Sabato, 07 Dicembre 2013 00:00

Pop Economix - Da dove viene e dove va la crisi

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Una conferenza teatrale per non esperti”. Con queste parole Alberto Pagliarino tranquillizza il suo pubblico: per seguire e capire Pop Economix non bisogna essere esperti di economia e finanza. Anzi, l'obiettivo è proprio quello di rendere accessibile questo mondo fatto di specialisti anche a chi, come lui, è una pecora nera che ha frequentato il DAMS circondato da una famiglia di ragionieri e bancari.

Giovedì sera la Sala Di Vittorio della Camera del Lavoro di Firenze era piena di gente. Che sia stata la curiosità di vedere uno spettacolo teatrale organizzato in CGIL, la fama che circonda il progetto oppure l'attrattiva delle lasagne offerte? Nessuno può dirlo. Ma di sicuro dopo 55 minuti volati, tutti siamo usciti sapendone qualcosa in più e con una pulce nell'orecchio.

 

Il progetto Pop Economix è “un percorso di informazione e animazione culturale, frutto dell'incontro tra teatro, cultura economica, giornalismo”. Nasce da un'idea di Alberto Pagliarino, Nadia Lambiase e Paolo Piacenza coadiuvati per la parte “teorica” da Roberto Burlando, docente dell'Università di Torino e Marco Ferrando, giornalista de Il Sole 24 Ore.

Pagliarino riesce a coinvolgere chi lo ascolta, interagendo e facendo ridere. Ma il merito dello spettacolo non è solo quello di riuscire a rendere chiaro quello che letto sul Sole 24 Ore non lo è: riesce anche a riportare la crisi che stiamo vivendo ad una dimensione quotidiana. Quella dimensione che riguarda tutti noi, chi più e chi meno, da vicino. Quella dimensione fatta di lavoro perso, di rinunce e cambiamento di stile di vita. Raccontando le vicende di Jack, il cittadino medio americano, riusciamo a capire come le nostre azioni hanno in parte contribuito ad amplificare quella bolla finanziaria, ad aumentare la polvere nascosta sotto il tappeto, che il 15 settembre 2008 ha visto saltare tutto, con il fallimento della banca d'investimento Lehman Brothers.

Gran parte del “lavoro” l'ha fatta la “manipolazione”: l'inflazione creata dal Presidente della Fed Greenspan ha fatto sì che le banche avessero fondi da prestare e mutui da cedere senza garanzie. La grande operazione di marketing è andata a rafforzare un già vivo “american dream” che affondava le basi in uno stile di vita improntato al consumismo sfrenato. Ma dopo il disastro non ci sono più scuse. Come è stato ricordato negli interventi che sono seguiti, le banche ed il sistema sono stati “salvati” una volta ma non ci sarà una seconda possibilità. La finanza, che se ne dica, non è stata regolata, i principi e le leggi che regolano il mercato non sono cambiate e la struttura sistemica è rimasta invariata, solo più debole. È qui che entriamo in gioco noi, singoli individui che compongono la società e che devono ricordare che l'economia è, soprattutto, una scienza sociale: questo significa che è legata a doppio taglio ai comportamenti che le società tengono. I movimenti di domanda e offerta sono dettati anche dai comportamenti delle persone che, per l'appunto, nel loro piccolo hanno modo di dare un segnale. La scelta di investimenti sicuri, evitare di giocare con la finanza malata ma anche stili di vita e consumo che siano sostenibili per la società e per il pianeta. Lo studio e l'impegno politico, che diano un forte segnale: abbiamo capito quale è il problema, quale è il sistema in cui si inserisce e sappiamo che ci sono delle soluzioni. Pretendere che queste soluzioni vengano messe in atto da una classe politica che si occupi veramente di quelle che sono le vere delle persone e che faccia dell'equità, della ridistribuzione e della giustizia sociale le proprie parole d'ordine.

L'egoismo e il disinteresse non ce li possiamo più permettere.

Diletta Gasparo

"E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa"

Cit.

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