Giovedì, 30 Maggio 2013 13:14

Perché furono i fascisti a stuprare Franca Rame

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“E' stata una donna che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata. Ci vollero 25 anni per scoprire i nomi degli aggressori, ma tutto era caduto in prescrizione”.
Questa è una parte del breve servizio che il Tg 2 ha fatto in occasione della morte di Franca Rame. Da dove iniziare a commentare?

Potremmo iniziare sottolineando che giustificare uno stupro dicendo che “era bella” è una cosa fuori dal mondo, soprattutto quando i media nazionali paiono aver scoperto da pochissimo la violenza sulle donne e telegiornali e giornali sono pieni di casi di donne sfregiate con l’acido ed uccise. Un po’ come giustificare un omicidio passionale dicendo “Era uno stronzo”.

Potremmo continuare constatando con estrema amarezza come l’ipocrisia ed il perbenismo becero di questo Paese ci spingano a demonizzare la bellezza femminile. E’ davvero paradossale che partendo dallo sdegno per le (fantastiche, così dicono) feste che Silvio organizzava ad Arcore e per la presenza di Minetti in Consiglio Regionale della Lombardia, si arrivi alla conclusione che la bellezza debba essere un fardello per la donna. Franca Rame era una donna bellissima. E sì, probabilmente questa sua bellezza l’ha aiutata a diventare la grande artista che è stata. Un’attrice è una donna che lavora col proprio corpo, che si muove, che con la faccia trasmette tanto quanto che con la voce. Sì, Franca Rame usava la sua bellezza. E lo faceva nel modo migliore possibile. Vediamo se qualcuno è disposto a demonizzare un giocatore di basket perché troppo alto o un pugile perché troppo grosso.
E’ proprio vero quando si dice che il “berlusconismo” i danni non li ha fatti solo a chi è caduto nella sua trappola, ma anche (e forse soprattutto?) a chi si è erto da solo a paladino della purezza e dell’indignazione, cominciando a ragionare seguendo solo questi diacronia.

Andando avanti, qualcuno potrebbe anche fare notare come ascoltando questo servizio risuoni molto forte l’assenza di una parola: fascisti. Franca Rame fu umiliata e scaricata agonizzante sul bordo di una strada da dei neofascisti. Ma d’altra parte, sempre per gli autori del servizio, il suo era un semplice “attivismo politico”. Senza colore. Come forse gli stessi anni Settanta, sempre secondo la storia insegnata agli autori, sono stati contrassegnati da una guerra tra bande che ce l’aveva l’una con l’altra per motivi non ben specificati. In Italia si continua a portare avanti, in modo imperterrito, il tentativo di far scordare ciò che è stato. Lo si fa affermando che repubblichini e partigiani, alla fine, erano la stessa cosa. Lo si fa dicendo che le ideologie sono rottami vecchi appartenenti allo scorso millennio. Lo si fa legittimando la presenza di fascisti nelle istituzioni e al Governo. E lo si fa evitando di ricordare che quello di Franca Rame fu uno schifoso stupro politico: Biagio Pitarresi, esponente dell’estrema destra milanese, ha raccontato al giudice che l’idea della violenza sessuale contro l’attrice arrivò direttamente dai Carabinieri della Divisione Pastrengo

Franca Rame non si merita tutto questo. Non se lo merita in quanto donna e militante femminista: accettare la logica per la quale una donna debba pagare un pegno per la propria bellezza perché in Italia abbiamo le vallette che son diventate Ministro con Berlusconi equivale esattamente a dichiarare la vittoria del pensiero che si pensa di combattere. Ma noi siamo troppo perbenisti per rendercene conto.
Ma soprattutto Franca Rame non si merita tutto questo in quanto comunista. Tutto quello che ha fatto in vita sua, lo ha fatto sapendo bene dove voleva arrivare e sapendo bene a quali valori ed ideali fare riferimento: il teatro, la militanza, la partecipazione ai movimenti ed anche l’aver accettato di entrare in Parlamento. Tutto fatto consapevole del fatto che al mondo ci sono differenze, eccome: non siamo tutti uguali. E cancellare queste differenze dalla sua storia è la peggiore violenza che le si possa fare.

Immagine tratta da: www.francarame.it

Ultima modifica il Giovedì, 30 Maggio 2013 13:27
Diletta Gasparo

"E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa"

Cit.

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