La Storia Atlantica è definita un elemento connettivo tra la storia europea, nordamericana, caraibica, latino-americana e dell'Africa occidentale. Quindi chi si occupa di Storia Atlantica deve riuscire a trattare tutte queste diverse realtà come parti di un tutto, non come entità separate. Tutta quest'area ha suoi movimenti e dinamiche peculiari, che possono essere considerati complessivamente.
L'autore divide la Storia Atlantica in tre fasi fondamentali, che possiamo schematizzare in età della colonizzazione, della stabilizzazione e delle Rivoluzioni.
Colonizzazione: inizialmente l'Europa cerca di crearsi, nelle due Americhe, una vasta terra di confine della civiltà europea stessa, spingendo verso le frontiere più occidentali gli indigeni. In un primo momento queste nuove terre furono, praticamente tutte allo stesso modo, teatro di violentissime e, soprattutto, disordinate guerre di conquista. Gli scontri erano caratterizzati da una brutalità autorizzata e senza freni: l'obbiettivo non era la conquista ma la dissoluzione stessa del nemico. Inoltre troviamo un certo disordine anche nei territori passati definitivamente in mano agli europei, nel senso che ci sono continui passaggi di proprietà (troviamo Stati che da proprietà inglese diventano olandesi l'anno dopo e così via). Tra l'America del nord e quella del sud troviamo un ulteriore parallelismo anche nelle missioni religiose; nell'America latina i francescani cercano di fare degli indigeni cristianizzati delle comunità perfette, e lo stesso tentativo viene portato avanti dai protestanti con le varie comunità di nativi nell'America settentrionale.
Stabilizzazione: si tratta di una fase di sviluppo e integrazione. Vennero costruite comunità stabili ovunque, con la particolarità che nel sud America questo avvenne con una sorta di integrazione degli indigeni sopravvissuti agli stermini, mentre nel nord le comunità europee erano meno meticciate. In questa fase si ebbe un forte sviluppo dei commerci, cosa che rese l'Oceano Atlantico una zona più permeabile di molte aree di frontiera del Vecchio Mondo. Una particolarità interessante di questa stagione commerciale fu il generale uso della corruzione e della frode mercantile, usanze tipiche del mondo spagnolo. Le altre potenze europee riuscirono progressivamente a sfruttare questa debolezza interna al sistema spagnolo per arricchirsi maggiormente ed accrescere la propria presenza all'interno delle Americhe. Inoltre questo è il periodo in cui si ha una generale crescita della fortuna dei creoli, i nati in America da immigrati europei.
Rivoluzioni: i creoli videro, in seguito al periodo di stabilizzazione socio-economica di cui sopra, la possibilità di acquisire maggiore indipendenza dalle potenze europee. Dopo la Guerra dei sette anni (1756-1763) gli imperi europei aumentarono le tasse sulle loro colonie americane: le reazioni nel nord e nel sud America furono praticamente identiche, anche se con tempi e modalità diverse. In America latina, come nei nascenti Stati Uniti, si respirava la stessa aria di protesta e di sensazione di vivere sotto governi non solo lontani, ma anche ingiusti. Il costituzionalismo degli Stati Uniti divenne poi un modello politico-ideologico sia per l'Europa che per il resto del continente americano.
Per concludere, c'è da dire che, nonostante tutta l'opera di Bailyn sia inserita nel quadro più generale della World History, l'attenzione dell'autore è rivolta soprattutto alla storia americana, e in particolar modo alla storia dell'America del nord. Inoltre, non c'è traccia di un'analisi che prenda in esame i mutamenti del mondo africano, oltre che europeo ed americano.
Immagine tratta da www.usafa.edu