I film della settimana, le serie televisive e tutto ciò che riguarda l'arte dello schermo (piccolo o grande che sia), senza disdegnare le arti del videogioco.
Immagine liberamente tratta da pixabay.com
La cittadinanza degli Stati Uniti d'America rappresenta il 5-6% di quella mondiale, ma il Paese ospita il 25% della popolazione carceraria globale. XIII emendamento (titolo originale: 13th), documentario distribuito da Netflix, si apre con questi dati e le parole di Bryan Stevenson, fondatore di Equal Justice Initiative: «un essere umano su quattro, dietro le sbarre, con le manette, [è] rinchiuso qui, nel paese della libertà».
Lo chiamavano Jeeg Robot e Veloce come il vento sono pellicole meno ignoranti e più progressiste, cionondimeno si può uscire dalla sala cinematografica di Mine con una sensazione positiva rispetto al cinema italiano. Nel caso della pellicola di Fabio&Fabio si tratta di una produzione europea (italo-spagnola) e statunitense, ma alla regia ci sono due italiani, al loro primo lungometraggio, dopo diverse esperienze anche in ambito di post-produzione e videoclip.
Musica e politica vanno a braccetto?
ELVIS E NIXON ***1/2
(USA 2016)
Regia: Liza JOHNSON
Cast: Michael SHANNON, Kevin SPACEY, Colin HANKS
Durata: 1h e 26 minuti
Produzione: Amazon Studios
Distribuzione: Videa
Uscita: 22 Settembre 2016
Andate agli archivi di Stato a Washington e chiedete qual è l'immagine più richiesta. Vi diranno senza dubbio la foto tra il re del rock Elvis Presley e il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon. Partendo da questo spunto, è stato fatto un film su questo storico incontro. Sembra una bazzecola, ma quest'immagine è un perfetto bignami (molto pop) di storia americana: da una parte un'icona culturale, dall'altra un'icona politica. Un personaggio amatissimo da molti e uno dei presidenti più contestati del 20° secolo.
Scordatevi i film come “Frost/Nixon” di Ron Howard, “Elvis il re del rock” di John Carpenter o “Gli intrighi del potere” di Oliver Stone. Qui tutti e due i personaggi sono dei burattini al servizio di una commedia delicata, diretta da Liza Johnson e prodotta da Amazon. Sembra di essere in una serie Tv di lusso con due attori sublimi: Michael Shannon e Kevin Spacey. A dir la verità quest'ultimo ci ha già abituato piuttosto bene (dopo “House of cards”, interpreta un altro presidente).
Siamo nel dicembre 1970. Siamo alle soglie del Natale, visto che è il giorno 21. Alla Casa Bianca avviene lo storico incontro. Il re del rock and roll Elvis Presley (il poco somigliante Michael Shannon) ha scritto una lettera in cui richiede al presidente Richard Nixon (lo straordinario Kevin Spacey) di diventare un agente segreto sotto copertura.
Lo staff di quest'ultimo (nel cast c'è anche il figlio di Tom Hanks, Colin) capisce che è una grande occasione per riavvicinare alcuni elettori delusi. Anche se Nixon ha poco tempo, finisce per accogliere nello studio ovale il famoso cantante. Soprattutto per ottenere in cambio un autografo per la figlia. Il film è abbastanza lento, ma bisogna lasciarlo decantare. Come un buon vino. Perché i due protagonisti, apparentemente lontanissimi, diventano simili: sono appassionati di armi, sono conservatori, odiano gli hippy, i comunisti, i Beatles e i Rolling Stones (figli della cultura britannica dell'epoca).
L'asso della manica di questo film è che anticipa i futuri problemi dei due. Elvis Presley viene ritratto in maniera diversa dall'immaginario collettivo. Un personaggio infantile, contraddittorio e pieno di problemi, nonostante la fama. I problemi psicologici iniziavano a bussare alla porta. Infatti poco tempo dopo (nell'agosto 1977) verrà ritrovato morto per abuso di farmaci. Soffriva di depressione. Richard Nixon, politico piuttosto sboccato, inadeguato e rancoroso, è interpretato in maniera macchiettistica da Kevin Spacey che si diverte a imitarlo alla perfezione perfino nei movimenti. Verrà travolto nell'agosto 1974 dallo scandalo Watergate (per i pochi che non sanno cos'è, consiglio la visione di “Tutti gli uomini del presidente” di Alan J.Pakula). Fu costretto a dimettersi, schiacciato dalle pressioni dell'opinione pubblica.
Il grosso pregio del film è quello di mettere in mostra la fine di un'epoca che non esiste più. Oggi alla massa non interessa più la musica, la cultura, tanto meno la politica. Negli anni '70 invece c'erano icone vere come Elvis e Nixon. Possono piacere o meno (a me ad esempio non piacciono nessuno dei due), ma bisogna ammettere che incarnavano perfettamente l'effervescenza culturale e politica di quegli anni. Il tutto è condito da una sottile ironia che domina l'intera vicenda. Qua e là si sorride, ma l'intento di Liza Johnson è quello di rendere il tutto grottesco. Tanto che nel film non ci sono sesso e droga. Ogni tanto c'è del rock n roll. Ma non ci sono le canzoni di Presley, bensì quelle dei Creedence Clearwater Revival. Il giochino riesce nel complesso grazie ai due attori e alla sceneggiatura che non risparmia frecciatine sul futuro degli inconsapevoli protagonisti. È innegabile che non somigliano fisicamente agli originali, ma sono sublimi nelle movenze. In particolar modo Kevin Spacey è camaleontico e perfettamente a suo agio. Guardate il vero Nixon e vedrete che Spacey si ingobbisce, si inarca in maniera del tutto identica all'originale. Un piccolo grande film “da camera” che, nonostante qualche pecca, merita di essere visto. Anche se poteva trattare questo incontro in maniera più approfondita visto lo spessore della storia in questione.
TOP
– Un film teatrale dominato da due attori bravissimi
– Le interpretazioni grottesche di Michael Shannon e Kevin Spacey
– Kevin Spacey, in particolar modo, imita alla perfezione Nixon anche nei movimenti
– Lo storico incontro proposto in maniera grottesca come simbolo di una società che non esiste più
– Il fatto di aver proposto una storia che molti non conoscevano
– L'approfondimento psicologico dei personaggi principali
FLOP
– La lentezza
– Un'opera piuttosto didascalica dominata da pochi movimenti della macchina da presa
– Alcuni momenti un po' superficiali e “facili”
– L'incontro poteva essere maggiormente approfondito, vista l'importanza storica e simbolica della vicenda
Bourne... To run
JASON BOURNE ***1/2
(USA 2016)
Regia e Sceneggiatura: Paul GREENGRASS
Cast: Matt DAMON, Alicia VIKANDER, Tommy LEE JONES, Vincent CASSEL, Julia STILES
Durata: 2h e 3 minuti
Produzione e distribuzione: Universal Pictures
Uscita: 1 Settembre 2016
Suicide Squad o Warner's Suicide?
SUICIDE SQUAD ***
(USA 2016)
Regia e Sceneggiatura: David AYER
Cast: Jared LETO, Margot ROBBIE, Will SMITH, Joel KINNAMAN, Viola DAVIS, Ben AFFLECK
Durata: 2h e 10 minuti
Produzione e distribuzione: Warner Bros
Uscita: 13 Agosto 2016
Who ya gonna call?
GHOSTBUSTERS **1/2
(USA 2016)
Regia, Sceneggiatura: Paul FEIG e Katie DIPPOLD
Fotografia: Robert D. YEOMAN
Cast: Melissa MC CARTHY, Leslie JONES, Kristen WIIG, Chris HEMSWORTH, Andy GARCIA, Kate MC KINNON
Durata: 1h e 48 minuti
Produzione: Sony Pictures
Distribuzione: Warner Bros
Uscita: 28 Luglio 2016
Avevo molta paura quando uscì la notizia che, dopo 32 anni dal primo episodio, avrebbero fatto un reboot con acchiappafantasmi donne. Dopo aver visto il film, francamente non capisco l'operazione. O meglio la capisco per la Sony, visto che da qui si espanderà l'universo Ghostbusters come già accaduto per Marvel e Dc. Speriamo bene, perché non sono per niente ottimista a riguardo. Non è per una questione di razzismo o di misoginia (ci sono state numerose polemiche sui social network a riguardo), ma per quelli della mia generazione il celebre film di Ivan Reitman era un cult contro cui era impossibile confrontarsi.
Eravamo nel pieno degli anni '80, il decennio più "godereccio" e rimpianto. Era una commedia fantascientifica rara, ambiziosa che mescolava la comicità televisiva da "Saturday Night Live" dei protagonisti con il vero cinema. Quando venne annunciato il cast di questo reboot, ero piuttosto arrabbiato. Se nel 1984 c'erano attori come Bill Murray, Sigourney Weaver, Dan Akroyd, Harold Ramis, adesso abbiamo le semisconosciute Leslie Jones e Kate Mc Kinnon, la Melissa Mc Carthy onnipresente nelle commedie americane di bassa leva e l'esperta Kristen Wiig. Per ovviare a questo discorso, sono stati aggiunti Andy Garcia e soprattutto Chris "Thor" Hemsworth, ma non bastano. L'operazione "salva franchise" della Sony Pictures è stata fatta sulla base del successo del settimo episodio di "Star Wars – Il risveglio della Forza" (di proprietà della Disney). Stessi ingredienti, stessa formula, stessa sceneggiatura con qualche variazione sul tema. Anche i fedeli fan della saga di George Lucas non erano del tutto soddisfatti, anche se non vogliono farlo trapelare. Verrò subito ad occuparmi della storia per analizzare il tutto al meglio.
La vicenda iniziale è praticamente uguale al film originale, scritto dallo scomparso Harold Ramis (a cui il film è stato dedicato) con Dan Akroyd. New York. Abby Yates (Melissa McCarthy) e Erin Gilbert (Kristen Wiig) credono nei fantasmi e hanno scritto un libro. La prima non rinnega il passato e sta proseguendo gli studi sul tema, mentre la seconda ha rinnegato il passato perchè ha paura di perdere il suo posto di docente alla Columbia University. Quando Erin vede che l'amica ha messo il libro su Amazon, vuole parlare con Abby per convincerla a toglierlo. Poco dopo però si sentono strane notizie riguardanti le apparizioni di fantasmi. Le loro intuizioni diventano fatti. Alle due si uniscono la svitata inventrice Jillian Holtzmann (Kate McKinnon) e Patty Tolan (Leslie Jones), l'inserviente della metropolitana che involontariamente ha avuto un incontro ravvicinato con un fantasma. Dopo aver commesso diversi errori, accumulano esperienza e decidono di mettersi in proprio. Inventano le loro armi, gli zaini protonici, pistole, trappole, le tritafantasmi e ... l'automobile. Trovano una sede in un ex ristorante cinese, sopra una caserma di pompieri. C'è la crisi,baby.
L'affitto è troppo caro anche per le ghostbusters. Qui poi il film diventa abbastanza simpatico perché entra in scena il ciclone Chris "Thor" Hemsworth. E' lui il nuovo segretario delle acchiappafantasmi. Bello, biondo, alto, muscoloso. L'assetato pubblico femminile andrà in estasi. Peccato che sia abbastanza stupido, svampito e tremendamente bambinone. La zitella Erin, ad esempio, farebbe carte false per portarselo a letto, ma il quoziente intellettivo di lui è veramente ridotto all'osso. Lui non è della scuola del dott. Venkman (Murray nel primo film) quando diceva, a proposito del fantasma, "Dove sta il problema? Avete visto, è un marinaio, è qui a New York, lo portiamo a scopare ed abbiamo risolto il problema!"
Questa è la parte migliore del reboot. A Chris Hemsworth vengono date le battute migliori. Lui in realtà è molto intelligente ed autoironico e mostra di avere le doti giuste anche nel rispetto dei tempi della commedia. Però se ci pensiamo bene questo è uno dei limiti del film: in un'opera dove le protagoniste sono tutte donne, si eleva l'unico maschio. L'unica che riesce a tenergli testa è l'esperta Kristen Wiig, le altre invece latitano (in ogni caso hanno tutte esperienze nel "Saturday Night Live"). Intanto Manhattan sta per essere invasa dai fantasmi e la gente sarà costretta a chiamarle per evitare che la città venga colonizzata da spettri di ogni tipo. Tra questi c'è anche il ritorno di Slimer con moglie e allegra famigliola a carico. Ricordate il celebre fantasma verde del famoso "venimmo, vedemmo e lo inculammo"?
Nel complesso il film si può vedere, ma con il passare dei minuti si perde per strada. Il finale non è all'altezza. Fare una commedia parodistica stile "Spy" non ha giovato al regista Paul Feig. Probabilmente lui non è il filmaker giusto per un'operazione di questo tipo. Serviva qualcuno più folle. Il vero problema è la totale assenza del senso di minaccia che avvolgeva New York nel film del 1984. Anche il look dei fantasmi è "digitalizzato" e senza anima, nonostante la fotografia sia curata dal bravissimo Robert Yeoman (noto per essere il fotografo dei film di Wes Anderson). Per non parlare poi dello stravolgimento totale della colonna sonora di Ray Parker Jr che era il vero motore dell'azione del primo film. Non è un'opera credibile anche perchè al centro ci sono delle donne che mirano più direttamente ad una legittimazione della loro situazione, invece che andare all'avventura. La mancanza di autostima, le insicurezze, le paure della società, il maschilismo sul lavoro vengono trattati discretamente bene nella prima parte. Il problema è che, da quando entra in scena Hemsworth, tutto ciò viene dimenticato finendo (involontariamente?) per applicare il contrario di quanto detto. Poi, lo ripeto, le interpreti (Kristen Wiig a parte) non hanno carisma per un ruolo di questo tipo, specie se le confrontiamo con attori di prima grandezza come Bill Murray e compagnia.
A proposito dei vecchi interpreti, anche loro partecipano al film. I cammei di Dan Akroyd e Bill Murray non giovano affatto al film, mentre quelli di Annie Potts (la segretaria), Ernie Hudson e Sigourney Weaver sono abbastanza divertenti. Da segnalare anche il piccolo ruolo di Andy Garcia (il sindaco di New York) che "omaggia" un celebre film di Spielberg. Andate pure al cinema, ma non aspettatevi chissà cosa. E guardatevi i titoli di coda fino in fondo. Ci sta anche che la cosa vi possa piacere.
TOP
– Chris Hemsworth autoironico che "dà le paste" a tutti
– Alcune gag sono divertenti (vedi scena del concerto)
– Kristen Wiig è l'inteprete più credibile delle 4 protagoniste
– Il ritorno di Slimer con la moglie
FLOP
– Il confronto con l'originale è improponibile a livello di attori, regia, sceneggiatura ed effetti speciali
– I cammei stiracchiati di Dan Akroyd e Bill Murray
– Le protagoniste non sono sempre all'altezza della situazione (tranne la Wiig)
– La parte finale del film è senza idee
– L'entrata in scena di Hemsworth finisce per contraddire le idee della prima parte. E' lui che ruba la scena alle protagoniste. La cosa è grave considerando l'input iniziale
– La colonna sonora rifatta parecchio male
Il Becco è una testata registrata come quotidiano online, iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Firenze in data 21/05/2013 (numero di registro 5921).