Mamma mia che impressione! (Italia 1951, b/n, 77’).
Regia di Roberto Savarese, ma altre fonti affermano che si fosse limitato alla firma e che la regia fosse di Vittorio De Sica, che ne fu produttore. Sceneggiatura di Alberto Sordi e Cesare Zavattini. Reperibilità su YouTube e in DVD distribuito da Terminal Video, formato video Pal - Full Screen, formato audio Dolby Digital Mono.
Si tratta di un film biografico di un genere unico, anzi l’unico del genere nella cinematografia mondiale. Nei film di genere biografico abbiamo storie storicamente corrette, storie inventate di sana pianta su personaggi veri, storie di personaggi veri sotto mentite spoglie, come Citizen Kane (Quarto potere) di Welles sul magnate della stampa William Randolph Hearst, ma solo questo film appartiene al genere: biografia di anticipazione, ovvero la descrizione di un personaggio reale di 60 dopo.
Una breve descrizione della trama, peraltro abbastanza esile per la sua derivazione da una serie radiofonica, è però necessaria per far comprendere il valore di questo film, ripeto unico nel suo genere.
Alberto (Alberto Sordi) è un giovanotto non più adolescente, ma dai modi e dagli atteggiamenti bambineschi, anzi bamboccioneschi, un po’ su di peso, un “culone” insomma, si distingue per un insolito taglio di capelli biondissimi. E' un inveterato rompicoglioni, impiccione, invadente, petulante, teso a conoscere i segreti di tutti e a voler primeggiare ad ogni costo sugli altri, capace di combinare disastri a non finire, ma sempre a scapito degli altri.
Ah! Dimenticavo, è un assiduo frequentatore di una parrocchia, di cui è parte del coro e del gruppo di giovani esploratori, nella cui divisa ama pavoneggiarsi per far colpo su una ragazza di cui è follemente innamorato, a cui si rivolge continuamente con una vocetta da chierichetto: “Signorina Margheritaaaaaaa!”.
Niente da fare però, la ragazza ha un altro, un giovane sportivo dal carattere serio, così che il nostro si iscrive alla Maratonina di Roma per battere il rivale, carpendo al parroco la somma necessaria per l’iscrizione con la promessa di devolvere alla parrocchia la vincita, inguaiando il povero prete convincendolo a firmare una cambiale per l’acquisto di arredi sacri da onorare con la sicura vincita.
Alla corsa compie tali e tante scorrettezze, compresa quella di prendere un tram per farsi portare vicino all’arrivo, che sta quasi per vincere, ma sbaglia clamorosamente percorso così che la gara viene annullata e lui perde definitivamente la ragazza e lascia nei guai il povero parroco.
Dimenticavo di dire che lui e il resto dei ragazzi del coro e del gruppo scout sono “i compagnucci della parrocchietta”, tale fra l’altro era il titolo della rubrica radiofonica da cui il film è in parte tratto, che hanno anche un loro inno, che è utile richiamare per rendere ancora di più evidenti le caratteristiche del personaggio:
“Ndandararandaradà, ndandararandaradà! Quando senti che trucci trucci cavallucci
vuol dir che arrivano i compagnucci.
Arditi e fieri belli e buoni signorin.
Noi siamo le speranze del doman
ndandararandaradà.
Su diamoci la mano,
ndandararandaradà.
Che amici diventiamo. Non siamo i giovani della rivoluzione.
No, no, non fate confusione.
Noi siamo solo i buoni e belli signorini.
I cocchi della mamma e del papà.”
Comunque guardatevi il film e poi, se ne siete capaci, rispondete a questa domanda: Ma come ha fatto costui a diventare Presidente del Consiglio dei Ministri?