Domenica, 11 Gennaio 2015 00:00

Francesco Rosi: grande cinema, grandi storie.

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Si è spento a Roma, all'età di novantadue anni, il regista e sceneggiatore Francesco Rosi: uno dei più grandi interpreti della cultura italiana della seconda metà del novecento. Iniziata la carriera nell'immediato dopoguerra come aiuto regista di Luchino Visconti, nel 1958 realizza il suo primo film: La sfida, racconto di fantasia (ma assolutamente realistico) su un contrabbandiere che prova faticosamente ad inserirsi nella gestione operata dalla camorra del mercato ortofrutticolo.

L'anno seguente è la volta de I magliari, con uno straordinario Alberto Sordi nella parte di un venditore di stoffe dai metodi loschi. Un racconto antiretorico sulla vita di molti emigranti italiani.

Negli anni '60 il regista napoletano è tra i protagonisti indiscussi del cinema di inchiesta e di denuncia con Salvatore Giuliano (nel quale Frank Wolff doppiato da Turi Ferro veste i panni di Pisciotta e la meteora Pietro Cammarata interpreta il bandito); Le mani sulla città, cruda rappresentazione del sacco edilizio avvenuto a Napoli in quegli anni, con un imponente - e non soltanto fisicamente - Rod Steiger nella parte del cattivo ed il consigliere comunista Carlo Fermariello (alla sua prima ed unica esperienza cinematografica) a rappresentare la Napoli migliore.

Il decennio successivo si apre con Uomini contro, durissima denuncia - lontana ed opposta ad ogni propaganda patriottarda - sulla condizione dei soldati durante la Prima Guerra Mondiale. Qui un eccellente Volontè pronuncia durante un attacco la frase simbolo del film: “Basta con questa guerra di morti di fame contro morti di fame. Eccolo là il nemico, è alle spalle – dice il tenente proto-socialista Ottolenghi indicando il sanguinario generale Leone - Soldati, alzatevi! E spariamo là!”.

Nel 1972 sempre Volontè è il protagonista de Il caso Mattei, film inchiesta sulla morte del dirigente industriale - e fondatore dell'industria petrolifera italiana - Enrico Mattei. Un film quest'ultimo che, nel raccontare un giallo, contribuisce, con ogni probabilità, ad aprirne un altro: la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, contattato da Rosi per una ricerca sugli ultimi giorni di vita dell'ingegnere marchigiano.

Il sodalizio Rosi-Volontè proseguirà con Luky Luciano e Cristo si è fermato a Eboli: fedele trasposizione cinematografica dell'opera di Carlo Levi.

Altra ottima conversione dalla carta alla pellicola di un'opera letteraria è Cronaca di una morte annunciata (1987), tratta dal romanzo omonimo dello scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez.

Negli anni '90 c'è spazio anche per un film inquadrabile come di proposta: Dimenticare Palermo, avventura in terra siciliana di un politico statunitense favorevole alla legalizzazione della droga e per questo tragicamente ucciso.

La scomparsa di Rosi contribuisce anche alla scomparsa di un cinema che nel nostro Paese ha avuto punte altissime di quantità e qualità (da Monicelli a Zampa, l'elenco sarebbe infinito). Un cinema quello di Rosi capace di essere d'inchiesta senza pedanteria documentaristica, e di essere letterario con l'umiltà necessaria a non discostarsi troppo dalle opere altrui.

Un cinema profondamente politico che non ha però ceduto alla bassa qualità artistica di certa propaganda. In poche parole, Rosi è stato una delle massime espressioni di un grande cinema che raccontava grandi storie.

Ultima modifica il Sabato, 10 Gennaio 2015 22:26
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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