Venerdì, 01 Novembre 2013 00:00

Il Gioco di Ender: un piccolo miracolo al cinema

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Chiunque abbia letto il libro ha passato qualche ora insonne dopo aver saputo che da Il gioco di Ender stavano tirando fuori un film. Si tratta di una storia che si sviluppa in modo consistente anche nella mente del protagonista, di un percorso di formazione che si trasforma in riflessione complessiva sul genere umano, sulla storia e la guerra.

Una delle opere più importanti in campo fantascientifico degli ultimi decenni, definita bestseller nel trailer (anche se a pochi giorni dall’uscita del film, non sono ancora reperibili con facilità i seguiti del Ciclo di Ender, scritti dallo stesso autore, in realtà decisamente poco noto).

Dai romanzi di Asimov e di Dick sono stati tratti spesso dei troiai. Ogni volta che qualcuno associa le tre leggi della robotica a un blockbuster hollywodiano di dubbio gusto c’è una stella che muore nello spazio. Il terrore aleggia legittimamente in chiunque conosca la storia e non ha ancora visto il film.

Quindi rilassatevi: potrà non piacervi, ma il disastro è scampato.

La pellicola riesce a illustrarsi in modo quasi didascalico (e forse con un po’ di freddezza, a discapito del coinvolgimento emotivo) nel corso del primo tempo, per poi schiacciare lo spettatore al suo posto e trascinarlo in un seconda parte degna dei migliori film di intrattenimento degli ultimi anni (anche grazie a un'ottima colonna sonora, di Steve Jablonsky). Non diverte quanto gli ultimi Star Trek, ma il fascino delle scenografie e della fotografia incantano, anche grazie a degli effetti speciali che non lasciano immaginare le cattive acque in cui naviga la Digital Domain.

Un’opera divulgativa, che semplifica e taglia rispetto alla storia originale, strizzando l’occhio ad un pubblico abituato negli ultimi anni a film come Hunger Games, che però si distingue per l'insistenza sulle spiegazioni esplicite. Per Harrison Ford è un film "per famiglie", se non "destinato ad un pubblico giovane". In realtà ha più livelli di lettura ed è un'ottima illustrazione dell'opera letteraria, che merita di essere affrontata anche dopo la visione della pellicola (un po' come in questi anni sta capitando con il fenomeno delle Cronache dal ghiaccio e dal fuoco).

Forse il merito è tutto nella trama, il regista non riesce a aggiungere un particolare valore aggiunto, nonostante sia anche lo sceneggiatore che lavora nelle fasi finali su un adattamento curato dallo stesso Scott Card. Però visto che Gavin Hood aveva regalato al grande pubblico un pessimo X-men le origini, è d’obbligo accontentarsi.

La vera vexata quaestio potrebbe diventare Harrison Ford, un volto sacro in altre decadi, che si impone sulla non entusiasmante recitazione del giovane Asa Butterfield (classe 1997). Tolto l'invecchiato Ian Solo, si salva dalla mediocrità solo Ben Kingsley. Per fortuna nessuno regala pessime interpretazione e anche questo limite non intacca il buon risultato complessivo.

Un sospiro di sollievo e molta gratificazione per chi il libro lo aveva letto.

Un buon film per tutti gli altri, anche se non memorabile.

[No, le differenze tra libro e film no, le lasciamo a articoli dedicati o alle discussioni tra lettori. Qui basta dire che il miracolo è avvenuto: l'opera non è stata stravolta]

[Voto 8 su 10]

Ender's Game, USA 2013, fantascienza, durata 113', regia di Gavin Hood

Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it
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