wLa proprietà della storica azienda fiorentina che produce mattoni in vetro, ha richiesto, in data 20/11/2012, la cassa integrazione ordinaria della durata di 13 settimane a partire dal 10 dicembre, per 97 dei 107 lavoratori dell’impresa con l’intenzione di spegnere il forno il 10 dicembre. Il rischio è che, come teme la RSU della Seves, al termine della cassa integrazione non venga riacceso il forno e quindi non sia assicurato il reintegro dei lavoratori e la ripresa della produzione.
Già alla fine del 2010 e nel 2011 è stata combattuta dai lavoratori una dura lotta per evitare la chiusura e la delocalizzazione dello stabilimento, e sembrava che le cose stessero andando per il verso giusto e adesso sono di nuovo punto e accapo…
In seguito all’interrogazione immediata agli enti locali (comune e provincia di Firenze, regione Toscana) dei consiglieri provinciali Andrea Calò e Lorenzo Verdi (Rifondazione Comunista) di fare chiarezza su questa faccenda, Dario Nardella (il vice sindaco di Firenze ), Stefano Saccardi (assessore alle politiche del lavoro), Federico Gianasi (presidente del Quartiere 5), insieme a Mauro Fuso (segretario della Camera del Lavoro), hanno incontrato le Rsu della Seves, e sia lavoratori che istituzioni ritengono ”inaccettabile l’ipotesi dello spegnimento del forno”.
Ma qual è il vero problema? Durante il tavolo della crisi del 29/11 i vertici dell’azienda hanno spiegato che il rischio di fallimento sarebbe alla base dello spegnimento del forno e che quindi hanno bisogno di contenere i costi. Ma il mantenimento del forno ha un costo del 3,5% del fatturato della Seves di Firenze, perciò la giustificazione dei costi elevati sembra avere poco senso dato che il gruppo possiede più una dozzina di stabilimenti, dei quali quello di Firenze è uno dei più piccoli. Durante questo incontro è stata fatta notare l’inconsistenza di questa motivazione e l’azienda ha detto poi che in realtà ci sono dei problemi industriali e di vendita del prodotto. Alla fine dell’incontro i lavoratori hanno ottenuto dall’azienda la promessa che fino al tavolo regionale, che si terrà tra qualche giorno, il forno sarà mantenuto in funzione.
I lavoratori si sono subito mobilitati con una manifestazione in piazza Dalmazia il 23/11 e con un presidio il giorno stesso del tavolo della crisi in via Cavour e hanno chiesto fin dall’inizio e chiedono tutt’ora un piano industriale serio e chiaro che includa lo stabilimento fiorentino, il quale eccelle per la qualità del prodotto, e che punti sul lungo periodo alla ripresa dell’azienda.