Un'ulteriore novità, in seguito a quella del contratto, è quella dell'introduzione dei tablet per il personale che lavora sul treno: se apparentemente “sembra bello avere un aggeggio tecnologico anche sul posto di lavoro”, è importante notare che in molti non c’è la coscienza di come in realtà il tablet sia un vero e proprio strumento di controllo del lavoratore. “Ad esempio possono vedere in ogni momento quale applicazione installata stai usando” e in caso di incidente questo potrà essere uno dei modi con cui l’azienda può eventualmente scaricare la responsabilità sul macchinista. Tramite i tablet è inoltre possibile visualizzare tutta una serie di documenti, comprese le buste paga, e “le varie informative che prima ti davano col cartaceo, adesso te le mandando direttamente sul tablet, forse è più comodo perché prima s’andava in giro con una barcata di fogli, però è successo che al posto della firma adesso basta premere il pulsante -accetto- per la presa visione. Questa cosa viene un po' presa sotto gamba, poiché ai fini legali conta come una firma”. Si ritorna così al discorso sullo "scarico" di responsabilità, oltre al fatto che questo porterà ad una distruzione dei posti di lavori in segreteria: “quando accadeva che per un infortunio uno non poteva lavorare sul treno per un po’ di tempo, se prima veniva messo in segreteria fino a che non si ristabiliva, d’ora in poi cosa succederà?”. Importante è anche il fatto che adesso non c’è la registrazione della presenza per cui c’è una maggiore “libertà” allo scopo di desindacalizzare una categoria storicamente avanti da questo punto di vista, “chi ha il culo sudicio non può chiedere diritti”, cioè chi non fa per bene il proprio dovere non è poi nella posizione di chiedere diritti ed è quindi meno propenso ad unirsi ad eventuali lotte sindacali.
Sono stati introdotti anche i ticket, ovvero i buoni spesa per mangiare, che sostituiranno così la convenzione con le mense. “Anche questa è un po' come con i tablet, sembra una buona cosa ma non lo è: innanzitutto non è che si può andare a giro con il sacchetto del mangiare e poi con i 7 euro e passa che dà il ticket di buono non ci fai il pasto completo – primo, secondo, contorno e frutta - che invece offre la mensa”. Insomma lo scopo di questa manovra è quello di far chiudere le mense, cioè quello di togliere un servizio utile ai lavoratori, al fine del risparmio: chiaramente le mense costano allo stato gli stipendi di chi ci lavora, i contratti con i fornitori alimentari, la manutenzione dei locali ecc...
Parlando di mangiare, oltre alla fame, è venuto fuori spontaneo l’argomento alcol, “è stato vietato completamente il consumo di alcol, da italiani un bicchiere di vino a pranzo o a cena chi non se lo fa? E poi scusa, ma se vieti di bere è perché si pensa che non siamo in grado di regolarci, e allora come si può pensare che siamo anche in grado di guidare un treno?”
Il contratto di settembre 2012 è stato accettato dai sindacati confederali (CGIL, CISL e UIL) con la stessa scusa di quello precedente del 2003 (con il quale si è passati dalle 8 alle 10 ore lavorative), cioè che la liberalizzazione delle ferrovie che avrebbe fatto accedere anche aziende private al trasporto di merci e persone, favorendo così la competizione e quindi portando dei benefici anche ai lavoratori. “Il problema è che le altre imprese non sottostanno allo stesso contratto delle Ferrovie dello Stato, per cui, soprattutto per quanto riguarda il trasporto merci, assumono magazzinieri come macchinisti, pagandoli quindi di meno, deprofessionalizzando e desindacalizzando così il mestiere del macchinista. L’ex ministro dei trasporti Matteoli aveva fatto approvare una legge che prevedeva l’estensione del contratto delle Ferrovie dello Stato anche per le nuove aziende ferroviarie, ma durante il governo Monti è stata abrogata”. Ci sono stati scioperi a favore del contratto da parte dei confederali, mentre inizialmente l’Or.S.A. trasporti (Organizzazione Sindacati Autonomi e di base), sindacato specifico di coloro che lavorano nei trasporti, aveva scioperato per un contratto diverso, ma alla fine hanno firmato anche loro il contratto proposto dall’azienda, per cui “c’è la necessità di un sindacato specifico ed esclusivo per la categoria dei macchinisti, non per corporativismo, ma si hanno maggiori responsabilità per cui, ad esempio, gli interessi sindacali di un capotreno e di uno che lavora in ufficio non sono gli stessi di quelli di uno che lo guida il treno”.
Immagine tratta da: www.avellinesi.it