Giovedì, 12 Dicembre 2013 00:00

Per non sottovalutare il Movimento 5 Stelle

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Guardiamoci negli occhi e rispondiamo sinceramente.

I risultati delle elezioni di febbraio sono stati inaspettati e interessanti, e noi amanti della politica li abbiamo studiati con curiosità

Ci siamo interrogati sulle percentuali e le possibili maggioranze.

Ci siamo chiesti se fossimo di fronte a una rottura in continuità con quella che aveva portato alla seconda repubblica, o addirittura al preludio di una terza dai caratteri ancora da definire.

Soprattutto, abbiamo osservato con particolare attenzione il nuovo arrivato, il M5S, come se si trattasse di uno strano animaletto esotico. 

"È popolare o populista? È  di destra o di sinistra? Sopravviverà all'istituzionalizzazione?"

E per la seconda volta l'abbiamo sottovalutato.

Già i partiti, in fase di campagna elettorale, avevano commesso il grave errore di non capire che la vera battaglia riguardava il recupero di quell'alta percentuale di elettori disamorati della politica e indignati per la crisi economica che, senza un partito pronto a incalanare il loro malessere, probabilmente non sarebbero andati a votare. 

Il M5S l'ha capito ed ha abilmente sfruttato il disagio sociale, sapendo bene che il "NO" unisce molto più del "SI'" e che la rabbia non conosce distinzioni ideologiche.

Il risultato è quel 25% di voti a cui molti hanno guardato con sorpresa e scetticismo.

Il PD e l'ormai ex PDL hanno dimostrato fin da subito di non aver compreso che il confuso scenario uscito dalle urne era dovuto anche ai loro errori di valutazione e si sono arroccati in un'ostinata negazione della forza del M5S, convinti che bollarlo come populista un giorno sì e l'altro pure fosse sufficiente per arginarne il consenso.

I motivi che lo hanno portato ad essere il primo partito d'Italia sono rimasti ignorati e lasciati a crescere indisturbati. Forse nessuno ha mai realmente creduto che si trattasse di un fenomeno destinato a durare. 

Il M5S, in fondo, ha dimostrato di possedere molte caratteristiche in comune con i partiti populisti affacciatisi negli ultimi decenni sulla scena europea, e questo tipo di forze politiche finora ha lamentato una certa incapacità nel tradurre in concreto i propri programmi elettorali. Il movimento di Grillo, in particolare, avendo ottenuto voti non solo al centro ma anche tra l'elettorato di destra e sinistra, si basa su un consenso estramamente eterogeneo, in alcuni casi superiore al divario esistente tra i sostenitori del PD e di Forza Italia: basti pensare per esempio alle questioni economiche, sulle quali sono costrette a convivere le opinioni di liberisti e fautori dell'intervento statale. 

Tutti elementi che sicuramente non giocano a favore dell'istituzionalizzazione del M5S, ma che da soli non sono sufficienti per archiviare la pratica. Il rischio di ignorare la portata del fenomeno perché "può darsi che si tratti di un fuoco di paglia" è quello di accorgersi un bel giorno che invece non lo è affatto e che è troppo tardi per porvi rimedio.

A dispetto delle scommesse sulla sua tenuta, il M5S continua a mantenere saldamente le redini del proprio elettorato, privo di fatto di una reale opposizione. Forza Italia e il Nuovo Centrodestra, anche se c'erano pochi dubbi in proposito, stanno confermando la propria incapacità di andare oltre Berlusconi. Il PD pure. L'estrema sinistra, come Andrea nella canzone omonima di De Andrè, si è persa e non sa tornare.

La paralisi parlamentare fa il gioco di Grillo, che può contare sull'inerzia politica, oltre che sulla crisi economica, per far attecchire ancora più in profondità il suo messaggio di protesta. Neppure la deriva pseudo-fascista delle ultime settimane ha apparentemente intaccato lo zoccolo duro dei suoi sostenitori. L'invito a segnalare i giornalisti ostili al movimento, quasi in un nostalgico revival delle liste di proscrizione fasciste, e il recente appello rivolto da Grillo alle forze dell'ordine perché si schierino accanto ai cittadini nella rivolta contro le istituzioni delegittimate, sono stati accolti con favore dal popolo grillino, come dimostrano i tantissimi commenti entusiastici sul blog del loro leader. 

Per citarne alcuni tra i più significativi:

"È forse giunto il momento? E se veramente coloro che ogni mattina si alzano e rendono ONORE alla BANDIERA TRICOLORE si fossero stancati di assistere alla decadenza di questa NOSTRA meravigliosa NAZIONE? beh l'EUROPA e il MONDO INTERO avrebbero il piacere e l'onore di vedere il popolo italico che si rialza dopo decenni di schiavitù economica ,decadenza politica e perdita totale di identità nazionale."

"Finirà come nell'isola di pasqua, rimarranno solo i politici e gli impiegati statali che si mangeranno tra di loro, lasciando le ossa ai cani. Se non ci muoviamo subito a dar man forte ai forconi. Come si puo' far una rivoluzione civile ed educata? Rispettosa dei diritti altrui, quando contrastano con i nostri?"

Di fronte a commenti del genere, si ha la strana sensazione di essersi persi qualche puntata precedente. All'indomani delle elezioni di febbraio, in tanti hanno pensato almeno per un attimo che il M5S fosse un fuoco fatuo, buono forse per le tesi di laurea, ma destinato a scomparire senza troppe conseguenze. Era difficile prevedere che ci saremmo ritrovati con un partito al 25% che inneggia al colpo di Stato nel vuoto istituzionale, ma  l'errore di valutazione c'è stato e lo stiamo pagando molto caro.

Immagine tratta da livesicilia.it

Ultima modifica il Giovedì, 12 Dicembre 2013 11:06
Irene Polverini

Nata in provincia di Firenze il 3 ottobre del 1988, nel maggio 2012 mi sono laureata alla Facoltà di Scienze Politiche in Media e giornalismo e attualmente frequento la specialistica in Scienze della politica e dei processi decisionali. I miei interessi sono rivolti alla politica e all'arte in tutte le sue forme, in particolare alla letteratura, al fumetto d'autore e al teatro, che seguo e pratico da anni.

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