Lunedì, 22 Luglio 2013 00:00

Donne in rosso

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Dai recenti dati diffusi del rapporto Eures-ANSA sull’omicidio volontario in Italia, che descrivono il fenomeno del femminicidio possiamo notare che nei primi sei mesi del 2013 sono state uccise in Italia 81 donne, di cui il 75% nel contesto familiare o affettivo.

Dal rapporto emergono anche dati inquietanti sulla violenza di genere: ogni giorno in Italia viene colpita da atti di violenza di genere (fisica, verbale e psicologica) una donna ogni 12 secondi. “DONNE IN ROSSO – stop alla violenza” è questo il nome dell’ultima campagna fotografica nata per dire basta ad ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro le donne. Lanciata sui social network dal team di donne in rosso e in particolare dall’idea di Flavia Antonazzo con il supporto di “Femen Italia” partecipare è semplicissimo: un foglio bianco A4 e un pennarello rosso con cui scrivere ”DONNE IN ROSSO stop alla violenza” e in basso a destra la sigla della propria città. Un tam tam fotografico accompagnato dall'hashtag #donneinrossonyourwayto che invade la rete e che verrà proiettato martedì 30 luglio a Grottaglie (Taranto), proprio in questa data si concretizzerà il progetto nato con il preciso obiettivo di porre all’attenzione dell’opinione pubblica il problema della violenza sulle donne. A portare avanti l’idea è Marcella Trani, creatrice del progetto, che grazie all’impegno ed il sacrificio di un gruppo di donne della provincia di Taranto decise a squarciare il silenzio ed aumentare il grado di consapevolezza generale su di un tema spesso sottovalutato dai media e dalle istituzioni.

“Donne in rosso”, un nome che non può che ricordarci l’impegno di Franca Rame nella lotta alla violenza contro le donne e il suo importantissimo impegno nella sensibilizzazione; un nome che non può che ricordarci l’importanza di un colore il rosso, da sempre simbolo di amore e sangue.

1) Marcella, iniziative come la vostra possono, senza ombra di dubbio, servire e dimostrare l’importanza della sensibilizzazione su un tema considerato da sempre ostico , ma cosa credi che debbano fare le, spesso troppo silenti, istituzioni, per combattere questo terribile fenomeno in crescita?

Io ritengo che non sia solo un problema istituzionale, mi spiego, proporre disegni di legge non muterà la situazione socio-culturale. Siamo un paese, che per quanto voglia essere progressista è ancora fortemente conservatore. L’idea di donna è ancora strettamente legato a quello solo di madre o solo di moglie, ed è nel momento in cui una donna, decida di essere qualcos’altro che interviene il sessismo, l’idea di appartenenza. Quindi l’inutilità dei disegni di legge sta in questo e anche nel fatto che le autorità competenti a far rispettare quei disegni sono poco attenti alla persona in sé ma più ai limiti della legge nel senso letterale.

2) "Amor vincit Omnia” (l’amore vince tutto) è lo slogan che avete scelto per il vostro progetto, ma si scontra purtroppo con una realtà che, come giustamente sottolineavi, si dimostra ancora tutt’altro che progressista.

La cronaca ci consegna sempre con maggiore frequenza storie atroci di violenza sulle donne, ci racconta di mura domestiche, troppo spesso, trasformate in terribili carceri. Storie di donne, ma soprattutto storie di uomini che si credono ancora “padroni”, che pensano ancora di poter imporre con la forza ogni loro volere, che sono convinti che la donna non sia un soggetto, ma bensì un oggetto su cui imporre la propria volontà, storie che dimostrano di non avere nulla in comune con l’amore.

Per cambiare la tragica realtà dei maltrattamenti continui delle donne da parte degli uomini, per cancellare questo sottostrato culturale ed eliminare il triste grave fenomeno del femminicidio nel nostro Paese, appare chiaro che è necessario educare. Educare appunto all’amore, al rispetto, alla diversità fra i generi e rapporto egualitario fra di essi per cambiare radicalmente la mentalità degli uomini, ma anche delle donne.

Credi che la scuola, ma più in generale tutti gli organismi educativi, possano essere di supporto nello scardinare un sistema che una cultura patriarcale ancora dura a morire ci ha lasciato? In che modo?

Ho sempre pensato che la scuola come la famiglia debbano avere lo stesso peso nella crescita "morale" di un individuo e che spetti poi a quest'ultimo concludere il suo percorso con l'esperienza e il confronto con altre realta`. Purtroppo il confronto diretto con il mondo si viene a perdere in un'epoca cibernetica in cui il web e la televisione riducono i principi a misera storia. Con questo non voglio crocifiggere i social network, sarei un'ipocrita, ma semplicemente l'abuso o il cattivo uso che se ne fa.

3) Moltissime donne impegnate nella politica hanno presentato proposte di legge o sono favorevoli all'introduzione del reato di femminicidio nel codice penale. Credi che questo possa servire?

Introdurre il reato di femminicidio è come introdurre il reato di tortura, oggi come oggi è solo qualcosa di nero su bianco, sembro cinica, ma è così. Il caso di Carmela ne è un esempio come il caso Cucchi, da vittime si diventa colpevoli. Quindi mi dica lei, a cosa servirebbe introdurre un reato se si finisce per non punirlo affatto come tale? Andrebbe riformato il sistema della giustizia!

4) Durante il primo appuntamento pubblico, proprio quello del 30 luglio, avete scelto di raccontare di una raccapricciante storia accaduta proprio a Taranto, quella di Carmela Cirella, ragazza di 13 anni, che si lanciò dal settimo piano di un palazzo, il 15 aprile 2007, dopo aver subito molteplici violenze da un gruppo di ragazzi.

Proprio in questi giorni, a distanza di sei anni dal tragico avvenimento, nelle librerie italiane esce “Io so Carmela”, un libro a fumetti, curato da Alessia Di Giovanni e illustrato da Monica Barengo (leggi qui), che si basa sul diario in cui Carmela aveva descritto le violenze subite e le terribili sensazioni che aveva provato e la sofferenza nel sapere i suoi aguzzini ancora in libertà .

Una domanda che può apparire banale, quant’è importante ricordare Carmela Cirella proprio a Taranto e perché?

Le realtà locali sono più chiuse, nel senso che difficilmente si palesano a tutti i problemi che normalmente sono racchiusi tra le quattro mura domestiche. Come ripeto a mia mamma “il fatto che non se ne parli non significa che un problema non esista”. Carmela va ricordata non solo a Taranto e non come vittima, Carmela è stata una piccola donna molto coraggiosa, ha fatto quello che molte donne, vittime di abusi, decidono di non fare, denunciare,e non lo fanno per paura e perché molto spesso vengono lasciate da sole. Ma noi donne non siamo deboli, siamo fortissime, siamo poliedriche, siamo arte meravigliosa, siamo anche madri, siamo anche mogli, siamo esseri umani e come tali andiamo rispettate.

5) Quali sono le prossime iniziative che programmerete?

Ci sono tante idee, forse troppe, bisogna conciliarle con lo studio, essendo tutte universitarie, ma ci proveremo, crediamo tanto nel progetto e nel nostro modus operandi fuori dalle righe, quello di presentare un libro, un’idea per le strade, in quel caso è un po’ difficile non sentire, non vedere e non parlare. Quindi diciamo soltanto che qualsiasi cosa sarà, sarà all’aperto!

Ultima modifica il Domenica, 27 Ottobre 2013 22:15
Ketty Bertuccelli

Sono nata e vivo a Messina. Pensatrice sovversiva: antifascista, comunista, femminista, interista 

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