vogliamo fare la legge" (Emmeline Pankhurst alle compagne suffragette nell'omonimo film del 2015).
Foto di Carlo Troiano liberamente ripresa da wikipedia.org