Contrariamente al passato questa volta è stato dato l’assenso e per questo crediamo che la Regione Toscana “proprietaria dell'area” abbia in mente proprio la creazione di un precedente che possa nel prossimo futuro giustificare altri grandi eventi anche da sfruttare economicamente: questa è la ragione per cui pensiamo che si rischi di trasformare un parco naturale in un mero parco pubblico. Siamo convinti che la direzione del Parco avrebbe dovuto, a nostro avviso, prendere posizione contro l'iniziativa e non promuoverla, come si scrive nel comunicato ufficiale, definendola “un'occasione irripetibile di spiegare a 33.000 giovani quali sono i valori naturali e culturali del Parco e come si difendono e proteggono”.
In merito alle strutture, rimangono aperti tutti gli interrogativi che ci siamo posti fin dall'inizio: come è possibile gestire i rifiuti biologici di 33.000 persone puntando esclusivamente sui bagni chimici? Ne servirebbero centinaia. Come sarà possibile depurare le centinaia di migliaia di litri di acqua prodotte dall'utilizzo di lavatoi e docce? E chi fornirà l'acqua necessaria, visto e considerato che il mese di agosto, da anni, presenta sempre più forti criticità idriche?
Per quanto riguarda invece la preservazione dell'ambiente naturale, ci ha colpito la seguente affermazione: “le aree prative ed agricole occupate in quei giorni di agosto non subiranno particolari danni ambientali, perché in quel periodo non vi saranno molte emergenze faunistiche che vi sono invece in altri periodi dell’anno.”. È vero, in quel periodo la zona della Culatta e le aree agricole intorno ad essa non sono interessate da movimenti migratori nella quantità che riscontriamo in altri periodi dell'anno, alla fine dell'autunno e nella parte iniziale della primavera. Ma è altrettanto vero che quell'insieme di vita presente nelle zone agricole del Parco raggiunge nella zona in questione una delle sue massime espressioni.
La vicinanza dell'Arno, del fosso delle Cateratte e delle lame esterne favorisce una certa umidità anche nel periodo estivo garantendo di conseguenza una presenza significativa di micro organismi ed insetti: da ciò ne deriva una vivace attività faunistica, specialmente notturna, rappresentata da numerose specie di roditori, da piccoli e medi mammiferi predatori e da rapaci notturni. Con ciò vogliamo evidenziare che, anche nella Culatta, ci troviamo all’interno di un vero e proprio ecosistema che ha i suoi ritmi biologici e che come tale va riconosciuto e, di conseguenza, protetto. Non possiamo dividere la Tenuta di San Rossore in parti più o meno buone da un punto di vista ambientale: ogni settore della Tenuta si compenetra con gli altri in totale continuità e rompere l'equilibrio di uno di questi significherebbe danneggiare anche gli altri. Non possiamo accettare e non capiamo come sia possibile, che il valore di un territorio venga misurato esclusivamente con la presenza di migratori in determinati periodi.
Per concludere, chiediamo che tutti questi aspetti vengano presi in considerazione e che si agisca di conseguenza per trovare una collocazione più idonea per l'accampata. Non scartiamo eventuali collaborazioni fra ente Parco ed Agesci: è totalmente condivisibile la finalità di trasmettere ai giovani i valori naturali e culturali del Parco ma non può e non deve avvalersi di modalità che contrastano con la tutela ambientale e rischiano di danneggiare la stessa Tenuta di San Rossore, che rappresenta uno dei cuori pulsanti del nostro Parco Naturale. Gli strumenti devono essere adeguati alle finalità e non contrastarle nei fatti, come avverrebbe in questo caso.