Sarebbe un film di una noia mortale, insostenibile, come solo alcuni thriller malfatti sanno essere. Invece la regia è splendida. Gioca, trascina, blocca, riprende. Sposta nei paesaggi, risalta la recitazione.
Una trama non originale, nemmeno tanto lineare a ripensarci. Scorre tenendo alta la tensione, anche se date per scontato di aver capito come andrà a finire.
Un uso magistrale della musica: meramente ancillare, ma decisamente funzionale.
Discontinuità, fili da riallineare, storia da seguire. I tratti del drammatico ad uso e consumo del thriller. Qualche dilemma morale, lasciato per il dopo-visione. Nessuna lettura politica della pellicola però, per carità, che sennò vuol dire che non ve lo siete saputo godere.
Ottimo l’uso del cast.
Gyllenhal era meglio in Zodiac. Comunque si conferma un buon volto in questa ambientazioni tra l’angoscia e il mistero.
Jackam sublime, nonostante sia l’incubo del Dottor Cox in Scrubs.
Paul Dano e Melissa Leo perfetti per ciò che dovevano essere.
Il resto si presenta come ininfluente, quasi superflui alcuni personaggi.
Mesterete nel torbido, non saprete trovarvi a vostro agio e agognerete la fine, godendovi il tragitto.
Riuscirete anche a ignorare la tipa che nella fila dietro risponde al telefono, spiegando che “tanto tra venti minuti finisce, tu che fai? Vai ti raggiungo, che fra dieci minuti finisce” (il tempo è relativo).
Il canadese Villeneueve si conferma un ottimo regista, anche a Hollywood (è il suo esordio nel macchinario di Los Angeles).
Pregate per il meglio, aspettatevi il peggio. Una guerra contro Dio, in una realtà dove non esiste alcun dio.
[Voto 8 su 10]
Prisoners, USA 2013, thriller, durata 146', regia di Denis Villeneuve