Mercoledì, 31 Dicembre 2014 00:00

The imitation game

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Ecco il mio regalo di fine 2014: la recensione in anteprima di uno dei titoli di punta del 2015. The Imitation Game uscirà il 1 gennaio del nuovo anno distribuito da Videa ma in altri Paesi è già uscito e si vocifera che sia in odore di Golden Globes e Oscar. È il vincitore del Toronto Film Festival 2014.

Perché questa storia è così importante? Beh, molto semplice: questa invenzione ha accorciato la Seconda Guerra Mondiale di almeno 2 anni,ne ha sovvertito l'esito (la vittoria nazista sembrava cosa certa) e ha salvato milioni di vite umane ma non quella del suo inventore: Alan Turing.
Il film del norvegese Morten Tyldum ne racconta le gesta attraverso un montaggio non lineare che spazia dagli anni Trenta agli anni Cinquanta.
Turing nacque a Londra nel 1912 e ben presto divenne un grande matematico,crittografo e informatico. Durante la seconda guerra mondiale, per decifrare i messaggi scambiati da diplomatici e militari delle Potenze dell'Asse, Turing (un ottimo Benedict Cumberbatch) lavorò infatti a Bletchley Park, il principale centro di crittoanalisi del Regno Unito. Inventò una macchina (Christopher che sarà il primo embrione del futuro computer) per violare i cifrari tedeschi più noti come "Codice Enigma". È questo il gioco dell’imitazione del titolo: la capacità di una macchina di imitare le reazioni di un essere umano, convincendo l’interlocutore di esserlo.
L'invenzione non era richiesta. La Gran Bretagna voleva solo interpretare e crittografare il codice e non vedeva di buon auspicio l'allungamento dei tempi di realizzazione. Ciò comportava enormi conseguenze in guerra e specialmente sulle vite dei soldati.
Tuttavia si sa che i geni avevano dei problemi con la gente comune: Alan era mal visto dagli altri, dai compagni di scuola, dai militari, da alcuni colleghi e veniva ritenuto ripugnante. Tutti lo volevano fuori dai piedi,tranne una: Joan Clarke (Keira Knightley). È lei in primis che crede che siano "le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare". I due si fidanzano ben presto: sono due persone fuori dal comune.

Ma Alan Turing aveva un segreto che per l'epoca era abbastanza importante: oltre che geniale scienziato, maratoneta straordinario, solitario ossessionato dal suo lavoro, senza pazienza (e senza difese) nei confronti delle convenzioni, era omossessuale. Il film, a dire la verità,inizia da qui, a Manchester negli anni '50. Viene interrogato dall'agente di polizia che lo ha arrestato per atti osceni. Si dice che tutto cominciò con un furto. Era il 1952, Turing si rivolse alla polizia per denunciare un amico che aveva ospitato in casa e che l’aveva in seguito derubato. Da questa denuncia, le autorità britanniche arrivarono a concludere che Turing intrattenesse abitualmente rapporti omosessuali, lo arrestarono e lo trascinarono in tribunale. All’epoca era reato in Gran Bretagna e il matematico fu costretto a scegliere: o galera o castrazione chimica. Per un anno intero Turing si sottopose a iniezioni di estrogeni e sviluppò una ginecomastia (crescita dei seni). Nonostante l’umiliazione che provava e la tortura di Stato di cui credeva essere vittima, continuò a lavorare nei campi in cui si era distinto (cosa che in galera non avrebbe potuto fare).
Ma durò poco: l’8 giugno 1954 fu trovato morto nella sua stanza (a quasi 42 anni), avvelenatosi con una mela al cianuro (prendendo spunto da "Biancaneve"). Quello stesso morso sul frutto, in memoria di Turing, è oggi il logo di una delle aziende informatiche più importanti del mondo: si chiama APPLE.
Steve Jobs e Bill Gates riconobbero che senza la "macchina di Turing" (o MdT), Apple e Microsoft, probabilmente, non ci sarebbero state.
Nel gennaio 2013, importanti esponenti del mondo scientifico internazionale, mandarono una lettera aperta al Primo Ministro britannico David Cameron, intitolata "Pardon for Alan Turing", per sollecitare la grazia postuma. Il 24 dicembre 2013 la regina Elisabetta II elargì la grazia postuma per Alan Turing.

Già dal titolo si capisce che non è un'opera nuova ma un'imitazione che tiene conto di storie cinematografiche recenti: da "La Talpa" di Tomas Alfredson (dove, guarda caso, c'erano sia Cumberbatch sia Strong), tratto da Le Carrè, a "Il discorso del re" (in alcuni momenti Turing sembra il  Giorgio balbuziente di Colin Firth) passando per "A beautiful mind" di Ron Howard (che è stato in lizza per la regia non a caso) e "Blade Runner" di Ridley Scott. Tutti ricorderanno quando, in quest'ultima opera, Leon viene sottoposto a un test che serve a determinare se si tratti di un umano o di un replicante. Pare infatti che la fonte di ispirazione del libro di Philip K. Dick, sia stato infatti il matematico inglese Alan Turing.

Il personaggio interpretato dall'ottimo Cumberbatch è molto simile anche al Nash di Russell Crowe. Ha "una beautiful mind" ma qui al posto della schizofrenia c'è l'omosessualità che per l'epoca era da punire in maniera a dir poco meticolosa. Se non chirurgica (castrazione chimica). The Imitation Game non è soltanto un film bello e curato ma è anche un biopic per una volta davvero necessario. Così come The Social Network di David Fincher da cui lo sceneggiatore Graham Moore ha ripreso la struttura narrativa di Aaron Sorkin.
Da menzionare il fatto che la regia non sia per niente invasiva ma è funzionale al racconto. Gli attori sono il motore del film: oltre al grande talento di Benedict Cumberbatch, Keira Knightley è perfettamente a suo agio nei panni di una donna moderna, geniale relegata in secondo piano da una società fortemente sessista (stupenda la scena del test). Poi c'è il solito ambiguo Mark Strong e le ottime perfomance di Charles Dance e Matthew Goode.
Insomma un grande film che vale la pena di vedere sebbene non sia esente da alcuni momenti un po’ romanzati,conditi da un bel po' di "british humour" alla "discorso del re" e da un pizzico di retorica che strizza l'occhio alla giuria degli Oscar. Se Vi piace il cinema inglese di qualità, non perdetevelo.Il 2015 sta per cominciare e si preannuncia che sia un'annata di grandi film.
Se il buongiorno si vede dal mattino,non ci resta che aspettare...

TOP: gli attori,la storia, le citazioni,i temi di fondo
FLOP:elementi un po' romanzati,retorica

VOTO: ****

Ultima modifica il Martedì, 30 Dicembre 2014 22:07
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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