Secondo il registra dovrebbe essere un “film filosofico più che d’azione”, anche se da questo punto di vista non può competere minimamente con l’originale. L’opinionista televisivo interpretato da uno smagliante Samuel L. Jackson è un insieme di stereotipi cinematografici efficace quanto infantile. Il messaggio però passa, seppure allungato in una versione romantica della storia (vedere Alex Murphy con moglie e figlio fa più effetto di vedere una sua mano sopravvivere alla robotizzazione).
L’originale ora e mezzo arriva a due ore abbondanti, agganciando scenari di guerriglia e sequenze di pura azione.
Nel corso del film ci si interroga sul perché si sia voluto rendere più compatibile al grande pubblico un sacro film degli anni ’80: poi però tutto si riallaccia e la riscrittura del mito acquista un senso compiuto, soprattutto se paragonata a remake imbarazzanti prodotti nel recente passato.
Non c’è fascino, non c’è ironia. È un’operazione commerciala ben amalgamata, con cui godersi Gary Oldman e Michael Keaton, uno scorrere nervoso ma fluido delle telecamere, una divertente colonna sonora, scenari e costumi capaci di innovare senza tradire eccessivamente la visione futuristica costruita nell’originale dell’87.
Sarà che era legittimo attendersi un disastro, ma il consiglio è di vedersi il film sul grande schermo. Si può paragonare la riuscita dell’operazione allo Star Trek di J.J. Abrams.
Astenersi snob, imperdibile per chi sa ancora divertirsi e lasciarsi trasportare con poco.
[Sui robot usati come forza di intervento armato per evitare di mettere a rischio la vita dei soldati, si veda qui un recente articolo che testimonia come sia uno scenario realmente auspicato in settori dell'esercito USA]
[Voto 7 su 10]
[Robocop, USA 1987, fantascienza, durata 101', regia di Paul Verhoeven]