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Lunedì, 18 Maggio 2015 00:00

Cronache dal Salone del Libro #1

Di Luca Onesti

Cronache dal Salone del Libro #1

Sabato 16 maggio - Quando ho parlato alla redazione de Il Becco della mia idea di seguire il Salone del libro di Torino, avevo pensato di scrivere ogni giorno, a fine giornata, un articolo che fosse un resoconto degli incontri fatti con autori ed editori, e di alcune delle tantissime conferenze che avrei seguito (e molte me le sto perdendo, ad esempio poco fa, mannaggia, ho perso quella di Gianni Mura) in questa che è la più grande fiera del libro in Italia. Poi, come era anche prevedibile, ho ridimensionato i miei propositi: il primo giorno ho dovuto pensare più a risolvere problemi pratici, orientarmi per la città (non ci ero mai stato), trovare un alloggio, ritirare l’accredito, ecc. E così la mia fiera del libro è iniziata venerdì, il secondo giorno, in cui però mi sono fatto trasportare da una conferenza all’altra, e da uno stand all’altro, dove, specie dopo una certa ora, dalle 18 in poi, c’è un clima che invoglia a fermarsi a parlare con gli editori. E un incontro tira l’altro.

Di Daniele Coltrinari

La prima volta fu nel 1975, la seconda quasi quarant'anni dopo, nel 2014. Se fossi venuto a conoscenza dell'avventura di Stefano Pacini, fotografo toscano, prima della pubblicazione dell'ebook 40 anni dopo la Rivoluzione dei garofani, questa storia sarebbe ora probabilmente all'interno del libro digitale.

A revolução está na rua è una mostra itinerante delle tue foto che dallo scorso anno, dopo l'esordio a Lisbona, ancora oggi gira per diverse città del Portogallo. 

Sono rimasto piacevolmente sorpreso, anche perchè forse abituato all'andazzo italico: nessuna cura della memoria storica, provincialismo, nepotismo, favoritismi, conventicole varie autoreferenziali, cialtroneria nella gestione degli spazi pubblici, fotografia intesa solamente come business spettacolare senza nessun rispetto per il lavoro oscuro, paziente, di tanti fotografi di reportage non illuminati dai riflettori. Sorpreso dunque, poi però, a mente fredda, e dopo aver visto come lavora il Centro Português de Fotografia, ho capito che qui ci tengono davvero alla memoria e semplicemente documentano con tutti i contributi che hanno raccolto, compreso il mio. Poi c'è stata la gioia di poter contribuire ad una mostra così importante, di un momento che ha segnato e cambiato la vita, me compreso.

All'ottava edizione del Festival del cinema italiano di Lisbona, 8 ½ Festa do Cinema Italiano vince il prémio do júri Anime nere di Francesco Munzi mentre la menção especial della giuria va a Le cose belle, di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno. La manifestazione, organizzata dall’associazione Il Sorpasso, in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura di Lisbona e l’Ambasciata italiana in Portogallo, quest'anno ha visto anche la partecipazione della Lucana Film Commission. Come nelle ultime edizioni, si è svolta principalmente nel Cinema São Jorge, situato nel centro della città.

di Daniele Coltrinari

La vera meraviglia è Alice

“Poi non si vergogna della sua età, delle sue rughe”. Si parla di Monica Bellucci, appena fuori da un locale, uno di quei posti meravigliosi, dove si conoscono musicisti e persone da ogni angolo del mondo. Un piccolo luogo situato nel cuore nell'Alfama, quartiere storico di Lisbona, dove le persone arrivano non prima dell'una di notte.

di Luca Onesti

Quest’anno la Mostra do Cinema da America Latina, organizzata dalla Casa da America Latina di Lisbona, è arrivata alla quinta edizione. È questa una delle poche occasioni in cui si può avere accesso ad un cinema vivo e di grande qualità come quello latinoamericano: il sistema di distribuzione cinematografico infatti  tende a nascondere interi continenti, riducendoli ai pochissimi autori o film che trovano una diffusione nelle sale europee. Quest’anno non ho potuto seguire la Mostra in tutte le sue giornate (si può consultare il programma completo cliccando qui) e, oltre a segnalare il bellissimo film cileno Las analfabetas (Cile, 2013, di Moisés Sepúlveda, nato come spettacolo teatrale e interpretato dalle stesse attrici, Paulina García e Valentina Muhr, è la storia di una donna analfabeta di 50 anni che prova ad imparare a leggere con l’aiuto di una giovane professoressa), mi limiterò a raccontare la retrospettiva che quest’anno la Mostra ha organizzato sul documentarista brasiliano Eduardo Coutinho, curata dalla programmatrice della Mostra Maria Xavier (l’abbiamo intervistata l’anno scorso per Sosteniamo Pereira, qui) in collaborazione con Nuno Sena (programmatore dell’IndieLisboa, abbiamo intervistato anche lui poche settimane fa per Il Becco, qui).

Di Daniele Coltrinari

Nella Competição Internacional vince il Grande Prémio Cidade de Lisboa para Melhor Longa-Metragem da competição Internacional Wang Bing di Fu Yu Zi, la Menção Honrosa va invece al film italiano Il Segreto di Cyop & Kaf mentre nella competição Portuguesa il Prémio Liscont para Melhor Longa -Metragem da Competição Portuguesa se lo aggiudica Volta à Terra. (Be)Longing di João Pedro Plácido
Quest’anno non ho potuto “vivere” il Doclisboa come nella passata edizione, purtroppo sono stati pochi i film che ho potuto seguire e non ho partecipato praticamente a nessun dibattito, conferenza, incontro, svoltosi nel corso della manifestazione. E allora non rimane che raccontare le mie impressioni durante quelle poche volte che mi sono recato a vedere qualche film. Prima qualche dato che mi arriva dall’organizzazione del festival: 25.700 sono stati gli spettatori di questa edizione in leggero aumento rispetto al 2013, quando sono stati 25.000.

 

L’IndieLisboa è un festival del cinema dedicato alle produzioni indipendenti tra i più vivi ed interessanti d’Europa. Giunto nel 2014 all’undicesima edizione, è secondo l’ICA (l’Istituto portoghese del cinema e dell’audiovisivo), il festival più grande del Portogallo, per numero di spettatori e di sale coinvolte. In un momento storico in cui i finanziamenti pubblici diminuiscono fin quasi a sparire, in alcuni paesi si sta facendo strada una “lotta di classe” e intergenerazionale nel mondo delle produzioni cinematografiche. In attesa dell’edizione 2015, che si svolgerà a Lisbona dal 23 aprile al 3 maggio 2015, abbiamo incontrato Nuno Sena, uno dei programmatori ed ideatori del festival, che ci spiega le idee di un cinema che viene “trafficato” ai margini delle grandi produzioni.

… E scopro il Fado Camané

Articolo di Daniele Coltrinari

Ritorna il Doclisboa (è cominciato lo scorso giovedì 16 ottobre e si concluderà domenica 26 ottobre)

il Festival internazionale dedicato ai documentari, giunto quest'anno alla sua 12° edizione. 

Un calendario davvero corposo: 250 film in rappresentanza di 40 paesi, tra cui 13 opere prime e 11 anteprime mondiali. 

Sabato, 04 Ottobre 2014 00:00

Un dittatore "tecnico"

Articolo di Luca Onesti

A distanza di quasi un secolo fare dei parallelismi può essere fuorviante, se lo si fa strumentalmente soprattutto. Però alcune affinità elettive (per non parlare di certe affinità elettorali), se sono vagliate con quella cartina di tornasole che è l’ironia, possono aiutare a comprendere certi passaggi storici, e a comprendere insieme anche qualcosa del presente. Di politica poi, senza senso dell’humor e del grottesco, non si capisce niente. Salazar. Ascesa e caduta di un dittatore “tecnico” di Marcello Sacco, edito da Besa editrice e acquistabile qui, è un libro, agile e di lettura molto piacevole, che il filo delle corrispondenze storiche riesce a percorrerlo in equilibrio, raccontando la storia e la personalità del protagonista della dittatura fascista più longeva del Novecento, quella portoghese. L’autore, insegnante di italiano, giornalista, scrittore e traduttore dal portoghese, vive a Lisbona da diversi anni e conosce la storia e la cultura portoghese come pochi studiosi italiani; l’intento del libro è quello di tratteggiare una traiettoria politica (che è insieme anche difficile eredità storica di un paese cronicamente “in crisi”) mettendone in risalto i passaggi più interessanti, in una lettura che potrebbe essere adatta a chi di Salazar non ha mai sentito parlare così come a chi della storia recente del Portogallo si interessa a fondo, visti gli spunti di riflessione illuminanti che offre.

 

Intervista realizzata da Luca Onesti e Alessia Bergerone

Dopo la creazione, nel 1948, dello Stato di Israele, e poi dopo la guerra del 1967, una parte della popolazione araba è stata espulsa dal territorio palestinese, vedendosi negata la cittadinanza. Il popolo palestinese oggi è disperso in una diaspora che conta circa 8 milioni di discendenti. La metà di essi è considerata apolide, non avendo cittadinanza in alcun paese. Obai Radwan ha 32 anni, è rifugiato in Portogallo – a Lisbona ha trovato un lavoro e la possibilità di continuare gli studi – ma è originario di Hamama, città palestinese spopolata in seguito alla guerra del 1948 e da cui la sua famiglia è dovuta fuggire.

Ormai è qualche mese che io e Luca Onesti (autori di Sosteniamo Pereira) scriviamo per il Becco. 

È una collaborazione che fin qui, ci ha dato diverse soddisfazioni e la possibilità di esprimere liberamente le nostre opinioni. Ora, non vorrei essere autoreferenziale e parlare solo di me stesso, di Sosteniamo Pereira o continuare a elogiare questa giovane realtà editoriale. Tuttavia correrò il rischio, visto che ho la possibilità di farvi conoscere attraverso questo sito, ringraziando ancora il Becco per lo spazio concesso, un'avventura sportiva e non solo, che inizierà alla fine di luglio e terminerà a Lisbona il prossimo 10 agosto. Buona lettura.

Tratto da ceraunavoltailportogallo.wordpress.com

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