Sabato, 07 Maggio 2016 00:00

La sinistra mette tristezza?

Qual è il rapporto tra potere e comunicazione? Ne hanno discusso sabato 16 aprile presso il Circolo Arci di San Niccolò, Dmitrij Palagi (segretario PRC Firenze), Elisa Battistini, giornalista e critica cinematografica, Sara Nocentini, già assessora alla Cultura della Regione Toscana, Valentina Bazzarin, ricercatrice di scienze politiche presso l’Università di Bologna e Leonardo Croatto (FLC-CGIL Firenze) durante l’iniziativa dal titolo “La sinistra mette tristezza?”, ripreso da una citazione di Stefano Benni.

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Mercoledì, 04 Maggio 2016 00:00

Sulla verticalizzazione del governo delle cose

Leonardo Croatto per il numero cartaceo È la libertà che guida il popolo, dicembre 2015

La scuola

Recentemente è stata approvata l'ennesima “riforma” della scuola, su linee leggermente diverse da quanto era circolato nelle bozze che circolavano nei mesi passati. Ci eravamo già occupati, in un articolo pubblicato sul nostro sito web, della versione embrionale di questa “riforma”, partendo proprio dall'abuso del termine “riforma”, che caratterizza ogni atto normativo di importanza anche modesta degli ultimi governi.

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La tragedia di Parigi e la comunicazione monodirezionale

Che sia perché in assenza di un sistema di informazione degno di questo nome che tutti noi ci sentiamo in dover diffondere il proprio verbo personale? O forse perché semplicemente il buon Umberto Eco un po’ di ragione ce l’aveva pure lui? Resta comunque il fatto che da venerdì scorso, in seguito al massacro perpetuato a Parigi, in centinaia, forse in migliaia si sono sentiti in obbligo di far conoscere al mondo il loro pensiero.

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Giovedì, 08 Ottobre 2015 00:00

Le parole sono importanti

Apri il Sole 24 Ore, il giornale dei padroni italiani per antonomasia, e vedi una foto di Giuseppe Di Vittorio.

Ti incuriosisci all’articolo e vedi che è Roberto Napolitano che inveisce, letteralmente, contro i sindacati che hanno fatto saltare il tavolo con Confindustria. Perché, stando a quanto dice Napolitano, Di Vittorio è stato un vero leader, uno audace, che ha sempre creduto nel dialogo e che ha fatto scelte controcorrente per il bene del Paese mentre oggi 'sta gentaglia che gestisce i sindacati ha addirittura “costretto alla rottura un imprenditore come Giorgio Squinzi che ha sempre creduto nelle relazioni industriali” e ciò ”vuol dire aver smarrito il senso della storia”.

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Domenica, 08 Giugno 2014 00:00

Dopo settanta anni rinasce Radio CORA

Radio CORA. A tutti a Firenze questo nome risulta familiare. Un po' forse perché rimanda ai tanti nomi tipici che sentiamo spesso urlare per le nostre strade, un po' perché ricorda un grande esempio di valore e coraggio.

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Giovedì, 30 Gennaio 2014 00:00

Internet ha ucciso il comunismo

“L'introduzione del computer nel lavoro non è riuscita a realizzare l'aumento di produttività atteso (forse Tetris era parte di un progetto segreto dei sovietici per fermare l'economia capitalista)"

 

«L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet» è un libro del 2011, scritto dal sociologo Evgeny Morozov. L’autore, nato in Bielorussia nel 1984, ha portato avanti gli studi universitari fuori dal suo paese, grazie a una borsa di studio della Open Society Foundation (presieduta da George Soros), ed è attualmente professore invitato alla Stanford University. Ha collaborato con le organizzazioni non governative che sostengono la “libera informazione” nei paesi dell’ex Unione Sovietica. 

Nel suo libro definisce Angela Davos una “controversa attivista” e invece non dubita delle giuste finalità della blogger anticastrista Yoani Sánchez (anche se ne contesta l’efficacia). L’impostazione delle argomentazioni dà sempre per scontata la necessità di esportare il modello democratico occidentale negli altri paesi, da quelli dell’America Latina alla Cina.

Un giovane conservatore con discutibili idee politiche. Questo impedisce di rimanere avvolti completamente dalla scrittura brillante e dall’efficace impostazione delle argomentazioni. 

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Martedì, 29 Gennaio 2013 00:00

Informazione è politica

United Colors Of Commons, il titolo di una tre giorni organizzata per “rigenerare dal basso una nuova idea di società”, al Colorificio Liberato di Pisa. Numerosi gli spazi di riflessione, iniziativa, socialità e dibattito, per provare a tenere insieme una visione di insieme, fatta di proposte ed esperienze concrete.

Come Il Becco siamo stati invitati a partecipare all’appuntamento di sabato (Disinformiamoci: tracce di ricerca per un'informazione desde abajo). Ovviamente eravamo presenti, anche durante gli altri giorni, per ascoltare e capire. Abbiamo preferito non intervenire direttamente perché poco è il vissuto da raccontare e molto è quello che dobbiamo capire, rispetto alle nostre possibilità e capacità.

Molti gli elementi utili che sono emersi, anche in relazione al nostro progetto, a partire dal ruolo di internet (“come il meteorite per i dinosauri, rispetto alla carta stampata”, per usare le parole di Ramonet che sono state citate).

Gli esempi concreti sono molti e altri vengono richiamati (come nel caso di la Repubblica, nel pieno della crisi della carta stampata ma incapace di andare in attivo anche con il proprio sito, nonostante le numerose visite). La chiusura di Carta, Liberazione e la situazione de il manifesto raccontano di un terremoto che ha fatto crollare anche un pezzo della sinistra italiana.

Gigi Sullo (DKm0) parla di un modello che deve essere completamente ripensato, creando proposte editoriali che abbiano il loro cuore sul web e utilizzino il cartaceo come stampella o supporto (evitando la trappola della distribuzione nelle edicole).

Gli fa eco Anna Pizzo (sempre di DKm0), che torna sulla necessità di rinunciare a quelle che chiama "resistenze culturali e ideologiche del mondo dell’informazione", evidenziando la peculiarità di una filiera i cui meccanismi sono di difficile comprensione e sostanzialmente non controllabili.

Il Collettivo Desinformemonos esce dall’Italia, descrivendo un progetto che dal 2009 ad oggi ha messo insieme giornalisti, attivisti ed intellettuali dei movimenti sociali di molti paesi nel mondo (dal Messico all’Italia, dal Giappone alla Grecia, passando per quasi tutti i continenti). Il punto di forza è il rifiuto del potere, attraverso un giornalismo di base che rifiuta il principio della neutralità (e quindi dell’obbiettività), facendo della comunicazione anche una forma di organizzazione delle varie forme di resistenza e protesta.

Ci sono realtà di “altra economia” (Comune.info) che hanno sentito la necessità di non farsi raccontare ma dirsi direttamente, creando una comunità virtuale che è rete di esperienze e non soggetto, necessaria per superare definitivamente l'idea di chi crede che forme di economia alternative siano un passatempo, anziché un’alternativa. Ci sono poi esperienze di “altra politica” (AltraCittà), nate nelle politiche amministrative, fuori dai partiti. In entrambi i casi emerge la necessità di uscire dall’arcipelago di “isole”, provando a costruire un sistema che viva nella complessità delle numerose esperienze nate, guardando a un modello di sostenibilità economica fatto di appuntamenti di autofinanziamento e sottoscrizioni che facciano dei lettori parte attiva (coinvolta) dei progetti di informazione e comunicazione.

Vilma Mazza interviene per Global Project ma ha una storia che viene dalle radio libere. Insiste sulla necessità di utilizzare la multimedialità, facendo dell’informazione di parte una pratica capace di finanziarsi con appuntamenti come quello del festival di Sherwood, che ha dietro 30 anni di attività.

Si evidenzia la necessità di non rinchiudersi nell’illusione dell’autosufficienza, accentando l’idea della parzialità di ogni progetto, da collegare ad altri, rifiutando la pratica dell’autoinganno, che talvolta accompagna alcuni movimenti.

IlCorsaro.info evidenzia il rischio di far dipendere l’informazione da singoli canali economici: se agli inserzionisti pubblicitari si sostituisce un partito o un movimento, il problema del riferimento ai finanziatori, anziché ai lettori, resta immutato.

Altri interventi (come quello legato alla Val di Susa) hanno toccato il tema della territorialità.

Sono poche le risposte definite che sono emerse, su come definire il mestiere del giornalista e come rendere praticabile l’informazione come professione, senza diventare voce di qualche padrone. Il quadro sullo stato attuale è però stato disegnato in modo preciso. Comprendere la realtà e riuscire a porsi le domande giuste è il punto di partenza per ottenere delle risposte.

Pubblicato in Toscana
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