Ciò che ha spinto Saverio a penetrare e cercare di sviscerare un po’ la contraddittoria realtà di questo movimento è stata, per sua ammissione, sia un’innata curiosità (dato che è sociologicamente interessante approfondire il fatto che così tante persone ogni anno si riuniscano a Rimini durante le giornate di meeting), sia perché l’argomento religioso lo ha sempre stuzzicato, sia perché – purtroppo – in Italia, che lo si voglia o no, dobbiamo necessariamente imbatterci in CL, così onnipresente in istituzioni di potere, di finanza e universitari (durante le elezioni universitarie quelli di Lista Aperta spuntano come funghi e anche con tutti gli sforzi possibili per evitarli, essi ti seguono e pedinano come un’ombra offrendoti tortine e caffè e chiedendoti come mai tu non voglia votare per loro) e farci i conti. Anche solo nel dibattito sulla sanità, sugli asili nidi, nei quali CL tenta di entrare invasivamente, non possiamo non prendere in considerazione l’esistenza di questo movimento, dal quale si forma molta dell’attuale o futura classe dirigente.
L’incontro con il comico toscano è iniziato appunto con la proiezione di due video che mostravano, rispettivamente, il meeting a Rimini del 2011 e quello, più recente del 2012.
Quello che appare è una realtà, che se non fosse drammaticamente vera e reale, farebbe soltanto ridere. Ma è un riso amaro, proprio perché adombrato dalla consapevolezza che sistemi e idee, pregiudizi, bigottismi che lì vi circolano cercano maledettamente di aprirsi sempre più varchi nel vivere quotidiano, come una subdola ragnatela, infestando la mentalità di molte persone,spesso molto condizionabili e “deboli” e manipolabili perché così poco avvezze ad usare ragione e pensiero critico. La cosa che più è lampante dai video è prima di tutto la straordinaria quantità di sponsor che nulla c’entrano con i messaggi di amicizia o amore che si finge di sbandierare: Nestlè (che, secondo i dati della moderatissima Unicef è responsabile, a causa del latte in polvere venduto ai bambini del terzo mondo, della morte di 1 milione e mezzo di loro, circa 12.000 a giorno!), Intesa San Paolo, Novartis, Alta Velocità, Eni (Paolo Scaroni, si ricordi è indagato per tangenti, va bene onorare il messaggio cristiano del perdono ma diventare ciechi di fronte a tutto magari no!), Finmeccanica e via discorrendo... Un gran bazar di poteri forti e marci che si stringono le mani in nome di qualcosa che resta un puro vuoto simbolo e che niente ha a che vedere con le tematiche veramente cristiane o comunque di fede. Non c’è traccia di cristianità in questo meccanismo che non si nasconde neanche troppo dall’impressione che sia soltanto un sistema a fini lucrosi, una macchina del potere – spesso corrotto – che produce e risputa denaro (fin dall’ingresso in cui il giornalino di radio Maria è gratuito, ma con contributo obbligatorio un po’meno gratuito!). Ciò che balza agli occhi è l’accozzaglia di simboli, di icone messe una accanto all’altra in una contraddizione a dir poco assurda, così che vediamo il volto incartapecorito di Maria Teresa di Calcutta sorridere benevolmente accanto allo stand di Confindustria o ai prodotti della Nestlè. Quasi a dire che tutto va bene, tutto è giustificabile, in questo sistema ridicolmente relativistico basato su un agghiacciante schizofrenia neanche troppo mascherata o dissimulata, almeno per pudore o per dare una buona immagine di sé, per fornire un minimo di serietà e credibilità.
Per non parlare poi dei partecipanti: a parte la sfilata dei vari Enrico Letta, Lupi, Mauri (il maggiore e diretto responsabile della firma sugli F35, più che ministro della difesa si direbbe ministro dell’attacco, cosa che contraddice l’idea di pace della cristianità), Formigoni (che al sarcastico saluto di Tommasi “ti è caduta una ricevuta”, non si astiene dal mandare il giornalista a quel paese), Monti ecc.. insomma, oltre a questi noti “vips” anche i vari personaggi intervistati mostrano, nel loro apparente candore e nella loro ingenuità quasi fanciullesca un che di sinistramente inquietante e pericoloso. Ragazzini imboccati che non sanno neanche il significato del termine castità (pur avendo preso l’impegno di astenersene), ragazzina che candidamente spiega quanto siano aperti dato che ad esempio lei e i suoi amici hanno un’amica di Azione cattolica e quindi non fanno discriminazioni; donne di ogni età che parlano dell’omosessualità come una malattia paragonabile alla pedofilia e che l’unico legame possibile è quello coniugale (ma allora se i gay si sposano va bene? chiede Tommasi “Noooo, non sia mai: coniugale si intende solo tra uomo e donna, tra omosessuali o lesbiche ci può essere al massimo un semplice affetto, se fosse dato loro il permesso di sposarsi la specie umana si estinguerebbe!), e soprattutto un prete che accusa il giornalista Tommasi di non aver letto bene il Vengelo perché lì si dice che Gesù appunto non era certo povero, ma anzi era molto ricco. Saverio spiegherà che anche se nel video non viene mostrata tutta l’intervista, quest’individuo intonacato avvalorava la sua tesi affermando come Cristo avesse una banca di cui Giuda era banchiere e che la sua tunica, essendo un pezzo unico era così preziosa, che dopo la sua morte se la giocarono a dadi.
Il primo video, racconta Saverio venne addirittura censurato, ma tale censura contribuì a far aumentare le visite, che si impenneranno esponenzialmente, fino ad arrivare ad una media attuale di circa 220.000 visualizzazioni. Oltre alla censura l’eretico giornalista è stato oggetto di feroci (o per lo più ridicoli) insulti da parte di alcuni membri di CL, alcuni dei quali, probabilmente per smorzarne e sdrammatizzarne la drammaticità di fondo, vengono riportati in apertura del libro: “spero che i cavalieri dell’Apocalisse ti falcino”; “In quello che hai fatto c’è lo zampino del diavolo”; “Non ho mai visto un giornalista mancare di rispetto alle persone, soprattutto a dei politici” ecc ecc.. Su quest’ultimo punto Tommasi tiene a spendere due parole ribadendo che l’idea che il giornalista non debba avere una linea e sia amico di tutti è aberrante. Scopo del giornalista non è quello di accattivarsi intervistati o politici, ma di pungolare, fare domande scomode se non addirittura un po’impertinenti, filtrare la realtà con uno sguardo indagatore, che sì, non distorce i fatti, ma comunque può dargli un colore secondo quelle che possono essere i suoi valori e le sue idee. Non può essere amico dei politici ma innanzitutto dei lettori. Purtroppo invece il condizionamento è continuo e ingerente, soprattutto da parte dei politici sul giornalismo.
Dopo la scioccante proiezione di questi “meeting dell’amicizia” Saverio prosegue affermando come la politica portata avanti da CL sia all’insegna di una metodica volontà di repressione dell’emancipazione sociale, culturale e dei diritti. Addirittura sbandierare la parola amicizia è fuorviante se si vede l’uso che ne viene fatto. Il concetto di amicizia si apre a questioni complicate e complesse, non scontate come può apparire a tutta prima. Purtroppo accade sempre più di frequente che oltre a vederci rubare le parole, i termini o a distorcerli (è il caso della guerra che, con l’intenzione di smorzare, ingentilire o peggio nascondere il suo carattere di aggressività e violenza, viene denominata “missione di pace”; o il caso del termine “nomadi” per designare Rom che oggi poco hanno di nomadismo). Stessa cosa accade in questo caso con il termine amicizia, parola bella, che evoca sentimenti di comunione, solidarietà, gioia, dolcezza, tenerezza, affetto e che invece viene manipolata per estrapolarne un significato distorto che risponde solo agli interessi nell’uso che se ne fa. L’amicizia diventa quindi il collante di una cerchia di persone che sposa determinati valori e che in nome di questa è pronta a chiudere entrambi gli occhi su tutto il marciume o le nefandezze commesse da alcuni “amici”, solo perché sono amici. Così vengono giustificate le azioni dell’“amico” Formigoni, che poverino, ha sbagliato ma va perdonato..d’altronde lo dice il vangelo (peccato che perdono e tolleranza valga solo per questi amici ciellini, mentre ai “nemici”omosessuali o ai giornalisti scomodi gli si manderebbero i cavalieri dell’Apocalisse a fulminarli!). È vero che CL non è una setta, non funziona come una loggia massonica e la selezione non rigida, chiunque potrebbe entrarvi (anzi, probabilmente si verrebbe accolti a braccia aperte, soprattutto se sei un figlio di papà o hai delle conoscenze molto in alto o rivesti incarichi e ruoli di potere) e non c’è violenza nell’affiliazione, tuttavia c’è un forte condizionamento psicologico, invasivo, pervasivo, quasi, forse, da indottrinamento o lavaggio del cervello (molti di quelli intervistati sembravano posseduti da qualche entità che parlasse all’interno del loro apparato fonetico).
Vi è insomma una selezione psicologica che alla fine spinge, forza a sposare certi ideali e a pensarla come vuole il movimento. Ad esempio, chi non prega viene discriminato o confinato in situazioni di disagio in cui si sente in indifesa e impotente minoranza e quindi alla fine è indotto a farlo perché gli vengono inculcati radicali sensi di colpa con l’idea del peccatore, della malattia, dello sbaglio che ti manderà all’inferno, della macchia che va purificata e lavata. Quello in cui crede Comunione e Liberazione sono per essa verità assolute, dogmi incontrovertibili e inamovibili, non solo le norme cristiane, ma soprattutto quelle ecclesiastiche (per esempio non dare l’Eucarestia ai divorziati, non celebrare matrimoni di persone dello stesso sesso, non concedere l’eutanasia... Cose che nelle sacre scritture in realtà non si trovano da nessuna parte), e credono all’obbedienza come fonte primaria di liberazione individuale. Tutto ciò che allora non corrisponde a queste verità assolute e dogmatiche impedisce questa stessa liberazione individuale. Anche questo termine, liberazione, ha perso i tratti originari di sinistra che esortavano una liberazione che però fosse collettiva, sociale, una liberazione della società dalle ingiustizie e dalle gerarchie. Fu nel 1954 che Don Giussani si appropriò di tale parola dando vita al movimento di CL e connotando il termine con il significato che conosciamo oggi, almeno in relazione a suddetto movimento. A causa di queste bombe psicologiche accese con le micce della colpevolizzazione forte, diventa impossibile ribellarsi. Basti pensare alle scuole superiori paritarie private, quando un ragazzino sbaglia, il professore gli fa cantare una canzonetta in rima davanti a tutta la classe al ritmo di alcune note per cercare grazie a quel susseguirsi cantilenante di frasi “purificatrici”il modo di superare ed espiare il suo errore. Secondo Saverio i ciellini sono bravi in questi giochetti psicologici, perché, ad eccezione degli scandali più eclatanti (che ahimè, come sappiamo sono tanti e l’ultimo, dell’Expo è sulle attuali pagine dei nostri giornali), si mantengono sempre sulla soglia della legalità.
Il movimento è provvisto anche di un “codice etico” che è stato firmato dai vari membri: tra le varie regole c’è quella che non bisogna esser vicini a pratiche abortistiche – arma che può esser usata nella forma che più piace – o ad esempio, sempre secondo un’altra delle norme di questo codice mor(t)ale (a mio avviso uccide metaforicamente la mente e la dignità dell’individuo), se un’insegnate ciellina di una scuola cattolica divorzia deve essere necessariamente licenziata.
Insomma, CL è una struttura di potere, verticistica (chi sta in alto fondamentalmente decide), che fino agli anni ’90 dominava quasi incondizionatamente nelle università e che fortunatamente, forse oggi, si sta un po’indebolendo, forse anche grazie alla “rivoluzione” della chiesa che Papa Francesco sta mostrando di portare avanti, interviene Fattori (candidato nella lista Tsipras in Toscana), presente al dibattito. Ma il movimento resta comunque una potente macchina finanziaria e ideologica, saldamente arroccata su battaglie anacronistiche (tipo il desiderio di mantenere i crocifissi nelle scuole), che brandendo le armi di concetti come amicizia, radici, identità, origini, tradizione, sbandiera una politica di intolleranza, chiusura mentale, ottusità intransigente, ovattata in una cecità pericolosa che limita e mortifica il progresso culturale e sociale di un popolo, del suo paese e dei suoi valori. Quelli che appunto dovrebbero essere messaggi d’amore, di pace, di rispetto per il prossimo vengono violentati e vituperati a favore di un’aggressività psicologica e morale che esclude e umilia chiunque non si attenga ai loro dogmi (molti lontani dai principi di fede e dai valori cristiani appunto), oltre a creare una rete di clientelismi e favoritismi, arrampicamenti sociali, scalate al potere, a ranghi e posizioni elevate, un sistema di corruzione e nepotismi, in cui circolano soldi sporchi e provenienti da fonti malate. Ma non c’è da rassegnarsi, c’è spazio di attivazione e cambiamento, c’è possibilità di un impegno a far sì che anche simili strutture, per quanto potenti possano cambiare... Altrimenti non resta che invocare i cavalieri dell’Apocalisse pregandoli di falciarle!
Questo con Tommasi è stato un incontro piacevole, che ha fatto ridere, grazie alla solita vis comica del relatore, mai scontata o volgare, ma sempre aggraziata, per così dire, intelligente, ma che ha fatto anche riflettere e un po’rabbrividire forse, di fronte a una parte – e non tanto piccola – di mondo che ancora pensa e agisce in un certo modo. Ma non c’è da rassegnarsi, c’è spazio di attivazione e cambiamento, c’è possibilità di un impegno a far sì che anche simili strutture, per quanto potenti possano cambiare..altrimenti non resta che invocare i cavalieri dell’Apocalisse pregandoli di falciarle! Sì, forse c’è spazio, anche fosse un piccolo antro, per il cambiamento, tenendo a mente che, citando le parole di Savero “i diritti sono come un raggio di sole e se io li abbronzo, a te non rubo niente”.