Venerdì, 15 Febbraio 2013 00:00

La sanità come lusso

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Dal servizio sanitario nazionale prima o poi si è costretti a passare, per se stessi o per accompagnare propri parenti. La sanità pubblica riguarda tutti, da chi si frattura un arto a chi deve semplicemente sottoporsi a analisi di controllo. Sono però in pochi a occuparsene, fuori dalla contingenza di un disservizio da denunciare o di un diritto da far valere. Sembra quasi che, per scaramanzia, si preferisca evitare di evocare malattie o disabilità, riducendo il tema a una questione per anziani. Anche di questo si è parlato nella conferenza stampa indetta dai promotori della manifestazione di sabato 16 febbraio a Firenze, indetta dal Coordinamento della difesa della sanità pubblica e dal Comitato no debito.

Il corteo regionale è l’occasione per consegnare alla Regione Toscana due petizioni popolari, che hanno già raccolto migliaia di firme. La prima chiede l’esclusione dalla compartecipazione ISEE delle prestazioni sanitarie, per un diritto che resti effettivamente gratuito e universale. L’altra si oppone ai tagli previsti a livello nazionale e regionale, rispettivamente dalla cosiddetta spendig review e dalla delibera regionale 1235 (del 28 dicembre 2012).

A Firenze scenderanno in piazza vertenze di varie realtà, dai diversamente abili ai lavoratori di settore. Convergono il successo delle lavoratrici della Sodexo di Pisa e la lotta dei turnisti di Careggi, da mesi in mobilitazione all’interno dell’azienda per la riorganizzazione dei loro orari.

Il presidente della Consulta degli invalidi di Firenze è esplicito: “quando si taglia si parte dagli ultimi, da quelli che hanno meno strumenti per difendersi. Se dal 118 dobbiamo passare al 113, per chiedere assistenza, basta che ci informino”. Il riferimento è alle centrali uniche di area vasta del servizio dedicato alle emergenze: dalle 12 che sono si passerà a 3, con tagli anche al personale medico.

Il problema della razionalizzazione riguarda anche accorpamenti che obbligano gli utenti a spostamenti sempre maggiori per qualsiasi tipo di servizio. Tra gli esempi ci sono le Civette di San Salvi, dove convergeranno tre presidi territoriali (compreso quello di Borgo Ogni Santi), nel piano rimasto vuoto per la dismissione parziale delle Residenze Sanitarie Assistenziali: una zona difficilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, distante dai presidi che dovrà sostituire.

Altro esempio eclatante è il pericolo denunciato da ginecologi e ostetrici recentemente in sciopero: se si chiuderanno i punti nascita con meno di 500 parti all’anno (per poi passare, nel 2014, alla chiusura dei punti con meno di 1.000 parti all’anno), il rischio è quello di condannare l’utenza ad affrontare viaggi di moltissimi chilometri per poter partorire.

I lavoratori delle varie mobilitazioni insistono sulla necessità di unire le loro vertenze alla consapevolezza che le conseguenze ricadranno direttamente sugli utenti, ossia sulla quasi totalità dei cittadini. Non c’è infatti solo un problema di territorializzazione del sistema sanitario. A Careggi oltre 300 lavoratori in sciopero hanno attraversato l’azienda in corteo, l’8 febbraio, per denunciare la riorganizzazione degli orari di lavoro che porta i turnisti a livelli di stanchezza pericolosi per tutta l’utenza.

Ad essere evidenziata in conferenza stampa è anche la centralità della questione anche a livello politico-istituzionale: in Toscana gli ultimi due presidenti di regione hanno ricoperto in precedenza l’incarico di assessori alla sanità (Claudio Martini ed Enrico Rossi).

La riorganizzazione del sistema sanitario prevede inoltre la vendita di un patrimonio immobiliare rilevante, in un periodo in cui le aste pubbliche, almeno a Firenze, vanno quasi sempre a vuoto.

Nel contempo non si arresta la tendenza all’esternalizzazione dei servizi, attraverso appalti dove le condizioni di lavoro subiscono un graduale peggioramento, con una tendenza al risparmio su diritti che sempre meno riescono ad essere difesi.

La piazza del 16 febbraio sarà solo un punto di snodo della mobilitazione che da mesi si muove all’interno dei presidi sanitari e delle case del popolo, attraverso assemblee ed iniziative. La sensibilizzazione dei cittadini e la pressione sulle forze politiche  è un obbiettivo che sarà perseguito con insistenza anche dopo la scadenza elettorale, promettono i promotori della manifestazione.

Intanto l’unica disponibilità ad ascoltare le ragioni della protesta arriva da Rifondazione Comunista e dal consigliere regionale Monica Sgherri, nella difficile situazione di far parte della stessa maggioranza a cui vengono mosse forti critiche per dei tagli che poco hanno da invidiare a quelli voluti dall’uscente governo Monti.

La speranza del Coordinamento in difesa della sanità pubblica è quella di riuscire a difendere la qualità dei servizi prima degli scandali denunciati da qualche trasmissione televisiva, tanto eclatante quanto estemporanea ed inefficace.

Ultima modifica il Venerdì, 15 Febbraio 2013 00:52
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

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