Si è spenta, domenica a Roma, Giuliana Dal Pozzo, giornalista da sempre schierata dalla parte delle donne, fondatrice nel 1988 di “Telefono Rosa”.
“Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province”, così, titola il decreto che tanto scalpore ha suscitato, non già per i contenuti e la materia affrontata, quanto per la bagarre che si è scatenata in un Parlamento quasi deserto, convocato per la sua conversione. Non interessa soffermarsi qui sulla polemica cui abbiamo dovuto assistere a testimonianza della miseria di un Parlamento vacanziero che se ne frega dei problemi del paese, unicamente preoccupato del salvataggio - Berlusconi insieme allo squallido contesto delle larghe intese, interessa, qui, capire e entrare nel vivo di questo provvedimento.
Finalmente il Governo ha partorito un decreto legge sul femminicidio. Erano mesi che se ne parlava ma ancora non avevamo visto niente. E invece eccola qua. Un decreto voluto fortemente anche dall’ex ministra Josefa Idem, e che per mio personale parere, l’aveva pensato in maniera totalmente diversa da quello che poi è stato presentato ieri. Non l’ho studiato attentamente ma da una prima analisi emergono dei punti non molto chiari né precisi.
Dai recenti dati diffusi del rapporto Eures-ANSA sull’omicidio volontario in Italia, che descrivono il fenomeno del femminicidio possiamo notare che nei primi sei mesi del 2013 sono state uccise in Italia 81 donne, di cui il 75% nel contesto familiare o affettivo.
15 Aprile 2007. Carmela si getta dal settimo piano di un palazzo della periferia di Taranto, dopo anni di una guerra che ha tentato invano di combattere da sola.
Oggi a sei anni dalla sua morte, la sua famiglia continua a lottare perché Carmela possa ottenere giustizia, perché la sua storia rompa finalmente il muro del silenzio e dell’indifferenza.
“E' stata una donna che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata. Ci vollero 25 anni per scoprire i nomi degli aggressori, ma tutto era caduto in prescrizione”.
Questa è una parte del breve servizio che il Tg 2 ha fatto in occasione della morte di Franca Rame. Da dove iniziare a commentare?
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