Tanta attenzione per il tour nei distretti e la fase preparatoria ai giochi, tuttavia, è andata a scapito dell'azione nell'arena, condensata nel susseguirsi senza tregua di pochi episodi particolarmente significativi. Si perde così parte dell'angoscia per la violenza cieca e gratuita, centrale nel primo capitolo della serie e da rilanciare in questo. In tal senso, la trasposizione cinematografica bilancia il romanzo, che risulta il più debole della saga (a tratti quasi un filler) proprio per essere eccessivamente concentrato sulle peripezie nell'arena, espressive del crescendo di assurdità ma ripetitive del libro precedente; mentre gli elementi necessari alla narrazione provengono prevalentemente dalle vicende nei distretti e nella capitale.
L'altra pecca della maggiore focalizzazione sulle interazioni umane e sul teso clima sociale di Panem è stata un'eccessiva drammatizzazione: scene e dialoghi aggiunti rispetto al romanzo suonano affettati, leggermente stereotipati; pesa anche l’inutile insistenza sul triangolo sentimentale. Il primo film aveva scampato questi pericoli aderendo più strettamente al libro, scritto magnificamente e sempre credibile nella sua distopia.
Si apprezza invece la fedeltà a certe scelte della regia precedente, con riprese sempre sotto tono – molto vicine ai personaggi e al loro punto di vista: il miglior modo, forse, per trasferire su pellicola quella che sulla carta è una narrazione in prima persona. Non si cede né alla celebrazione epica né particolarmente al tamarro (trappola sempre dietro l'angolo, quando si portano le distopie su pellicola); si tende però ad appiccicare forzosamente alla protagonista un ruolo eroico che non ha, banalizzando la sua indecisione e pasticciando la sua caratterizzazione: intermittente tra l’intrattabile introversione, propria del personaggio cartaceo, e improbabili exploit da paladina dell’umanità.
Originariamente, Katniss è invece un'eroina costruita mediaticamente, che nella realtà agisce spinta da motivazioni private; attraverso il suo punto di vista, i romanzi affrontano un’interessante riflessione sul potere: come si costruisce, come si mantiene, come si ribalta, con i media sempre in un ruolo chiave.
Non un film d'azione, insomma, benché come tale sia stato promosso in Italia; infatti la saga letteraria, come in generale la produzione per "giovani adulti", non aspira ad esserlo. Se delude chi cerca grandi combattimenti e inseguimenti, tuttavia, colpisce positivamente per la cura con cui delinea la complessità del giogo di sfruttamento e dell'allucinazione mediatica – un sistema apparentemente invincibile, eppure «molto fragile se basta una manciata di bacche a farlo crollare.»
Da vedere: ricordando che le distopie assomigliano sempre alla nostra realtà, ricordando chi è il vero nemico.