Domenica, 12 Gennaio 2014 00:00

Il grande match

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Una farsa.

I nomi dei personaggi sono irrilevanti, così come i dettagli della trama. 

Non è un film sui drammi della vecchiaia. Non è una pellicola sul pugilato. Sono due protagonisti indiscussi dell'immaginario collettivo che tornano sul ring al meglio delle loro possibilità (ossia malandati e provati dal tempo). Autoironia senza eccessi di cattiveria.

Million Dollar Baby era un film che partiva dalla boxe per raccontare un dramma sociale, cercando il coinvolgimento emotivo con la tragedia. Questo è l'esatto opposto: la boxe per ricordare ciò che è stato a Hollywood, rendendo omaggio a due icone cinematografiche attraverso la commedia.

C'è molto da insegnare ai numerosi commenti di presunti intellettuali che hanno anticipato l'uscita della pellicola, pronti a deridere e offendere, invitando "i vecchi a ritirarsi". Grande scandalo per un'operazione ritenuta commerciale e in linea con i numerosi film che hanno visto Stallone rispolverare vecchi ruoli e colleghi come Schwarzenegger. Come se ci fosse qualcosa di male ad accettare la propria età e rileggersi a distanza di tempo.

Sly (67 anni) è stato voluto da De Niro (70 anni), che ha ottenuto l'assenso dopo mesi di insistenza. 

Li affianca il fascino di Kim Basinger (60 anni), tornata sulle scene dopo essere stata dietro alla figlia per qualche anno.

A completare il quadrilatero della terza età Alan Arkin (79 anni), che viene trattato con meno pietà degli altri e per questo appare più brillante.

Gli attori più giovani (escludendo il bambino) finiscono per essere irrilevanti quanto il regista. Peter Segal sacrifica il suo ruolo all'opportunità di figurare al fianco di Stallone, fin troppo abituato a gestire la propria immagine e il proprio corpo sul set.

«Credo che al mondo non ci sia nessun altro con la sua stessa esperienza nel fare cinema sul pugliato. È stato lui a coreografare le scene sul ring, e ho usato il suo stesso coach. Roba seria, magari l'avessi avuto per Toro Scatenato» (De Niro, da Ciak 01/2014).

Per chi non sa perché è un incontro epocale quello tra i due attori c'è Wikipedia.

Restano le tutine verdi, i sorrisi rilassati, i rimandi a film amati (o derisi) e la maestosità di una storia che finisce come messaggio virale su YouTube.

Si sorride facilmente e ci si distrae per un paio d'ore (o poco meno). Pretendere di più vorrebbe dire non capire il senso di un intero pezzo di storia hollywoodiano.

I due protagonisti si sono messi in mostra senza eccedere nel realismo: sono icone, non persone reali, per quanto rilascino decine di interviste, compresa un'apparizione al TG1.

È un tipo di cinema che guarda a se stesso con eleganza e un sorriso sereno

(E per tutti quelli che come Scorsese avrebbero voluto vedere De Niro in The Departed, c'è la soddisfazione di vederlo salire sul ring sulle note dei Dropkick Murphys).

[Voto 6 su 10]

Grudge MatchUSA 2013, commedia, durata 113', regia di Peter Segal

Ultima modifica il Domenica, 12 Gennaio 2014 12:29
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it
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