Con i decreti legge Minniti-Orlando del 2017 tutto questo trova piena realizzazione: “Daspo urbano” e militarizzazione delle città, “grazie” agli accordi con la Libia (e qui non stiamo a sottolineare la situazione di caos presente in questo paese, in cui intere zone sono sotto il controllo di milizie armate), “i respingimenti in mare diretti e «per procura» alle autorità libiche diventano uno strumento ordinario di controllo degli ingressi”1, così come i trattenimenti nelle carceri libiche (in cui i diritti umani non vengono minimamente rispettati).
“Come un bambino sotto l’educazione”
Nomadi, Fiore nero.
Sempre più spesso mi capita di leggere in giro, da parte di persone adulte e vaccinate, nostalgia per l’educazione che si impartiva una volta ai bambini e adolescenti. Fa parte della Sindrome del S.S.M.Q.P. – per i profani: «si stava meglio quando si stava peggio». Il che oggettivamente è una sciocchezza. Se stavi peggio non potevi assolutamente stare meglio. Un dato di fatto. Semplice. Però questi tempi di transizione (una transizione fin troppo lunga) ci fanno vivere in condizioni di assoluta incapacità di analisi e riflessione su cosa stia avvenendo e come reagire.
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Insistere sulla criticità delle teorie queer significa anche controbattere alla campagna contro la cosiddetta ideologia gender.
Il 19 ottobre negli spazi dell’ex Libreria delle Donne – adesso diventata Biblioteca Femminista – di via Fiesolana 2b, a Firenze, Lorenzo Bernini, professore associato di filosofia politica presso l’Università degli Studi di Verona, co-fondatore insieme ad Adriana Cavarero – e ora direttore – del Centro di ricerca PoliTeSse (Politiche e Teorie della Sessualità), ha presentato il suo ultimo libro, Teorie queer. Un’introduzione.
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Purtroppo, come ha spiegato e mostrato Fiorella Tonello, i media contribuiscono massivamente e in maniera invasiva alla creazione e alla propulsione di stereotipi di genere e a costruire immagini, modelli, canoni che diventano vere e proprie gabbie che ci costringono ad assottigliarci (anche nel vero senso fisico del termine, si pensi alla magrezza ostentata in televisione o nelle riviste per quanto riguarda i corpi femminili) per potervi entrare; diventano termini di misura e paragone per trovare un posto all’interno della società e per sentirsi da questa accettati.
Un incontro con Elisa Guidi e Fiorella Tonello
Comunicazione in rete, riflessioni a piede libero – parte II
Quello che, secondo chi scrive, sembra accadere tendenzialmente sul web non è un dibattito virtuoso in cui vengono esposti, spiegati, confrontati in maniera civile, due o più punti di vista contrapposti, ma è una gara a chi urla più forte contro il capro espiatorio di turno.
Esiste un mondo a venire? Saggio sulle paure della fine di Danowski e Viveiros de Castro (di seguito, “gli Autori”1), per i tipi di Nottetempo, è dichiaratamente più un saggio politico, che si vuole inserire nel filone emergente delle riflessioni sull'Antropocene, che un lavoro scientifico, come gli autori dichiarano nella nota 25 a pagina 62.
In questo articolo, quindi, cercheremo di concentrarci sugli aspetti più strettamente politici, lasciando gli aspetti scientifici a margine. Dobbiamo però da subito confessare una difficoltà non irrilevante: nel testo antropologia, filosofia e politica sono strettamente collegate e messe a confronto, e quindi non sempre è possibile (o legittimo) separarle criticamente.
«Il tempo è una derrata rara, preziosa, sottomessa alle leggi del valore di scambio. Questo è chiaro per il tempo-lavoro perché è venduto e acquistato. Ma sempre di più il tempo libero stesso deve essere, perché sia consumato, direttamente o indirettamente acquistato. Norman Mailer analizza il calcolo di produzione relativo al succo di arancia messo sul mercato congelato o liquido (in cartoni). Quest’ultimo costa più caro perché nel prezzo vengono inclusi i due minuti guadagnati rispetto alla preparazione del prodotto congelato: al consumatore è in tal modo venduto il proprio tempo libero. Ed è logico, perché il tempo “libero” è in effetti tempo guadagnato, capitale capace di fornire reddito, forza produttiva virtuale, che occorre dunque riacquistare per poterne disporre»1.
[N.d.A.: articolo scritto il 24/08/2018, quindi non può tenere conto dei successivi sviluppi che riguardano la vicenda della nave Diciotti.]
La vicenda della nave Diciotti – nave italiana della Guardia Costiera – abbandonata in mare con a bordo, inizialmente, 190 vite umane è l’ennesimo, abominevole atto, di un esecutivo che tiene in ostaggio, o comunque condanna a un limbo liquido degli esseri umani pur di ricevere ogni giorno nuovi like sui social network e qualche punto di percentuale in più nei sondaggi.
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