Invece ieri mattina, alla notizia che il Tribunale di Firenze avrebbe affrontato la questione, una parte dei lavoratori si è data appuntamento alle 9 al presidio indetto dai COBAS davanti al palazzo di giustizia di Firenze, mentre un’altra parte era rimasta in fabbrica a fare assemblea: entrambi in attesa speranzosi in una decisione del Tribunale che assicurasse loro la possibilità di continuare a lavorare attraverso l’ammissione del concordato preventivo. Verso le 10 e un quarto si è sparsa la voce che affermava il decreto del giudice di fallimento: la folla di operai e persone andate a portare la loro solidarietà si è riunita incredula attorno a Giovanni Nencini, esponente dei COBAS. Una chiamata dietro l’altra in conferma delle voci, ma non è passato nemmeno un quarto d’ora che è giunta la notizia ufficiale: il Tribunale di Firenze ha decretato l’inammissibilità del concordato preventivo e il conseguente fallimento della Ginori. Tra i lavoratori sconforto e rabbia: “Ma come è possibile una sentenza del genere – afferma Serena Fabbri, una lavoratrice della RSU Ginori – se c’erano già 9 ordini ed era stato previsto addirittura un piano di formazione professionale da 25.000€!”
Le cause della mancata ammissione del concordato preventivo vanno ricercate nel mancato ritiro dell’istanza di fallimento da parte di un creditore privilegiato, Filippo Pasquini, che secondo i COBAS avrebbe dovuto avere interesse maggiore nel rilevamento, piuttosto che nel fallimento dell’azienda fiorentina, nonostante sarebbe stato rimborsato al 100% in caso di fallimento dell’azienda, poiché, come detto, erano già presenti investimenti consistenti che avrebbero garantito la ripresa dell’azienda, e quindi profitto costante nel tempo. Restano quindi ignote le manovre che stanno dietro a questa faccenda.
I lavoratori hanno dato il via ad un corteo fino alla sede della regione Toscana, dove è stato assicurato loro che avrebbero incontrato il presidente della regione Toscana Enrico Rossi. Successivamente sono tornati alla Ginori per iniziare la protesta occupando la fabbrica. La mattina seguente sia Enrico Rossi che l’assessore Gianfranco Simoncini hanno incontrato i lavoratori facendosi garanti della situazione, affermando che, nonostante non sarà possibile fare ricorso sulla sentenza del tribunale, saranno organizzati un bando ed un'asta per la vendita dell’azienda. I lavoratori affermano voler occupare lo stabile fino al 15 gennaio, data in cui dovrebbe ripartire il processo produttivo per i tre mesi successivi, al termine dei quali avverrà l’asta e la vendita dell’azienda. C’è una settimana di tempo per il bando e fortunatamente Lenox e Apulum sono intenzionate a parteciparvi, si spera che al termine dei tre mesi si posa dire “scampato pericolo”.