Mercoledì, 25 Settembre 2013 00:00

Il disegno di Berlusconi: perché è pericoloso e perché è possibile

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In difficoltà anche sul terreno dell'equilibrio psicologico, data quella che appare l'impossibilità di evitare l'esecuzione delle condanne a suo carico, Berlusconi ha alla fine individuato un percorso possibile non solo di rilancio ma di rivincita. Il bombardamento quotidiano per via mediatica che parla del suo ingiusto martirio a opera di una proterva magistratura comunista e della conseguente lesione grave che subirebbe la democrazia italiana fa da necessario accompagnamento al disegno politico di rivincita: serve a tenere alta la tensione e la mobilitazione del suo elettorato e al tempo stesso serve a giustificare questo disegno.

Non solo: serve a occultarne agli occhi popolari portata e pericolosità, nel senso che il pettegolaio massmediatico che governa in Italia l'“informazione” appare quasi tutto concentrato sulle oscillazioni psichiche di Berlusconi, sull'“indignazione” di Santanché, Alfano, Cicchitto, ecc., trasformando così in una scemenza una battaglia politica che, come è sempre accaduto con Berlusconi, guarda a grandi obiettivi non solo personali.

Di che si tratta.

Dell'intenzione (tra l'altro dichiarata) di mettere nelle prossimi mesi sulla graticola Letta e PD, grosso modo, cioè, nel corso dell'itinerario della “legge di stabilità” (ovvero della legge che definisce le linee di bilancio dello stato) per il il 2014. Le linee sulle quali la graticola opererà sono due: abbattimenti fiscali di varia natura e rifiuto di rispettare i vincoli di spesa strettissimi che la più stupida Commissione Europea nella storia dell'Unione Europea si ostina a imporre all'Italia, avendo invece concesso agli altri paesi ogni tipo di possibile sforamento del 3% massimo possibile di deficit. Le due cose hanno un'evidente connessione: solo sforando questo limite all'indebitamento è possibile praticare l'abolizione definitiva dell'IMU (voti alla destra delle classi medie), il mancato aumento dell'IVA (voti alla destra della parte più povera delle classi popolari), la riduzione del cuneo fiscale (voti alla destra di operai, impiegati, piccola e media imprenditoria), oltre che una quantità misure di interesse popolare (a meno di tagliare ulteriormente spesa sociale, continuando quindi per questa via a danneggiare pesantemente le classi popolari).

Ma perché tutto questo metterebbe sulla graticola Letta e PD? È presto detto: perché Letta senz'altro, e di fatto, ovvero ufficialmente, il PD condividono due posizioni insensate: quel monetarismo liberista dei Trattati costitutivi dell'UE e che nella crisi sono stati rafforzati, invece che allentati, secondo i quali (contro il fatto che ogni evidenza dice l'esatto contrario) il “rigore” di bilancio sarebbe la via maestra per la ripresa economica italiana e l'alto debito ciò che la ripresa impedirebbe; e la sudditanza più strisciante nei confronti delle imposizioni della Commissione Europea, che del loro rispetto da parte italiana sta facendo, in buona sostanza, il nucleo della propria battaglia di immagine e di affermazione in Europa di un suo potere ormai logorato.

Se le cose si svilupperanno nei prossimi mesi come da copione berlusconiano, appena i sondaggi (verso primavera?) diranno alla destra che una quota oscillante o passiva di elettorato si è spostata verso di lei e che si potranno quindi vincere le elezioni, quale che sarà la legge elettorale, la spina al governo verrà staccata e si rivendicherà, con altissime probabilità di successo, l'andata immediata alle elezioni. Nel frattempo anzi il PD ci avrà messo abbondantemente del suo, oltre che per l'insensatezza del ragionamento (assolutamente falso) che “i soldi sono pochi”, anche per la sua incapacità di tutelare la sostanza democratica e sociale della Costituzione dinanzi a un pasticciato tentativo di manomissione, quindi per il fatto di combinare pure qui pasticci che disorientano e disarmano il popolo di sinistra, in ultimo anche per la sua infinita bega interna di purissimo potere indifferente rispetto a ogni contenuto.

E se la destra vincerà, Berlusconi rientrerà in campo alla grande, e non ce ne sarà per nessuno, dall'indipendenza della magistratura alla prima parte della Costituzione ovvero, in breve, alla democrazia.

Immagine tratta da www.unita.it

Ultima modifica il Martedì, 24 Settembre 2013 09:37
Luigi Vinci

Protagonista della sinistra italiana, vivendo attivamente le esperienze della Federazione Giovanile Comunista, del PCI e poi di Avanguardia Operaia, Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista. Eletto deputato in parlamento e nel parlamento europeo, in passato presidente e membro di varie commissioni legate a questioni economiche e di politica internazionale.

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