La mia città
con il contributo di C. J. Starling
Quanto è bella la mia città
con le sue strade pulite e lucidate
e i netturbini sereni e disponibili
e i cassonetti tutti chiusi a chiave
- certo, alle volte c’è qualche sacchetto
che non c’è entrato, c’è qualche studente
che non fa bene la differenziata,
che la tessera della Geofor non ce l’ha,
e non avendola fomenta certamente
tutto il degrado e l’illegalità.
E il fascista cita Voltaire
Sorseggiando un osceno vinello
consumato da brame di trono
di verde vestito già cede al rovello
il tristo leghista che non ha perdono.
La bambina libanese
Al caldo del sole al mare,
alla Merkel e al vecchio reprobo Schäuble
scendeva la bambina libanese,
ed anche se fingiamo di compatirla
sotto sotto l’invidiamo, perché ognuno
di noi sbiaditi europei vorrebbe essere libanese
quando l’Europa ha colpe imperdonabili
cioè sessantacinque volte al mese.
(la notizia qui)
Viveva in un campo nomadi un bel maiale,
frugava col grugno sudicio nello strame,
passava i suoi dì sereno ed assai cordiale
attendendo di finire dentro un tegame.
Vedi la notizia riportata dal sistema di informazione qui
Allora è vero, ed aveva ragione
il buon Salvini, e noi non capivamo.
Quei negri™ indegni vogliono distruggere
la nostra civiltà, che è superiore,
e che sia superiore ben si vede
dal fatto che la criticano loro.
Nella nostra bontà, corroborata
da sorrisi papali e tolleranti
avevamo persino accettato
di offrirgli un posto nella nostra società.
Poi il posto non gliel’avremmo dato,
ma è il pensiero che conta, ben si sa.
E loro, o ingratitudine, che fanno?
Rifiutano le nostre tradizioni,
le nostre radici, che dal cristianesimo
vanno alla piantagione di cotone.
Non è schiavismo, è lavoro 2.0,
fate meglio a farvene una ragione.
Ma pulire le nostre civilissime strade,
in cambio di qualche piatto di zuppa sciapa
e una temporanea residenza
nelle nostre democraticissime contrade,
ohibò, non sembra accetto agli incivili,
ai negri™ che accogliam con carità;
e siamo buoni, ma ciò non ci va.
Volendo esser pagati, questi minano
le basi della nostra civiltà.
Gettiamoli nel buio e nel silenzio,
nei sotterranei delle nostre città
e della nostra immemore cultura.
Facciamone nemici, ricattiamoli
con il dubbio diritto di mendicare,
rendiamoli più poveri e più miseri,
poi lamentiamoci con grida vittimiste
se infine osano opporsi o criticare.
Chi bivaccava, al tempo degli incolti,
era chi forestiero, non accolto
agli astri freddi rivolgeva il volto
nell’aspettar la fine delle notti.
Il Becco è una testata registrata come quotidiano online, iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Firenze in data 21/05/2013 (numero di registro 5921).