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Purtroppo, come ha spiegato e mostrato Fiorella Tonello, i media contribuiscono massivamente e in maniera invasiva alla creazione e alla propulsione di stereotipi di genere e a costruire immagini, modelli, canoni che diventano vere e proprie gabbie che ci costringono ad assottigliarci (anche nel vero senso fisico del termine, si pensi alla magrezza ostentata in televisione o nelle riviste per quanto riguarda i corpi femminili) per potervi entrare; diventano termini di misura e paragone per trovare un posto all’interno della società e per sentirsi da questa accettati.
Un incontro con Elisa Guidi e Fiorella Tonello
Violenza contro la legge 194: quarant’anni di lotte per farla rispettare, ma la vittoria di questa battaglia è ancora lontana.
In occasione della festa della festa della donna l’8 marzo, il tema principale insieme alla lotta contro la violenza di genere è stata la ricorrenza dei quarant’anni della legge 194 sull’aborto. Oltre a celebrare la data, sono stati messi in luce quei dati impietosi che dimostrano quanto questo provvedimento sia ancora ostacolato. Questi numeri sono la testimonianza di come ancora la dignità e il ruolo della donna siano poco rispettati in questo paese.
Narrazioni distorte: il racconto dello stupro negli ultimi casi di cronaca
Gli stupri di Rimini (leggi qui), di Firenze e Roma, l’uccisione di una adolescente a Lecce e le più recenti violenze di Catania e Bergamo. Sono tutti fatti di cronaca nera che si sono susseguiti nell’ultimo periodo, e che hanno riempito le prime pagine dei giornali, creando scalpore e fomentando dibattiti che scaturiscono quasi sempre in linciaggi mediatici. A seconda di chi ha commesso o subito il crimine, la violenza sulle donne è stata giudicata come più o meno grave, e i giornalisti si sono sentiti più o meno liberi di rispettare le vittime e i colpevoli.
Dopo le violenze sessuali di Rimini
Nella notte tra 25 e 26 agosto un branco di quattro persone ha aggredito una coppia di turisti polacchi appartatasi in una spiaggia di Rimini, violentando ripetutamente la donna. Nella medesima notte i quattro si sono spostati sulla Strada Statale, aggredendo con la stessa ferocia una prostituta transessuale. Dato che sono stati immediatamente descritti come maghrebini, prevedibilmente si è scatenata ancora una volta la caccia alle streghe sul tema immigrazione, quando ancora non si era placato l’eco delle intimidazioni a don Biancalani a Pistoia.
Da il manifesto del 15 giungo 2017
Pestaggi, violenze, anche abusi sessuali. In serie, per 104 complessivi capi d’accusa. Tutti commessi da militari in divisa. In Lunigiana se ne parlava da tempo. Ancor prima che nelle stanze della procura di Massa Carrara arrivasse le prima denuncia, fatta nell’autunno scorso da un malcapitato (italiano) finito in una delle caserme dei carabinieri del comprensorio, incastonato al confine fra l’alta Toscana, la Liguria e l’Emilia, lungo il passo della Cisa. Alla fine, dopo indagini naturalmente delicate, e una prima svolta a inizio marzo con una trentina di perquisizioni, il giudice ha dato il via libera alle misure cautelari, chieste due mesi prima. Un carabiniere è finito in carcere, tre sono agli arresti domiciliari, quattro con divieto di dimora, e uno è stato sospeso dal servizio. Tra i coinvolti un maresciallo, un brigadiere, alcuni appuntati.
Una data che rimarrà storica, quella del 26 novembre 2016. In tante hanno sfilato insieme dietro allo striscione che recitava “non una di meno”. Uno slogan per dire basta, con forza, alla violenza nei confronti delle donne.
Secondo i dati dell’Eures il 2013 è stato "un anno nero per i femminicidi, con 179 donne uccise in pratica una vittima ogni due giorni".
Il dato, che resta chiaramente un dato gravissimo, come ci fa notare Loredana Lipperini (clicca qui) non è però quello dei femminicidi nel nostro paese, bensì il dato delle donne assassinate. Infatti all’interno in esso si trovano anche le 28 donne uccise dalla criminalità, un dato falsato che ci mostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la totale confusione in cui è avvolto questo termine.
Ma allora cos’è il femminicidio? Le parole, come ricordava giustamente Nanni Moretti, sono importanti ed allora in occasione del 25 novembre "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" ci vediamo costrette ad evidenziare ancora una volta il significato i un neologismo usato e abusato.
Un manifesto in una sedia ed un oggetto abbandonato o meglio, un oggetto che attende che sua la proprietaria venga a riprenderlo: è questo “Posto Occupato”. Campagna di sensibilizzazione contro il femminicidio, partita a giugno 2013 da Rometta Marea (Messina), e divenuta “contagiosa” in ogni parte d’Italia e può essere appoggiata dal singolo cittadino e/o ente di ogni genere, e da ogni tipo di associazione.
Un gesto semplice ed apparentemente banale ma estremamente concreto e carico di significato dedicato a tutte le donne vittime di violenza che in quel posto non potranno occuparlo più.
Violenza sulle donne. Un tema attualissimo, scottante, delicato, che soprattutto negli ultimi tempi appare quasi quotidianamente su qualsiasi mezzo di comunicazione. Molto spesso però, per quanto paradossale possa essere, si tende a trascurare l'altra faccia della medaglia: gli autori dei maltrattamenti. Se da un lato di rado ci si chiede perché agiscano così, cosa scatta dentro di loro e come fare per evitarlo, dall'altro si impiegano giustamente molte risorse per aiutare le donne senza pensare che forse si potrebbe intervenire alla radice del problema. Il tema dell'aiuto nei confronti degli uomini maltrattanti è spinoso, spesso vengono demonizzati al punto che la sola idea di poterli “aiutare” viene rifiutata se non considerata addirittura offensiva. Eppure intervenendo su queste persone si può fare davvero tanto, come testimonia Mario De Maglie, coordinatore del CAM, Centro di Ascolto uomini Maltrattanti nato a Firenze da una costola dell'associazione Artemisia ed oggi associazione ONLUS indipendente.
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