Domenica, 24 Marzo 2013 00:00

I ticket sanitari non sono tasse

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1) Il ticket non è una tassa quindi anche il concetto di progressività (ovvero l'applicazione dell'isee, prevista in Toscana) è fuori luogo; il ticket è un contributo al costo di una prestazione individuale che, essendo prescritta da un medico per la salute del cittadino, non è sottoposta a scelta del cittadino ma è parte integrante della tutela della salute. 

Quindi è sbagliato il ticket, non migliora con la progressività, sicuramente non può essere paragonato a una tassa.

Inoltre, come contributo per una prestazione individuale, ci sarebbe da chiedere se in casi analoghi viene usato lo steso strumento esattoriale: se un cittadino non paga la retta del nido? O la mensa? o l'affitto nella casa popolare?

2. Deriva che utilizzare Equitalia significa equiparare chi non paga il ticket ad evasori fiscali, cosa formalmente scorretta. Poi tutte le considerazioni su Equitalia; quante esazioni sbagliate, quante perdite di tempo per i cittadini, ecc. da cui il sentimento negativo dei cittadini verso questa agenzia, fino a quelli che si sono uccisi sulla soglia o dentro gli uffici. È vero che Equitalia è un'agenzia dello Stato e che i dipendenti sono dipendenti pubblici: escluso quindi che vi possa essere giudizio di condanna sui dipendenti, bisogna riconoscere che il fatto che sia un'agenzia dello stato non offre più quelle garanzie che poteva offrire, di fatto e nell'immaginario collettivo, 30 anni fa. Il rapporto Stato/cittadini è notevolmente compromesso e gli ultimi governi hanno fatto del loro meglio per far vivere ai cittadini lo Stato come un nemico piuttosto che come garante di equilibri sociali. Parlare di "pubblico" oggi non significa necessariamente parlare di Stato, e infatti le tendenze sono per dimensioni locali, più vicine ai cittadini, e forme di gestione che coinvolgano i cittadini, come abbiamo sempre sostenuto per l'acqua. Questo sarebbe ancora più ragionevole in ambito sanitario, se proprio si volesse, vista la dimensione regionale della sanità.

3. Il reperimento delle risorse non è problema di poco conto. Prima di tutto bisogna sapere quanto hanno recuperato con i pregressi dei ticket e quanto pensano di recuperare via via. Se la cifra è uguale o inferire al buco di Massa, la proposta dei ticket è impresentabile, È più corretto dire che si aumentano le tasse, visto che la sanità deve essere a carico della fiscalità genrale progressiva, che mettere dei ticket. Si apre così una questione molto più ampia, quella relativa ai risparmi effettivamente attuati con le riorganizzazioni in sanità, quantificazione che non ho mai trovato nei documenti sulla sanità della Regione; rimando alla lettura di "La strage degli innocenti" di Roberto Gramiccia (pagina 118 e seguenti) "Per argomentare quanto affermo, vi invito a riflettere -e si tratta solo di un esempio- su quanti soldi si potrebbero risparmiare  lanciando una grande campagna per la prevenzione della frattura di femore in età senile. (...) Ecco perchè la cronicità è un business.Ecco perchè (...) la cronicità non si combatte, piuttosto si promuove".

4. L'aspetto politico della questione ticket non è inattuale: Bersani in campagna elettorale ha proposto l'eliminazione di alcuni ticket (specialistica), anche se dai titoli dei giornali sembrava parlare di tutti i ticket, ma questo si sa è l'effetto campagna elettorale. Comunque, se anche si parla solo di alcuni, e si va quindi nella giusta direzione, come si concilia un percorso che fa dei ticket un elemento fondamentale e da incrementare? Un minimo di coerenza pretende che se si ritiene iniquo o comunque esagerato uno strumento, poi non lo implementi su altri fronti.

Immagine tratta da www.greenme.it

Ultima modifica il Sabato, 23 Marzo 2013 18:52
Anna Nocentini

Lavoratrice presso l'Università di Firenze da poco in pensione, nella sua vita la politica ha sempre trovato posto. Già consigliera comunale a Firenze, sono Presidente dell'Associazione ADINA (Ass.ne per la difesa delle persone non autosufficienti)

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