Se il centro è territorio dei turisti, pare giusto doverlo svuotare ancora di più, prediligendo il commercio alla cultura (e mettendoli in contrapposizione). Nella periferia di Firenze però le cose non vanno meglio. Il tessuto produttivo si sgretola sotto i colpi della crisi e di scelte industriali sbagliate.
Alla Seves i lavoratori si sono ritrovati in cassa integrazione per un anno e mezzo, tra il 2009 e il 2010; dopo sacrifici e mobilitazioni la produzione di mattoni di vetro di eccellenza è ripartita, salvo ritrovarsi di nuovo con il forno spento e la cassa integrazione. Le speranze sono per la vendita ad un nuovo acquirente, che sia capace di offrire garanzie di continuità e non decida di abbassare la qualità dei prodotti, spostandosi su un mercato dove le competenze e la professionalità dell’impianto fiorentino finirebbero per essere più un peso che un valore.
Anche i lavoratori della Sun Chemical vengono da un periodo di cassa integrazione, aperta nel 2009: ci si interroga però sul perché della imprevista e rapida decisione di chiusura dell’impianto di Firenze. La crisi, che riguarda anche il settore degli inchiostri, non basta come giustificazione. Nel corteo si sente apertamente parlare del dissequestro dell’area di Castello e dell’esclusività della fabbrica fiorentina, rispetto agli impianti di Torino e Milano che invece sembrano trovarsi in “un’isola felice dove la Sun Chemical non viene attraversata dalla crisi”.
Nel corteo anche una parte dei lavoratori della Ginori, mancano i Cobas, presente la Cgil.
L’idea di autogestione degli impianti produttivi è molto lontana. I lavoratori qui sembrano sperare più nelle istituzioni (provinciali e regionali) come garanti per la cessione delle attività a nuovi proprietari. Il dissequestro dell’area di Castello spaventa molti, non sono i lavoratori della Sun Chemical. In molti temono che la speculazione sui terreni si imponga sul lavoro.
La connotazione politica della piazza, in cui sfilano 500 lavoratori e cittadini, è molto forte, rispetto al solito, anche se mancano le bandiere. Sugli striscioni si vedono le sigle di Cgil e Cub, sono presenti Mauro Fuso (segretario provinciale della Camera del Lavoro) e numerosi esponenti del governo locale del Partito Democratico. Assente ovviamente il sindaco, non mancano i consiglieri di Sinistra Ecologia e Libertà e Rifondazione Comunista (vengono distribuiti anche volantini del Partito dei Comunisti Lavoratori).
In piazza c’è molto Partito Democratico e molta Cgil, è una piazza diversa da quelle dei lavoratori di Careggi o del pezzo maggioritario della Ginori. Manca però Renzi, ovvero il candidato che sembra l’unico capace di portare il centrosinistra al governo. Un centrosinistra lontano dal sindacato e dai “privilegi” delle tutele sociali. La scommessa sul governo amico di molte parti sociali è stata persa. E non ci sono colpe da dare alla sinistra definita radicale, sparita in cifre inconsistenti o comunque incapace di essere sponda politica per le varie vertenze.
I lavoratori si trovano nuovamente isolati rispetto al Parlamento. Finirà che non si potrà mangiare neanche con il lavoro. Si salverà solo il turismo?