Luogo di confine, limes dell’Europa oggi teatro di tristi eventi e in balia di speculazioni capitalistiche (ENI e il piano sulle trivellazioni), esso restituisce una vivida e importantissima testimonianza del passato. La lega di rame e zinco era conosciuta nell’antichità, essa aveva la funzione principale all’interno del processo di conio delle monete. Questo mare non è assolutamente avaro di queste sensazionali scoperte, le navi di Gela le recenti scoperte nella vicina Licata ne hanno fatto uno dei punti salienti per la prossima e futuribile ricerca in mare. La scoperta ha permesso di recuperare, tramite la coazione di Soprintendenza del Mare, Nucleo dei sommozzatori della Guardia di Finanza e alcuni sub dell’associazione Mare Nostrum, un pezzo di quello che poteva essere l’economia all’interno delle colonie greche di Sicilia.
Il golfo di Gela, tutto l’intero settore territoriale restano uno dei punti più poveri dal punto di vista economico dell’intera isola. L’importanza di queste scoperte, l’esistente da valorizzare, l’unicità paesaggistica di queste zone rappresentano una valida alternativa per una terra che vuole e che deve ripartire.
Le direttive di “sviluppo” sono ben altre: si parla di questo settore di Sicilia come luogo di sperimentazioni, luogo d’appoggio a scelte politiche diverse rispetto a quello che la terra può offrire.
Negli anni infatti si è parlato di impianti nucleari (nella piana tra Licata e Palma di Montechiaro), di Pale eoliche, in mare e in terra e dulcis in fundo di trivellazioni.
I campi geloi, quella fascia di terra compresa all’interno dell’odierna pianura di Gela, un tempo erano conosciuti come luogo fertile, eden di un’isola a grande razione agricola. Di quello che fu oggi praticamente non v’è più traccia, o perlomeno in modi e maniere molto ridimensionate.
La sfida a questo punto non è quella di chi, cercando di viaggiare sempre in controtendenza, è abituato a dire no, la disputa più ardua sta nel provare alternative pensare a tanti si che rafforzino i no verso chi vuole distruggere e sacrificare sull’altare del profitto speculativo un territorio tra i più belli d’Italia.
Fino a quando si penserà solo ed esclusivamente al presente e mai a tutto ciò che può essere il futuro la storia ci volgerà le spalle.
Una delle risposte può arrivare dal mare, luogo simbolo, luogo magico.
I colonizzatori greci vennero da lì 2700 anni fa circa contribuendo all’infinita bellezza che oggi rappresenta quest’isola in mezzo al mare.
Le alternative ci sono; la natura e la storia non possono aspettare, sta a noi reclamare con forza il loro sorpasso su azioni volte al mero raggiungimento dell’interesse di pochi contro il sentito bisogno di un riscatto comune.
39 Lingotti per sperare, 39 idee venute dal mare.