Nel pomeriggio del 20 hanno manifestato sotto palazzo vecchio i Cobas ATAF regalando al sindaco di Firenze, Matteo Renzi, un libro di barzellette, poiché in seguito alla dichiarazione informale dell’esubero dei lavoratori Renzi aveva risposto: “barzellette”.
Ed eccole le barzellette: l’azienda Ataf Gestioni che si occupa del trasporto pubblico fiorentino ha annunciato in data 20/12 un piano industriale che prevede 194 esuberi su di un personale di 1181 dipendenti e con l’aumento del costo del biglietto singolo da 1,20€ a 1,50€ e un aumento del 10% del prezzo degli abbonamenti. Di questi 194, 59 sono autisti e 135 sono personale che lavora a terra.
Il fatto però che aggrava la condizione dei lavoratori è la mancanza di ammortizzatori sociali. L’azienda si giustifica dicendo che la perdita annua è di circa otto milioni e mezzo e che, con il piano appena annunciato, sarebbe previsto un risparmio annuo di circa sette milioni di euro. Insomma la politica dell’azienda è chiara: trasformare quello che dovrebbe essere un servizio al cittadino, in uno strumento finalizzato al profitto che oltre ad aumentare i prezzi diminuisce l’offerta a quei cittadini che non abitano vicino al centro e che perciò devono ricorrere a mezzi privati.
La domanda che ora sorge spontanea è: come mai non sono previsti ammortizzatori sociali? I fondi che servono come sostegno ai lavoratori esuberati dovrebbero essere contrattati dall’azienda nel caso sia previsto nel piano industriale il reintegro dei lavoratori dopo un certo periodo di tempo, ma il problema è che nel piano industriale questa ipotesi non sembra essere considerata, ed è solamente previsto il possibile trasferimento di alcuni degli autisti esuberati in Germania e in Italia.
L’azienda può permettersi questa condotta autoritaria che esclude lavoratori e sindacati, poiché sin dal bando di gara per la privatizzazione dell’azienda, che adesso è sotto BusItalia, era assente la clausola sociale la quale avrebbe abbassato il prezzo di vendita dell’azienda pubblica. La RSU aveva già previsto e annunciato che sarebbero state queste le conseguenze della privatizzazione dell’azienda e ora si attendono risposte dalle istituzioni, comune e regione, per cercare di alleviare il disastro imminente.
Il rottamatore è andato rivendicando la vendita del servizio del trasporto, un po' accusando la Regione, un po' descrivendo il trasporto pubblico come un peso per le casse comunali . Ataf è così finita nelle mani di Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie, rinviato a giudizio in questi giorni per la strage di Viareggio. Ottimo risultato.