Poi mettici pure che Torino è una città interessante, e appena arrivato qua mi sono reso conto che la voglia di uscire e girare per la città era ben più forte di quella di stare chiuso in sala stampa a scrivere. La vita o si vive o si scrive, diceva Pirandello, e il fatto che scriverò ben poco sul Salone del libro consideratelo un indice abbastanza attendibile non del fatto che non mi vada di lavorare ma di quanto siano belli questo evento e questa città.
Per oggi inizio quindi a raccontarvi di qualcuno degli incontri che ho fatto, con la consapevolezza che questa potrebbe essere la prima puntata di una serie di “cronache dal Salone del Libro”, quanto un articolo senza un seguito, o un pezzo che prelude ad altri che prendono vie impreviste, raccontandovi cose che non c’entrano niente con il Salone del Libro. Chissà.
Il primo libro che ho comprato al Salone del libro
Il primo libro che ho comprato al Salone del libro l’ho comprato poco fa, prima di pranzo (per la cronaca ho mangiato un ottimo panino con la porchetta fuori dal Lingotto, perché le cose che non sono libri che vendono qua dentro costano troppo e non sono neanche buone). Dopo aver comprato il libro ho incominciato a leggerlo, a partire dalla prefazione, che è di Gianni Mura. Nello stesso momento Gianni Mura stava presentando al Salone il suo nuovo libro, così nel momento in cui leggevo Gianni Mura mi perdevo la sua conferenza, e ora mi sto un po’ mangiando le mani. Il libro che ho comprato però non è di Gianni Mura, si intitola Bravi & Camboni ed è di Paolo Piras, un giornalista sardo che lavora al Tg3 e che ho conosciuto di fronte allo stand di “Egg Edizioni”. Il libro racconta la storia di 30 calciatori, alcuni grandi campioni come Gianfranco Zola o Gigi Riva ed altri solo delle meteore, che sono passati per una squadra, il Cagliari, che ha una storia importante e un presente che lo è un po’ meno. E per analogia mi viene da pensare anche ad una squadra come il Toro, visto che qui al Lingotto siamo a due passi dal Filadelfia, lo stadio storico di quella squadra che è entrata nella leggenda e che rimane nel cuore di tanti tifosi.
“L’epica minore del Cagliari: piedi storti, teste matte e colpi di genio” è il sottotitolo del libro e non poteva che attrarre la mia attenzione, visto che con Sosteniamo Pereira abbiamo parlato tanto di ciclismo minore (vedi anche il sito C'era una Volta il Portogallo) e di calcio portoghese, glorioso e no, in molte occasioni di certo un calcio un po’ sfortunato. Con Paolo Piras abbiamo parlato di Enzo Francescoli, che è passato sia dal Cagliari (e il libro gli dedica un capitolo), sia dal Toro, e poi di Paulo Futre, che non è nel libro ma è un calciatore portoghese che se avesse militato nel Cagliari (è stato in Italia ma alla Reggiana, e poi al Milan), sarebbe anche lui in un libro come questo.
In bici per la città
L'ho anticipato poco sopra: queste cronache potrebbero lasciarsi prendere dalle divagazioni e imboccare facilmente vie impreviste. Nell'articolo ho già parlato di sport, e poi questa è una delle cose che ha caratterizzato di più questi miei primi giorni a Torino, quindi perché non parlarne, anche se col Salone del Libro non ha niente a che vedere?
Torino è tutta in pianura e la bici si usa come mezzo di trasporto, meno che in altre città europee ma molto di più che in altre città italiane, quelle del centro sud in particolare. Una bella scoperta che ho fatto qui è stata la rete [To]Bike, che aiuta a diffondere ancora di più l'uso delle bici: sparsi per Torino ci sono 116 punti in cui è possibile, per chi si regista al servizio, prendere in prestito una bicicletta, gratuitamente per la prima mezzora e poi pagando un modico prezzo. Visto che la bicicletta la puoi lasciare in un altro dei tanti punti della rete ci si può spostare agevolmente per la città prendendo in prestito una bicicletta. In questi giorni è anche così che sto conoscendo la città: in bicicletta!
Il caso poi ha voluto che l'amico che mi sta ospitando in questi giorni sia un appassionato “ciclista urbano”, che, insieme a degli amici sta organizzando un'iniziativa che si chiama “Io non compro la tua bici“ (se siete curiosi cercate la pagina facebook oppure l'hashtag su twitter, #iononcomprolatuabici). L'idea è quella che per contrastare il mercato di biciclette rubate la prima cosa da fare è, anche se si è subito un furto, non acquistare una bici che è a sua volta rubata. In effetti se qualcuno ci ruba la bici, comprarne subito una rubata, a poco prezzo, può essere una tentazione. “Io non compro la tua bici” dunque vuole essere insieme una campagna di comunicazione culturale e una comunità di ciclisti che dichiara la la propria onestà a due ruote. E si è anche organizzata una rete di officine e negozi che dispongano di biciclette a prezzi calmierati al fine di poter contrastare con una politica di prezzo il mercato nero.
Ovviamente non solo solo andato in bici in questi giorni: nel pomeriggio di oggi ho anche fatto diverse interviste al Salone e ci sono due editori in particolare che mi sono piaciuti molto, Aguaplano editore e Edizioni Ensamble. Ma ve ne parlerò a lungo nei prossimi giorni.
Immagine tratta da: www.bookblog.salonelibro.it