Lunedì, 22 Aprile 2013 00:00

Ho visto un re - Napolitano reloaded

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Un giro di commenti sull'elezione di sabato di Napolitano alla presidenza della Repubblica. 

Diego La Sala

Per chi avesse mancato le lezioni di cinquemila anni di storia, era arrivato un rapido ripassino nel novembre del 2011. E oggi, a grazioso beneficio degli allievi più coriacei e svogliati, ci hanno voluto dare un ulteriore pro-memoria. Il potere è nel "mondo delle forme" dello Stato, ma non è di quel mondo. Ciò, nella nostra sventurata epoca, significa che concetti quali "democrazia", "rappresentanza", "sovranità popolare", "istituti costituzionali", seppur formalmente intonsi, diventano semplici balocchi da dare in mano ai bimbi, perché si divertano un po' se proprio fanno le bizze. Ma quando è il tempo di tornare seri e di sfumare il velo dell'illusione, il gioco va strappato di mano e restituito ai legittimi proprietari, e allora hai voglia a fare bizze.

Perché la "democrazia" o è progressiva, quotidiana, comunarda, in perenne espansione e continuamente, ubiquamente esercitata, o non è. Non vive, se braccia forti e decise non la nutrono e la crescono ogni giorno nell'unico luogo dove essa sorge: la società. Perché Stato e istituzioni sono scatole vuote, riempite solo dai riflessi della battaglia che si gioca altrove: quella di classe. Stiamo perdendo quest'ultima. Ma continuiamo a tenere gli occhi solo sul suo vano riflesso politicheggianteMissione compiuta, Lorsignori.

Niccolò Bassanello

Ragazzi, so che mi ero preso un mezzo impegno di scrivere un articolo sull'elezione del Presidente della Repubblica.  Ma veramente sono troppo basito.  A questo punto credo che "Jabberwocky" tradotto in calmucco avrebbe più senso di ciò che è realmente successo. E io non so il calmucco.

Yuri Borgianni

Ho l’immenso timore che in molti, sinistra e comunisti, stiamo sottovalutando alcuni pericoli che ci troviamo di fronte. La rielezione di Napolitano, la riaffermazione dell’uomo forte, la dimostrazione plastica dell’impossibilità per nessuna coalizione di governare da sola (nemmeno con i lauti premi del porcellum) potrebbero portarci dritti ad un Governo di scopo che abbia come priorità una svolta presidenzialista per il Paese (“le riforme di cui il Paese ha immediato bisogno”). Dall’altro lato, le scorciatoie della piazza (con cui certo abbiamo tanti valori da spartire) scesa a sostituirsi al Parlamento per invocare un nome per il Quirinale (peraltro sicuramente il migliore garante della Costituzione tra i nomi circolati nei giorni scorsi), rappresentano un’architettura solida su cui costruire senza troppe resistenze una terza Repubblica dove si superino i soggetti destinati al ruolo di mediazione tra le parti e costruzione del dibattito (partiti, sindacati, poteri locali ed altri corpi intermedi).

Da un altro punta di vista, mi sembra si stia aggravando l’incapacità diffusa di legare le forze politiche (e i gruppi al loro interno) agli interessi ed alle culture che esse rappresentano. I militanti del PD che occupano le proprie sedi per le decisioni scellerate del proprio partito (ed a cui, per chiarezza, esprimo la mia vicinanza) credo si siano persi qualche spezzone di film. Il programma del PD, il suo sostegno a Monti ed alle sue porcherie, le relazioni tenute da Bersani durante la campagna elettorale, le candidature cisline e confindustriali, etc. etc. sarebbero stati traditi votando Rodotà e non certo sostenendo Marini-Prodi-Napolitano, ovvero quegli uomini del tutto omogenei alle compatibilità neoliberiste. Così come è sintomo di un gravissimo ritardo culturale (tanto per tornare nella nostra disastrata casa) additare i dirigenti PD (ammesso che questa sigla abbia ancora un senso) come uomini cattivi o insensati per aver fatto le scarpe ad un candidato della loro parte ed aver preferito l’inciucio con Berlusconi: “Cordiali saluti all’analisi di classe”.

Rimbocchiamoci le maniche, fintanto che abbiamo una camicia da indossare.

Roberto Capizzi

Meglio meno ma meglio

Alessandro Pascale

Che il Presidente della Repubblica sia ancora Napolitano è un dato che fa emergere palesemente che le forze della conservazione sono quasi totalitarie nel Paese, e comprendono quel PD che moltissimi, a torto, continuano a vedere come l'erede del PCI. Il PD ormai è un organo della borghesia al pari degli altri partiti di centro e di destra. Cambiano le sfumature ma la sostanza è questa. Bisogna rimettere all'ordine del giorno un soggetto di classe che faccia propria l'analisi marxiana del Capitale e che si ponga l'obiettivo di superare il capitalismo. Il che si può fare solo ricostruendo un partito comunista degno di questo nome. Punto. Chi si ritiene "progressista" deve mettersi in testa queste cose, altrimenti ci saranno altri 30 anni di sconfitte. 

Irene Polverini

"Ora se c'è una cosa amara, desolante
è quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro movimento
Moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta
va bè, ma di morte lenta..."

Morire per le idee, Fabrizio De André

Stefano Cristiano

Dopo il varo del governo Monti, la nomina dei saggi e la rielezione di Napolitano nasce, questa volta sul serio, la II Repubblica: quella presidenziale. Riuscirà la sinistra a trovare il coraggio e l'intelligenza per costruire una opposizione politica, culturale e sociale a questa deriva? Se prevarranno settarismo, piccole rendite di posizione o egoismi di clan, temo che Weimar possa rappresentare qualcosa di più che un semplice episodio della storia.

P.S: Le razzie di Re Giorgio

Chiara Dal Corona

Nietzsche scriveva nella "Gaia scienza": <<Che accadrebbe se un giorno o una notte un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue abitudine e ti dicesse: "Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumeroveli volte e non ci sarà in essa mai niente di nuovo (...) e ogni cosa dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione..">>.

Ecco, a me pare di vivere un eterno ritorno dell'uguale. I soliti giochi di potere, le solite strategie, il solito incomprensibile correr (ancora) dietro a Berlusconi, le solite dinamiche di partito, le solite ipocrisie interne hanno per l'ennesima volta sacrificato il bene del Paese. Di nuovo assisteremo al ritorno trionfante di Silvio, che già salta gongolante e tronfio sul carro dei vincitori, di nuovo si aprirà il "governissimo" delle larghe intese. Non ho mai avuto fiducia in un partito ibrido come quello il PD, che accoglieva in sé democristiani della peggio razza o d'alemiani pronti alle alleanze più subdole, o ai vari veltroniani, fioroniani, renziani ecc... Ma stavolta ha toccato il fondo e sembra si sia quasi volutamente lasciato sprofondare verso il proprio suicidio, come se aspettasse solo l'occasione propizia per attestare "ufficialmente" il proprio rigor mortis. Hanno sbagliato tutto: grazie alla "logica delle loro logiche di potere" ci hanno condannati a rivivere il vecchio e a cancellare anche quel minuscolo residuo di anemica speranza (che esilmente sopravviveva) verso la possibilità di un cambiamento, per quanto magari minimo, di un barlume di futuro leggermente diverso.

Diletta Gasparo

"Di politica sapevo solo che se quando c'era Pajetta alla televisione dovevo stare zitto, altrimenti volava un coppino o uno scappellotto. Se invece c'erano Fanfani o Almirante volava un coppino se stavo ad ascoltare."

Piccola storia ultras, Offlaga Disco Pax

Immagine tratta da blog.libero.it

Ultima modifica il Domenica, 21 Aprile 2013 23:42
Beccai

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