Cosa si cela dietro questo improvviso e, per certi versi, inatteso (e mezzo) passo indietro? È evidente che i vari ricorsi, promossi da associazioni, comitati e amministrazioni abbiano rallentato l’iter progettuale. Secondo l’azienda petrolifera lo sviluppo ora si concentrerà più che altro nella ricerca a terra; un parziale dietrofront figlio forse delle note vicende lucane dei mesi scorsi anche se si rimane nel campo delle ipotesi. La voce grossa l’hanno fatta immediatamente quei comitati e quelle associazioni che da anni contestano, nel merito e nel metodo, la gestione di questa nuova progettazione sulle coste del golfo di Gela.
Un comunicato odierno del Comitato No Triv Licata fa sapere che ENI, giustifica tale scelta con il ritardo accumulato nella realizzazione dell’opera, dovuto ai ricorsi amministrativi che, come noto, sono stati presentati grazie alle mobilitazioni e alle proteste che hanno interessato i territori coinvolti dal progetto e la comunità di Licata in modo particolare. La stessa ENI, a commento della nuove scelte, parla dei vantaggi derivanti dallo “spostamento a terra” delle trivellazioni anche in termini di riduzione dell’impatto ambientale, con riferimento al fatto che con la revisione del progetto non si avrebbe più alcuna struttura visibile dalla costa, ma anche minori emissioni e non vi sarebbe più alcuno scarico diretto in mare.
In altri termini, ENI ammette implicitamente che quanto i cittadini hanno sempre sostenuto con riferimento agli effetti delle trivellazioni fosse vero: impatto visivo, emissioni, scarichi diretti in mare, solo per limitarci a ciò che l'azienda petrolifera afferma espressamente. Ciò che sta accadendo, al di là di quelli che saranno i risvolti definitivi di tutta la vicenda, dimostra che attraverso la mobilitazione e la partecipazione attiva della popolazione, può essere ridiscussa e ribaltata ogni decisione. E questo è già per noi motivo di orgoglio e di immensa soddisfazione. Inutile dire che la battaglia contro la devastazione e il saccheggio dei territori non può dirsi conclusa. Anzi, riteniamo che questo risultato, debba essere da stimolo ad andare avanti e oltre.
Nulla è ancora certo ed ENI continua, con la sua ingombrante presenza, a tenere in ostaggio i territori, come dimostrano le recenti vicende della raffineria di Gela. Noi, come sempre, continueremo a esserci e a resistere. Un passo indietro che viene visto come una vittoria per la strenua opposizione ad un’architettura mai accettata dalle comunità di questa porzione di Sicilia, prova ne sia la grande manifestazione avvenuta a Licata (AG) lo scorso 9 Gennaio e la buona affluenza alle urne per la tornata dello scorso 17 Aprile. Un referendum, è giusto ricordare, praticamente “oscurato” dal dibattito pubblico e mediatico in generale.