Ognuno per raccontare il suo Fabrizio.
1) Com’è nata l’idea di dedicare un tributo a Fabrizio De Andrè?
È stato letteralmente un "incontro" fra me e la casa editrice, loro erano interessati a Faber e lo ero anche io. Possiamo dire una buona coincidenza.
2) A che età ti sei avvicinato per la prima volta alla musica di De Andrè? C’è una canzone a cui sei affezionato in particolare?
In realtà tardino, per uno come me che ha coltivato passioni musicali "adulte" fin dalla quarta elementare! Prima i Beatles, i Pink Floyd... e De Gregori. De Andrè arrivò timidamente alle medie, un altro pochino al liceo, ma fu soprattutto in tempi di Accademia che mi scontrai con Crêuza de mä, per via di un'altra mia grande passione, ovvero il rock progressivo italiano e dunque Mauro Pagani. Collegai quindi con le Nuvole (altra collaborazione De Andrè/Pagani), che conoscevo già bene, e la frittata era fatta. La mia canzone preferita rimane ancora, abbastanza incontrastata, Il Testamento di Tito. Lì c'è tutto, tutta la sua poetica, tutta la sua drammaticità e anche tutta la sua ironia, ingrediente che troppo poco si ricorda del "poeta" Faber.
3) La tua ballata non ha una struttura classica e lineare, e sicuramente non si inserisce tra i volumi biografici tradizionali. È piuttosto una sorta di rappresentazione teatrale a fumetti. Come mai hai optato per un progetto di questo tipo?
Non è stato voluto, ma mi ci sono trovato... e in effetti è praticamente una pièce teatrale. Appena me ne sono reso conto ho iniziato a ragionare per "Atti" in automatico. E' un enorme dialogo, non accade molto altro se non parole, quello a cui Faber dava molta importanza. Soprattutto, non è una biografia, non vuole esserlo e non doveva esserlo, altrimenti non avrebbe raccontato nulla di nuovo a nessuno. Anzi, non racconta neanche qualcosa di nuovo, solo è una prospettiva trasversale, e a me piace leggerle delle cose che mi piacciono.
4) Nel tuo tributo sono presenti molti dei principali protagonisti delle canzoni di Faber. C’è qualche altro personaggio che avresti voluto utilizzare, o che magari avevi previsto all’inizio e poi scartato nel progetto definitivo?
Alcuni sì, ma era il racconto a comandare, ed essendo basato sui dialoghi, ogni volta che parlava qualcuno immaginavo una risposta, e diventava naturale immaginare di chi poteva essere quella risposta. Avrei voluto inserire la Pittima, ad esempio.
5) Osservando anche le tue opere precedenti, non ho potuto fare a meno di notare l’eclettismo del tuo stile. Il tuo disegno non tende a ripetersi, ma sembra quasi che “cambi pelle” a seconda della storia che deve raccontare. Da che cosa dipende questa peculiarità? Ci sono stati degli autori che ti hanno influenzato nella tua crescita come disegnatore?
Mi hanno influenzato tantissimi autori, molto diversi fra di loro, da un Pratt a un Toppi, da un (Sal) Buscema a Romita Jr, e anche se non c'entrano nulla con quello che faccio, li riconosco perfettamente in quello che faccio. In cima alla lista però abbiamo Moebius e ancora più in alto Pazienza, un uomo morto troppo giovane che diceva frasi come "l’importante è non giocarmi una univocità che mi stancherebbe e che non conterrei a facilità. Posso, invece, contenere una serie di segni diversi". Per come lavoro io, non riesco a pensare di disegnare tutto allo stesso modo, ho invece BISOGNO di cambiare volta per volta le carte in tavola, a volte è lo stesso mazzo rimescolato, altre è proprio un mazzo diverso, ma sempre di carte si tratta, e alcuni elementi del linguaggio narrativo rimangono invariati. Non mi sono mai sentito un buon disegnatore, e più passa il tempo più mi convinco di non esserlo, ma sfrutto un minimo di capacità tecnica al servizio di una storia. La storia è tutto, e quando ne penso una mi appare in testa una visione che mi dice come disegnarla.
6) Il tuo lavoro è molto apprezzato anche all’estero, soprattutto in Francia. Nel 2007 il volume Pioggia d’estate (Pluie d’èté) è stato addirittura pubblicato dalla storica casa editrice francese Les Humanoïdes Associés, che ha ospitato, tra gli altri, anche artisti del calibro di Moebius, Enki Bilal e Milo Manara. Come mai hai deciso di rivolgerti Oltralpe?
In Francia ho anche pubblicato Epictete, realizzato in coppia con Guillaume Bianco e ancora mai tradotto in Italia, un libro a cui tengo tantissimo. Mettiamola così: c'è chi è per gli States e chi è per la Francia. Io mi trovo a mio agio lì, con quel mercato, è più affine alle mie produzioni. Non vuol dire che non ami il mercato statunitense, giapponese o argentino, semplicemente quello che faccio è più indirizzato verso quella mentalità, che è un po' la, ancora piccola, strada delle librerie italiane.
7) Stai lavorando a qualche nuovo progetto in particolare?
Sto lavorando a più di un progetto, devo recuperare un bel po' di tempo di inattività! Quindi, sono già ai disegni di una storia che ho scritto questa estate, e che pubblicherò in Italia con Tunuè, e subito dopo ho già un altro libro a cui pensare, questa volta in compagnia di un grande musicista italiano. E poi chissà...
In fondo all'articolo trovate un video di Algozzino che interpreta De Andrè
Immagine in alto ripresa www.luccalive.it