Venerdì, 08 Novembre 2013 00:00

Prisoners: pregate per il peggio, aspettatevi il meglio

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Andare al cinema a Firenze “quando gioca la viola” garantisce la sala quasi vuota.

Tolta la coppia di giovani che devono chiaccherare tutto il film, spalare nel bidone di poc corn con i rumori di un escavatore, giocare con le chiavi se hanno esaurito gli argomenti e il cibo.

Resta una sala quasi desolata, un trailer che promette poca azione, 146 minuti di durata e un padre nostro in apertura con telecamera fissa sul bosco.

Aiuto, penso, la persona che ho convinto a vedere questo film si è annoiata durante Batman. Dopo il film mi picchierà.

Invece, per usare una metafora alta, ci si sente come nel secondo Indiana Jones, quando l’indiano (vero, non d’America) infila la mano dentro le viscere delle vittime sacrificali.

Sarebbe un film di una noia mortale, insostenibile, come solo alcuni thriller malfatti sanno essere. Invece la regia è splendida. Gioca, trascina, blocca, riprende. Sposta nei paesaggi, risalta la recitazione

Una trama non originale, nemmeno tanto lineare a ripensarci. Scorre tenendo alta la tensione, anche se date per scontato di aver capito come andrà a finire.

Un uso magistrale della musica: meramente ancillare, ma decisamente funzionale. 

Discontinuità, fili da riallineare, storia da seguire. I tratti del drammatico ad uso e consumo del thriller. Qualche dilemma morale, lasciato per il dopo-visione. Nessuna lettura politica della pellicola però, per carità, che sennò vuol dire che non ve lo siete saputo godere.

Ottimo l’uso del cast.

Gyllenhal era meglio in Zodiac. Comunque si conferma un buon volto in questa ambientazioni tra l’angoscia e il mistero. 

Jackam sublime, nonostante sia l’incubo del Dottor Cox in Scrubs.

Paul Dano e Melissa Leo perfetti per ciò che dovevano essere.

Il resto si presenta come ininfluente, quasi superflui alcuni personaggi.

Mesterete nel torbido, non saprete trovarvi a vostro agio e agognerete la fine, godendovi il tragitto.

Riuscirete anche a ignorare la tipa che nella fila dietro risponde al telefono, spiegando che “tanto tra venti minuti finisce, tu che fai? Vai ti raggiungo, che fra dieci minuti finisce” (il tempo è relativo).

Il canadese Villeneueve si conferma un ottimo regista, anche a Hollywood (è il suo esordio nel macchinario di Los Angeles).

Pregate per il meglio, aspettatevi il peggio. Una guerra contro Dio, in una realtà dove non esiste alcun dio.

[Voto 8 su 10]

PrisonersUSA 2013, thriller, durata 146', regia di Denis Villeneuve

Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it
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