Martedì, 11 Novembre 2014 00:00

Interstellar: il non capolavoro di Nolan

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Ogni volta che esce un suo film, si crea un'attesa spasmodica che ti costringe ad entrare in sala.

Questo Autore (sì con la A maiuscola) ci fa riscoprire il piacere dell'audacia. Non c'è nessuno oggi capace di osare così tanto, nessuno così determinato a non voler essere come gli altri. Questo è il suo pregio maggiore. Dal 2005, anno di "Batman Begins", il regista inglese Christopher Nolan sforna di media ogni due anni un grande film.

È successo con "The Prestige", con "Il cavaliere oscuro" (il suo capolavoro), con "Inception" e con "Il cavaliere oscuro il ritorno". Fino al novembre 2014 con "Interstellar". Anche se a essere onesti, prima ci sarebbero altre pellicole da non dimenticare: il primo film low-budget "Following" (film d'esordio girato nei weekend liberi dai fratelli Nolan), il cult "Memento" e "Insomnia". Ma allora Nolan lo conoscevano (come autore ovvio) pochi,vtra cui chi Vi scrive.

Le peculiarità tematiche di quest'autore sono il doppio, l'essere umano e i meccanismi della mente attraverso l'utilizzo del montaggio ellittico (non lineare). Con quest'ultimo film ecco che Nolan imbocca un tema che tutti i grandi (vedi Sergio Leone) hanno a cuore: il tempo e le sue dilatazioni (a tal proposito consigliamo gli articoli su "Boyhood" e "C'era una volta in America"). Già nel 2000 con "Memento" e nel 2010 con "Inception" aveva affrontato questo tema e grazie a queste sperimentazioni è nata questa nuova sfida al genere fantascientifico.

Il grande ritorno del cinema impegnato mescolato al blockbuster (budget 165 milioni di dollari): questa è la sfida dell'autore inglese, da molti etichettato come "classico". A dir la verità il film, scritto da Jonathan Nolan, doveva essere diretto dal grande Steven Spielberg, che però ha lasciato il progetto, finito poi nelle sapienti mani di Christopher Nolan. Soluzione di ripiego? Direi proprio di no. 

È uno dei pochi registi viventi che usa ancora la pellicola: anche per "Interstellar", oltre alla classica visione in digitale 4K, esistono copie in pellicola 70mm e in IMAX 70 mm (per circa un'ora di girato complessivo). Deve essere assolutamente pazzesca la visione del film in questi formati, ma esistono solo 2-3 sale in tutta Italia. A differenza di "Gravity" di Alfonso Cuaron (girato in studi enormi ricoperti in ogni dove da "lenzuoli verdi" che poi in post-produzione vengono sostituiti da sfondi creati dalla computer grafica), "Interstellar" è stato girato in maniera analogica con effetti speciali simili a quelli degli anni '70: ovvero attraverso l'uso di modellini e giochi di luce. Anche l'astronave è stata costruita sul serio (in scala 1:1), i ghiacciai sono reali, il mais è stato piantato apposta per le riprese. Quasi tutto è reale perchè il regista esigeva realismo per spettatori e attori.

"Così anche loro potranno guardare qualcosa e non solo una parete verde" – ha sostenuto il regista inglese. E questa è una costante dei suoi lavori oltre al piacere della sfida. Anche questa volta, Nolan si è voluto cimentare in un'ardua esperienza: la fantascienza e il viaggio "interstellare". Si sa che quando si parla di questo tema bisogna confrontarsi soprattutto con Stanley Kubrick. Il suo "2001 Odissea nello spazio" ha riscritto le regole del genere e ha rivoluzionato il cinema.

Anche Nolan lo ha fatto: la trilogia del "Cavaliere Oscuro" ha riscritto le regole dei cinecomics.

Il ritorno alle origini è un marchio di fabbrica del regista inglese.

La critica si è spaccata a metà: "Interstellar" o si ama o si odia. Io sono della prima categoria,  anche se qualche imperfezione c'è. Prima di raccontarVi qualcosa del film, segnalo che la pellicola la otterrete mescolando alcuni elementi delle seguenti opere:

Uomini veri (1983)

The Tree of life (2011)

2001 Odissea nello spazio (1969)

L'impero colpisce ancora (1980)

Donnie Darko (2001)

Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977)

A.I. (2001)

Moon (2009)

Contact (1997)

Nausicaa della valle del vento (1984)

Inception (2010)

Il cavaliere oscuro il ritorno (2012)

Gravity (2013)

Solaris (1971)

Insomma un cocktail di puro cinema basato su un trattato del fisico teorico Kip Thorne che indica la possibilità di viaggiare tra vari sistemi solari attraverso un wormhole (buco nero). Ma di cosa parla il film? Prima di tutto Vi consiglio di entrare in sala con qualche nozione di base di astrofisica (pare sia estremamente attendibile) e fisica quantistica (la natura matematica dell’amore e della volontà).

Detto questo veniamo al film.

Nonostante siamo "spinti dalla fede incrollabile che la terra sia nostra", il futuro sul pianeta Terra è in pericolo, invasa dalla sabbia che riempie i polmoni. Rimane solo mais, ma per poco. Non è un film apocalittico in ogni caso. Cooper (Matthew McCounaghey) è un padre di famiglia vedovo che vive con i due figli Tom (da adulto è Casey Affleck,fratello di Ben) e Marph (Mackenzie Foy da piccola e Jessica Chastain da adulta) e il suocero Donald. Ora è agricoltore, ma un tempo era pilota per la Nasa. Ricorda come "un tempo alzavamo lo sguardo al cielo chiedendoci quale fosse il nostro posto nella galassia, ora lo abbassiamo preoccupati e intrappolati nel fango e nella polvere".

Caro Cooper non sei solo. Siamo rimasti in pochi a camminare a testa alta.

Ed ecco il solito doppio binario narrativo di Nolan: la contrapposizione tra l'aridità del fango e lo splendore della galassia. Poi ci inserisce nozioni scientifiche e immagini fantastiche (merito della magnifica fotografia di Hoyte Van Hoytema che sostituisce l'abituale Wally Pfister), e il doloroso scontro interno di Cooper che deve scegliere tra la bellezza della sperimentazione scientifica nello spazio e il tempo per stare con i suoi figli negli anni della crescita.

Andare e tornare è l'unica maniera che Cooper ha di dare un futuro ai propri figli (a tal proposito è sensazionale il colloquio con i professori dei figli. Lo suggerisco a molti scolari e universitari). Una sera, quasi per caso, finisce in una base segreta e sotterranea della Nasa con Marph. Qui ritrova il vecchio scienziato dottor Brand (Michael Caine) e conosce Doyle (Wes Bentley di "American Beauty"), la figlia di Brand, Amelia (Anne "Catwoman" Hathaway) e altri componenti tra cui il robot Tars (omaggio a "Moon" di Duncan Jones). Questo gruppo di scienziati decide di intraprendere un viaggio spaziale attraverso un wormhole (buco nero) per trovare luoghi in cui la vita sia possibile.

Esiste un piano A: costruire un’astronave gigante e portare via tutti i superstiti, ma c’è da risolvere un’equazione che occupa 8 lavagne. E c'è un piano B: non si possono salvare i terrestri, ma si può ripopolare un altro pianeta usando degli embrioni. Ma quale pianeta? Gli esploratori ben presto si rendono conto della difficile natura dell'essere umano: la paura, la morte, il mistero, l'ignoto, ma anche gli affetti personali.

In particolar modo Cooper aveva promesso alla figlia Marph che sarebbe tornato presto da lei. Come in Solaris, Gravity e The tree of life (tra gli altri), la psiche umana ha la sua rilevanza e prende il sopravvento. Se in "Inception" il tempo dei sogni è dilatato rispetto alla realtà, nello spazio ogni ora spesa su determinati pianeti sono svariati anni sulla Terra.

Mica noccioline.

Il conflitto interiore si inasprisce. E poi c'è una bugia (come quella di Batman e Gordon nel "Cavaliere Oscuro il ritorno") non rivelata... E qui finalmente Nolan fa il salto. Finora i "suoi" personaggi femminili non erano poi così ben sottolineati come la biologa Amelia (nome che omaggia l'avatrice Earhart) e la Marph di Jessica Chastain di "The Tree of life" che ancora una volta fa la differenza. "L'amore è l'unica cosa che trascende dal tempo e dallo spazio"- dice Cooper.

Il film scorre per 2h e 49 minuti che è una bellezza sorretto da immagini di rara bellezza (straordinarie le sequenze nei pianeti "alieni" girati in realtà in Islanda).

Tuttavia il film non è un capolavoro, qualche sciocchezza c'è nella sceneggiatura: vedi l'invecchiamento del personaggio di Michael Caine. E poi questi americani considerati come il massimo della civiltà colonizzatrice francamente mi stanno un po' sul gargarozzo visto quel che succede nel mondo.

In ogni caso il film è da non perdere. Un'avventura che non pesa sullo spettatore. Stanley Kubrick è un po' lontano (nonostante qualche ammiccamento anche nelle arrangiamenti musicali di Hans Zimmer), ma almeno Nolan ci ha provato con tenacia.

Ripeto andate a vederlo. Sicuramente non rimarrete indifferenti. Qualche emozione la proverete senz'altro. Per sapere quali attendo le Vostre risposte.

TOP: Fotografia, la regia di Nolan, i temi di fondo, il rapporto spazio-tempo, le emozioni che si prova a guardarlo

FLOP: qualche sciocchezza nella sceneggiatura

VALUTAZIONE: ****

Per i toscani: vi ricordiamo il cineforum che partirà venerdì

 

Ultima modifica il Martedì, 11 Novembre 2014 15:51
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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