Venerdì, 02 Agosto 2013 00:00

Immigrazione e razzismo, questioni sociali

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8 mesi di attività. Da dicembre 2012 a luglio 2013 abbiamo garantito l’aggiornamento quotidiano del sito e abbiamo appena stampato il secondo numero del mensile (“Immigrazione, una questione sociale”), mentre il terzo sarà pronto a fine agosto (“La sinistra dispersa tra lavoro e diritti”). Siamo a 70 abbonati. Dobbiamo arrivare a 140 per garantirci di fare pari con le spese di impaginazione e stampa. Vi chiediamo un piccolo sforzo, basta che ogni abbonato convinca un’altra persona. A settembre apriremo la nostra sede e sapremo garantirvi diverse proposte di iniziative e terremo la prima assemblea per soci e simpatizzanti. Un passo alla volta, senza fermarci. Vi proponiamo l'editoriale del secondo numero del cartaceo, scaricabile cliccando qui

"Bene, allora comincerò col dirvi che v'ingannate, tutti. La vostra esperienza sociale è falsa e priva di valore come il vostro modo di ragionare"

Jack London, Il tallone di Ferro 

Quasi tutti i ragazzi che portano avanti il progetto del Becco sono nati in famiglie che li hanno educati alla tolleranza e ai minimi principi di civiltà, antirazzisti e antifascisti. Non ci sogneremmo mai di discriminare qualcuno per la propria nazionalità, né ci scapperebbe la comune frase “rimandiamolo a casa”. Eppure questo ci rende forse meno in grado di contrastare la xenofobia e l’ignoranza, perché incapaci di comprendere fino in fondo quei meccanismi che portano a un qualunquismo tanto radicato in Italia (come in altre parti del mondo). Se sul piano etico sappiamo di misurare una distanza incolmabile, consci del fatto che la fraternità cristiana non basta (per non parlare dell’uguaglianza socialista), nemmeno unita alla consapevolezza del recente passato degli italiani come popolo emigrante, sappiamo anche che l’odio che porta alla guerra tra poveri soffia su disagio e sofferenze, da sfogare su dei capri espiatori perfetti al fine di sfogare il sentire comune, che non nasce per caso né è estraneo alle responsabilità della politica.

Nei prossimi numeri del mensile affronteremo il tema del lavoro e quello della mafia. Lo sfruttamento dei migranti non può essere concepito al di fuori della criminalità organizzata e di come questa opera all’interno del sistema economico, organicamente parte del tessuto italiano.

Forse un modo per avviare un convincente confronto con la pancia della “società italiana” può essere quello di mettere in ridicolo l’immaginario su cui si fondano i pregiudizi. Nel mondo esisterebbero paesi di buoni a nulla, che la sfortuna o l’incapacità degli abitanti ha condannato alla povertà. In tali contesti si organizzano migliaia di sfaccendati, il cui scopo è arrivare in Italia per sottrarre lavoro e ricchezze agli italiani, fin troppo tolleranti o troppo schizzinosi per accettare certi tipi di impiego. A questo punto chi non riesce a rubarci il lavoro, si mette direttamente a rubare, riempiendo le nostre carceri o occupando le case popolari con i troppi figli e la troppa povertà… perché i politici si sa, favoriscono gli stranieri e non badano al voto degli italiani. Sarebbe bene iniziare a deridere chi vede il mondo secondo questi schemi.

Esiste, altrimenti non sarebbe concepibile niente di ciò che è, un traffico di esseri umani che commercia anche in donne e bambini: da questa pratica si traggono profitti enormi, che fanno parte del sistema economico legale. Esiste la pratica degli eserciti industriali di riserva, della guerra tra poveri su cui si soffia per permettere all’odio sociale di garantire la frammentazione tra i più deboli e quindi il sistema di cose presenti. Esiste il disgraziato convinto che il problema sia il bracciante piegato a raccogliere cocomeri sotto il sole di agosto, anziché il compagno di scuola (magari) dirigente dell’azienda che aumenta i profitti sullo sfruttamento del migrante

La scelta del 5 Stelle di appoggiare la richiesta di dimissioni di Alfano e non quella di SEL contro Calderoli (a cui il ministro Kyenge ricorda un orango) è indicativa di un sentimento razzista purtroppo profondamente radicato in Italia, che quasi nessuna forza politica ha il coraggio di affrontare fino in fondo (nessuno si sbraccia sulle condizioni in cui vivono i reclusi dei CIE e su queste questioni il pontefice rimane curiosamente inascoltato, a differenza di quei temi ritenuti “etici”). 

Occorre comprendere con quali strumenti si può smontare il senso comune e poi scegliere una difficile battaglia quotidiana di egemonia… Speriamo di essere parzialmente utile in questa direzione, per quanto limitati siano i nostri mezzi e la nostra esperienza.

Immagine tratta da redbiancoenero.wordpress.com

Ultima modifica il Venerdì, 02 Agosto 2013 00:04
Beccai

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