Lunedì, 05 Agosto 2013 00:00

Marylin, 51 anni dopo

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La notte tra il 4 e il 5 agosto 1962 moriva Marilyn Monroe, una delle più grandi stelle del cinema hollywoodiano. È impressionante come, dopo più di 50 anni, la sua immagine sia ancora una delle più famose e riprodotte al mondo, simbolo di una bellezza che è difficile far passare di moda.

La notizia della sua tragica morte rimbalzò immediatamente in tutto il mondo, archiviata frettolosamente come “suicidio”. La cosa non dovette stupire più di tanto, essendo Norma Jeane Morteson (questo il vero nome dell’attrice) famosa per la sua vita turbolenta e il suo abuso di alcool e antidepressivi.

A distanza di poco più di mezzo secolo l’ufficiale causa della sua morte è ancora quella di suicidio, ma qualcosa è riuscito ad uscire dalle maglie della Storia ufficiale. Sono state scritte centinaia di libri (con una media di 34 all’anno), alcuni probabilmente un po’ romanzati, su una vita su cui ancora non si è finito di fare luce.

È probabilmente anche questa sorta di mistero che tiene in vita il mito di Marilyn Monroe. Il film biografico uscito un anno fa, “Marilyn”, descrive l’attrice come una persona debole, fragile e incline a fortissimi sbalzi d’umore. Non si può negare che queste furono davvero caratteristiche che caratterizzarono l’attrice, ma sicuramente la storiografia ufficiale ha sempre teso ad amplificare queste, piuttosto che la forza e la determinazione che questa donna portava con sé, ossessionata dal voler trasmettere altro al mondo, oltre ad essere un sex symbol.

Tra la valanga di pagine scritte per commemorarla, sono particolarmente interessanti quelle del libro “Compagna Marilyn” di Mario La Ferla. L’opera consiste nella storia della compilazione dell’enorme dossier che Edgar Hoover, celebre direttore dell’FBI, raccolse sull’attrice, nell’ossessionato tentativo di bollarla come “comunista” e incastrare così i Kennedy, amanti di Marilyn (sia il presidente Jack che suo fratello minore Robert, ministro della giustizia) e considerati da Hoover una minaccia per la conservazione del suo ruolo di comando.

Dalle sue frequentazioni, appare piuttosto chiaro che l’attrice avesse ideali democratici e tendenzialmente di sinistra, ma il definirla comunista sarebbe esagerato e probabilmente errato. Hoover, ossessionato dalla minaccia comunista negli anni della guerra fredda, era arrivato a queste conclusioni ancora prima che lei sposasse lo scrittore Arthur Miller: per le sue frequentazioni col regista Elia Kazan e con altri personaggi politicamente schierati dell’Actor’s Studio, per le sue prese di posizione a favore dei neri, dei poveri, dei diritti civili, degli orfani (lei stessa aveva avuto un’infanzia molto difficile, caratterizzata dall’assenza dei genitori, dai periodi in orfanotrofio, da violenze sessuali), per la sua amicizia con membri dell’American Communist Group, rifugiatisi in Messico.

Nelle intercettazioni delle conversazioni tra Marilyn e i Kennedy risulta che fosse avida di informazioni sulla politica estera americana e sui suoi rapporti con l’Urss e con Cuba. Ma risulta anche che affrontasse queste tematiche con la curiosità tipica di chi vuole essere più colta e informata (era infatti ossessionata dalla paura di essere ignorante e considerata come tale, vista solo come l’attrice “bionda senza cervello” che interpretava ruoli in commedie leggere), più che con reali intenti di cospirazione politica.

Il libro scritto da La Ferla è interessante perché, nel darci un ritratto molto particolareggiato e realistico dell’attrice, ci immerge in quel periodo così caotico e pieno di ombre quali furono gli anni ’50 negli Stati Uniti. Come in un puzzle, sembra che Marilyn fosse diventata, quasi a sua insaputa, il centro di una rete che coinvolgeva la politica presidenziale, i suoi contatti con la mafia americana e i dissidenti fuggiti in Messico. In questo libro si dà praticamente per scontato l’omicidio di Marilyn, la cui prova sicuramente più rilevante sono i ritrovati referti dell’autopsia, ma la domanda che in parte rimane senza risposta è per chi Marilyn fosse diventata talmente scomoda da farla sparire.

L’ipotesi probabilmente più realistica è che l’attrice fosse a conoscenza di troppe informazioni sui rapporti che legavano strettamente l’ascesa al potere della famiglia Kennedy e la mafia americana, informazioni che Marilyn aveva ottenuto da confidenze fattele dagli stessi personaggi che componevano l’intricato puzzle.

Ultima modifica il Domenica, 04 Agosto 2013 12:41
Rosa Matucci

Nata a Fiesole (FI) alla fine del 1988. Nel 2006 mi sono iscritta a Rifondazione, dove milito ancora oggi. Laureata in Storia con una tesi sul protestantesimo nel Risorgimento fiorentino. Lavoro all'Istituto Ernesto de Martino a Sesto Fiorentino, dove vivo da sempre.

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