Il racconto del primo volume è ambientato una decina di anni prima l’inizio della saga principale, quando Lyra è poco più di una neonata, mentre i prossimi libri previsti, a detta dello stesso Pullman, avranno come ambientazione un futuro che segue di dieci anni il momento in cui abbiamo lasciato Lyra e Will nel 2000. Il protagonista è Malcolm Polstead, uno sveglio ragazzo di undici anni che si divide tra la scuola, l’aiuto ai genitori che gestiscono una locanda ad Oxford, il Tout e la cosa più preziosa che possiede, la sua canoa (La belle sauvage, appunto). La belle sauvage riesce nell’impresa di riportarci in quella magica Oxford che abbiamo conosciuto così bene. Una Oxford in cui sono al centro gli antichi college che trasudano sapere e maestosità (Pullman si è laureato proprio presso l’università inglese) e che è situata in un mondo parallelo in cui gli uomini hanno una parte della loro anima sotto forma di animale, il daimon, che li accompagna nel corso della vita.
Esattamente come nella prima trilogia, le avventure di Malcolm e Asta (il suo daimon che ancora riesce a cambiare forma e che si stabilizzerà solo con la pubertà) costituiscono solo apparentemente la fitta trama per un libro per ragazzi. Anche stavolta, vi è in realtà molto di più. Le storie che vedono come protagonisti bambini curiosi, gyziani saggi, streghe antichissime e volanti, monache gentili e Gran Maestri onniscienti sono intrise di messaggi molto profondi e si fanno portatrici di quei valori che rendono nobile l’essere umano. Su tutti, ritorna la questione del libero arbitrio.
L’universo che descrive Pullman è caratterizzato dalla presenza di una particella invisibile che non rappresenta altro che la coscienza umana. La consapevolezza si manifesta quindi materialmente e diventa il maggior interesse del Magisterium, entità ecclesiastica a capo di una teocrazia, che ha come scopo quello di impedire (attraverso lo studio della teologia sperimentale, disciplina che noi assoceremmo alla fisica) che la polvere si “attacchi” agli esseri umani, fornendoli, quindi, di consapevolezza e possibilità di scelta.
Ancora ricordo la passione con cui lessi di Lyra e delle sue avventure, assieme a bimbi gyziani, orsi corazzati ed esperti esploratori, tra gli imponenti college e il remoto nord scandinavo per la prima volta. Il pensiero della Polvere e di come questa faccia di noi degli esseri umani completi è sempre con me. Quella di Pullman non è una mera condanna del bigottismo e del fanatismo religioso (innumerevoli polemiche scoppiarono, soprattutto in ambito cattolico, all’uscita del primo romanzo): si tratta piuttosto di un’affermazione dell’essere umano nella sua dimensione storica e personale nella sua massima completezza. Sono le scelte che facciamo che ci caratterizzano. Questo è, ovviamente, ben diverso dal “volere è potere” che caratterizza la vulgata liberale e che contribuisce ad acuire le differenze tra esseri umani. È invece la consapevolezza del fatto che ogni decisione che prendiamo ha delle conseguenze e che sono le decisioni che prendiamo, le scelte che facciamo e le motivazioni che vi stanno alla base che definiscono sia le nostre relazioni personali e sociali ma anche il ruolo storico di cui ciascuno di noi è portatore.